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Trascrizione
00:00Buonasera, buone giovedì e ben ritrovati con il Tg Preview di Teletutto, lo spazio di approfondimento
00:17della nostra redazione dove questa sera parleremo di cooperazione internazionale e dell'importanza
00:23della cooperazione internazionale. Lo facciamo con il professor Domenico Simeone, direttore
00:29della cattedra UNESCO Education for Human Development and Solidarity Among People dell'Università
00:34Cattolica del Sacro Cuore, bentornato professor Simeone, e con Pietro Sebastiani, già ambasciatore
00:40d'Italia presso la Santa Sede ed esperto di relazioni internazionali e cooperazione diplomatica.
00:46Ambasciatore, buonasera e benvenuto. Buonasera a lei, è telespettatore.
00:49Professor Simeone, torniamo qui dopo i giorni del Festival Internazionale dell'Educazione
00:55perché in verità in questo fine settimana c'è un importante convegno e da cui partiamo
01:00sulla cooperazione internazionale.
01:03Sì, questo è l'ultimo atto del Festival Internazionale dell'Educazione che si è tenuto
01:10nei primi giorni di ottobre ma ha questa importante continuazione con questo convegno che vuole
01:18mettere al centro il dialogo, la cooperazione internazionale, la necessità di stabilire un
01:27patto di civiltà tra i popoli. Crediamo che anche questo sia l'esito di un processo educativo
01:34importante dove possiamo imparare a dialogare con culture diverse e soprattutto a metterci
01:43in ascolto di popoli e culture diverse.
01:47Parlato di dialogo, il professor Simeone, ambasciatore, io le chiedo se dopo anni di
01:52conflitti e crisi globali la cooperazione internazionale possa essere in qualche modo
01:58in crisi? È più necessaria che mai? E poi aggiungo se noi la conosciamo veramente, la
02:04cooperazione internazionale.
02:05è sicuramente necessaria, è ancor più necessaria in questa fase molto tumultuosa della vita
02:16internazionale, una fase caratterizzata negli ultimi 30 anni da una velocità impressionante
02:23di cambiamento e dico 30 anni perché chiaramente la fine della guerra fredda si è riverberata
02:30un po' sulle relazioni internazionali. Perché è importante? Perché gli stati hanno bisogno
02:37di relazioni come noi esseri umani, come noi hanno bisogno di avere una vita di relazione.
02:45Non è possibile che gli stati si chiudano al loro interno, gli stati non sono dei blocchi
02:49di cemento, di cemento armato, sono realtà degli esseri viventi. Anche gli stati hanno
02:57la loro vita, nascono, si ammalano, guariscono, crescono, purtroppo talvolta muoiono, ma sono
03:04degli esseri viventi, sono composti da comunità di esseri viventi.
03:09Professor Signore, cosa significa oggi educare la cooperazione in un mondo che è segnato
03:14da guerre, da conflitti, da chiusure, anche da diseguaglianze?
03:19Sì, proprio perché il mondo purtroppo spesso presenta queste caratteristiche che portano
03:27a contrapporsi, che portano alla costruzione di un immaginario per cui l'altro che non conosciamo
03:35diventa un nemico, diventa un pericolo, diventa qualcuno che ci minaccia. Abbiamo bisogno di
03:42un processo educativo che ci aiuti a costruire un processo di pace che fondi la propria esistenza
03:55sulla capacità di dialogare, sul desiderio di conoscere e di incontrare l'altro. E questo
04:03è possibile ad ogni livello, a partire dalla scuola dell'infanzia, in tutti i gradi di scuola,
04:10è possibile a livello sociale, è possibile anche formando delle persone esperte di cooperazione
04:17internazionale. Nella nostra città, ormai da diversi anni, esistono delle esperienze di
04:24formazione per studenti universitari che, ad esempio, con la Fondazione Tovini, con la
04:33cattedra Unesco che dirigo, con quella diretta dal Professor Castelli presso l'Università
04:40Statale ed altri organismi, devo dire che abbiamo la fortuna in città di avere molte realtà che
04:47si occupano di cooperazione internazionale, offriamo questa possibilità di approfondimento
04:53e prepariamo persone che abbiano le competenze per diventare dei cooperatori.
