La pellicola, con protagonisti Gabriele Lavia e Anne Canovas, è un horror fantascientifico sceneggiato dallo stesso regista con il fratello Antonio e Maurizio Costanzo.
Trama Francia, Chartres, 1956. Un'anziana signora si avvicina a una lussuosa villa, di sera, chiamando a gran voce la sua occupante, la signora Hubert. A un tratto accadono inspiegabili fenomeni nel cortile della villa, tra cui vasi che iniziano a muoversi come spinti da forze invisibili e calcinacci che cadono. Alle spalle dell'anziana donna compare una misteriosa figura. La donna, trovata uccisa con una ferita alla gola, viene sottoposta ad autopsia da due medici, risultando la terza vittima uccisa in quel modo da due anni a quella parte.
Il dottor Meyer porta con sé dentro alla villa una ragazza, Gabriella, con apparenti poteri psichici. Tornano però gli strani fenomeni paranormali, e Meyer decide di portare la ragazza nello scantinato, dove questa cade in trance indicando un punto nel terreno, dove si sarebbe trovato qualcosa. Meyer capisce che ciò che stava cercando è proprio lì, e abbandona la ragazza nella cantina: attaccata da qualcosa di misterioso e gravemente ferita, Gabriella viene portata d'urgenza all'ospedale e dichiarata fuori pericolo, necessitando però dell'amputazione della gamba. Meyer e dei suoi aiutanti scavano nel terreno della cantina indicato da Gabriella ritrovando resti umani e oggetti personali, tra i quali una scarpa della stessa ragazza. Analizzando un portafoglio tra gli oggetti personali rinvenuti nello scavo e trovandovi all'interno un biglietto intestato, Meyer dichiara di aver trovato un certo "Paolo Zeder" deducendo che quest'ultimo avesse trovato un terreno "k".
Bologna, 1983. Stefano, giovane scrittore di romanzi, riceve in regalo dalla moglie Alessandra Zelda, nel giorno del loro anniversario, una macchina da scrivere usata. Nel provarla scopre che al suo interno contiene ancora un vecchio nastro, e dalla bobina ne legge e trascrive i contenuti, venendo a conoscenza di una serie di ricerche riguardanti dei misteriosi "terreni K". Incuriosito, inizia così a indagare cercando aiuto nel professore di storia delle religioni Chesi che gli spiega che secondo la teoria, elaborata agli inizi del XX secolo da un certo Paolo Zeder, alcuni terreni sparsi per il mondo, aventi particolari caratteristiche chimiche comuni, costituirebbero una porta tra il mondo reale e l'aldilà, consentendo ai morti in essi seppelliti di tornare in vita.
Aiutato da un amico poliziotto, Guido Silvestri, Stefano viene a conoscenza del fatto che la macchina da scrivere era appartenuta a un certo Luigi Costa, un prete cattolico. Stefano si reca nella canonica di una chiesa, dove trova un uomo che si spaccia per don Costa e gli mostra le sue trascrizioni. Nel leggerle, il prete nega di avere scritto quelle cose e di aver posseduto una macchina da scrivere. Stefano esce dalla chiesa e si scopre che Guido lo aveva seguito
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