Vai al lettorePassa al contenuto principale
  • 2 giorni fa
Negli ultimi anni la domanda “l’intelligenza è genetica?” ha acceso molti dibattiti tra neuroscienziati, psicologi e appassionati di scienze sociali. Un episodio curioso ha reso il dibattito ancora più noto: sette anni fa, il politologo Charles Murray e lo psicologo Eric Turkheimer hanno fatto una scommessa. Murray era convinto che entro il 2025 sarebbe stato possibile identificare come il DNA determini l’intelligenza. Turkheimer, invece, riteneva che la complessità dei meccanismi genetici e neurali rendesse impossibile arrivare a questa conoscenza così rapidamente. Oggi, Turkheimer ha pubblicato un articolo sull’Atlantic in cui spiega perché ritiene di aver vinto la scommessa.
[idgallery id="2448597" title="8 cose che possiamo già fare con l'Intelligenza Artificiale"]

Cosa sappiamo davvero sull’intelligenza?
L’intelligenza è un concetto difficile da definire in maniera univoca. I test del QI restano lo strumento più diffuso per misurarla, soprattutto negli Stati Uniti, ma non sono perfetti e non catturano tutte le sfumature cognitive. La scienza ha chiarito alcune cose: l’intelligenza è in parte ereditaria, e chi ottiene risultati elevati in un test tende a confermarli anche in altri tipi di prove, un fenomeno noto come “intelligenza generale”. Ma qui finisce la semplificazione: nessun gene singolo determina quanto siamo intelligenti. La sequenza del genoma umano ha mostrato che le capacità cognitive derivano da centinaia di varianti genetiche, ciascuna con un effetto minimo. Anche sommando tutti questi effetti, si spiega solo una piccola parte delle differenze nei punteggi di QI tra le persone.
[idarticle id="2643931" title="Mangiare con intelligenza: perché il cervello ha fame di Omega 3"]

Geni e ambiente: un intreccio inscindibile
Turkheimer sottolinea un punto fondamentale: l’eredità genetica non è un destino scritto. Anche quando un tratto è in buona parte ereditaria, l’ambiente, l’educazione, le esperienze e persino il caso influenzano profondamente come si manifesta.
Una persona può nascere con un potenziale elevato, ma senza stimoli, opportunità o supporto adeguato, quel potenziale rischia di rimanere inesplorato. In altre parole, geni e ambiente interagiscono in modo complesso e dinamico. I geni, in particolare quelli materni, possono influenzare lo sviluppo delle aree cerebrali legate al pensiero, al linguaggio e alla pianificazione. L’intelligenza non è un “pacchetto chiuso” trasmesso dai genitori, ma un insieme di capacità che si sviluppano lungo tutta la vita, modulato da fattori sociali, culturali e persino casuali.
[idgallery id="2644032" title="I 5 benefici dell’autunno su corpo e mente"]

La verità sulla scommessa: l’intelligenza è genetica o no?
Secondo Turkheimer, la scommessa l’ha vinta in ogni caso perché, nonostante i progressi nella genetica e nella neuroscienza, non siamo ancora in grado di spiegare come i geni producano differenze di intelligenza tra le persone. La scienza può identificare correlazioni e varianti, ma i meccanismi complessi che portano alcune persone a eccellere restano in gran parte un mistero. La lezione è chiara: l’intelligenza non è solo nel DNA, e chi la studia oggi sottolinea la necessità di guardare anche a istruzione, opportunità, stimoli e ambiente. Se è vero che siamo influenzati dai geni, è altrettanto vero che l’ambiente può amplificare, modulare e persino trasformare il potenziale innato.

Categoria

🗞
Novità
Commenta prima di tutti
Aggiungi il tuo commento

Consigliato