04:59Mi anticipa sulla cooperazione internazionale, insegnata in qualche modo tra i banchi di scuola
05:05e le università, le chiedo come concretamente si costruisce una cultura della solidarietà.
05:12Una cultura della solidarietà è una cultura che nasce dall'attenzione all'altro.
05:19In una piccola scuola dispersa sul Monte Giovi, Don Milani aveva scritto su una delle pareti
05:28della sua scuola il motto I care, che significa mi importa, mi sta a cuore.
05:35Ecco, credo che questa sia la radice per un'autentica attenzione all'altro, sapere che quello che accade
05:44all'altro è qualcosa che mi riguarda, è qualcosa che mi interpella, è qualcosa che nasce anche
05:51dalla mia responsabilità nei suoi confronti e la parola responsabilità ci aiuta a comprendere
05:59il senso di questo processo, perché è come è facile intuire, deriva dalla parola rispondere
06:07e rispondere a cosa? Rispondere a quell'appello che nasce dalla condizione in cui l'altro si trova,
06:14dalla consapevolezza di questa fratellanza che ci rende tutti simili e per cui quello che
06:22accade all'altro è qualcosa che dipende anche dalle mie scelte, da quello che io faccio
06:27e reciprocamente anche quello che accade a me dipende dalla responsabilità che l'altro
06:33ha nei miei confronti.
06:35Imbasciatore Sebastiani ha avuto incarichi di grande responsabilità e ha vissuto la cooperazione
06:40anche come strumento di diplomazia. Quanto contano oggi i valori umani rispetto agli interessi
06:47geopolitici?
06:50Contano moltissimo, io sono stato direttore della cooperazione italiana tra il 2016 e il 2017
06:57e poi sono stato anche ambasciatore alle Nazioni Unite in Italia, quindi alla FAO che oggi ha visto
07:05la presenza del Santo Padre, oggi è la giornata dell'alimentazione, la FAO a questa organizzazione
07:10internazionale che si occupa di agricoltura e che è a Roma e che esolge un compito molto
07:17importante. I valori sono cruciali, sono importantissimi nella cooperazione, se vogliamo chiamarla,
07:26nella collaborazione tra paesi perché non dobbiamo pensare necessariamente a una collaborazione
07:33tra il nord e il sud del mondo. La collaborazione avviene anche tra l'est e l'ovest, anzi a maggior
07:39zona adesso che l'asse del mondo si è spostato molto verso l'est, ma c'è anche all'interno
07:44del nord, c'è anche all'interno dei paesi, c'è all'interno delle comunità, torno un po'
07:50al discorso di prima, quanto ai valori, per me l'esempio più concreto è che quei valori
07:58che il Santo Padre ha trasmesso con l'enciclica, laudato sì, del maggio del 2015, questi valori
08:07che sono sostanzialmente il porre la persona umana, l'uomo al centro con tutti i suoi
08:13bisogni e quindi la rappresentazione della dottrina sociale della Chiesa. Ebbene, questo
08:21documento si è quasi completamente trasposto in quella che chiamiamo l'agenda 2030, che
08:28è una strada che le Nazioni Unite hanno indicato a tutti i paesi, quindi 187 paesi hanno firmato
08:36questo documento che ci guida verso il 2030, che quindi ci dimostra come la cura dell'ambiente
08:44è legata alla salute, come la salute è legata al tema dei diritti umani, eccetera. Quindi
08:48riscontriamo dei valori che sono stati accettati anche da paesi, ormai i paesi sono praticamente
08:56tutti secolarizzati, ma anche da paesi che hanno al loro interno comunità di religioni
09:00molto diverse, però questi valori cristiani nostri e che si richiamano anche all'umanesimo
09:07li ritroviamo, e ci fa piacere ritrovarli da tutte le latitudini e tutte le longitudini.
09:13Papa Francesco Cacitato parlava spesso di diplomazia della fraternità, è questa un'utopia
09:20o un modello realistico per un mondo diverso da quello che conosciamo oggi?
09:26La diplomazia è una professione antichissima, perché io mi immagino che i primi uomini
09:38usciti dalle caverne avranno trovato il primo torrente o il primo lago su cui cominciare
09:44o a litigare o a trovare un compromesso per capire fino a dove si può cacciare e poi quando
09:54inizia l'agricoltura coltivare, eccetera. Che voglio dire? Voglio dire che la diplomazia
09:59veramente torna fino agli albori della civiltà e a volte anche quando mi dicono
10:07ma è arrivato internet, la diplomazia è morta, come si diceva quando è arrivato il telefono
10:14la diplomazia è morta, arriva l'intelligenza artificiale, la diplomazia è morta. La diplomazia
10:20vivrà finché c'è una vita di comunità. Ed ecco che allora queste parole del Santo Padre
10:26toccano un aspetto della diplomazia che è importantissimo e quindi prima il professore
10:32ricordava l'importanza anche di porsi in ascolto dell'altro, perché questo è anche
10:38la diplomazia, mettersi nelle scarpe dell'altro, capire i problemi che ha. Diceva il cardinale
10:44Torrin, il diplomatico è quella persona che sa ascoltare in molte lingue, non tanto parlare,
10:53è quel punto più importante ascoltare. Professore Simeone, riprendo il concetto nord-sud
11:00della cooperazione est-ovest e le chiedo se la cooperazione è ancora percepita soprattutto
11:07come uno scambio da nord a sud del mondo o si sta affermando in una maniera differente
11:14e in qualche modo anche da pari. Io credo che dobbiamo rompere questo stereotipo per cui
11:20esistono dei paesi ricchi, benestanti che devono elargire dei sussidi a paesi che invece sono
11:29in una condizione di bisogno. La cooperazione non è questo, la cooperazione non può accettare
11:38questa asimmetria relazionale, ma la cooperazione vuol dire costruire un incontro con l'altro,
11:47un incontro che è paritario, dove ciascuno può apprendere dall'altro, dove ciascuno può
11:53dare il proprio contributo e il presupposto della cooperazione è proprio l'interesse a stabilire
12:01una relazione, quindi non tanto in una posizione asimmetrica. Credo che questo debba essere
12:08l'atteggiamento anche per il futuro. Ciò che motiva la cooperazione davvero dovrebbe essere
12:15il desiderio di incontrare e di conoscere l'altro e nella consapevolezza che questo arricchisce
12:22entrambi, che questo permette a ciascuno di guadagnare qualcosa nell'incontro con l'alterità.
12:30Diciamo che c'è uno stereotipo economico della cooperazione, diciamo così, basato su
12:37degli aiuti che qualcuno deve dare a qualcun altro. Io le chiedo, professor Simone, che ruolo
12:44può avere l'Italia da un punto di vista della formazione e quindi del sistema universitario
12:50nel promuovere un modello di cooperazione che sia meno economico, a questo punto, e più
12:55umano?
12:55Ma diciamo che questo non è solo uno stereotipo, perché molto spesso la cooperazione nasce da
13:03precisi interessi economici e quindi il rischio è che la cooperazione in realtà diventi uno
13:10strumento che nasconde degli interessi economici, che nasconde anche l'interesse per un dominio
13:22in qualche modo sull'altro. Ecco, io credo che la cooperazione non dovrebbe essere basata
13:31su questi presupposti, ma dovrebbe essere una cooperazione in cui ci si pone in un atteggiamento
13:40paritario di confronto, di scambio. Ora, non contraporrei però l'economia all'umanità,
13:48perché anche l'economia è frutto, diciamo così, è un'espressione della nostra umanità.
13:55Il tema è, se casomai, la giustizia e quindi uno scambio economico che è equo, che rispetta
14:03l'altro, che non diventi invece sopraffrazione. Credo che questo sia il tema centrale. Quindi
14:11parlerei di un'economia che mette al centro l'uomo, che mette al centro la persona e i
14:18suoi bisogni.
14:19Ambasciatore, chiederò quale ruolo può avere oggi l'Italia nella diplomazia, anche perché
14:26l'Italia è una lunghissima e grandissima scuola diplomatica di livello, ma anche quanto
14:32pesa la mancanza di dialogo tra le grandi potenze del mondo oggi nel rallentare da una
14:38parte la cooperazione, ma dall'altra anche i processi di pace?
14:42Certo, sono due domande molto stimolanti. Sicuramente la prima, la diplomazia moderna è una diplomazia,
14:52quella che conosciamo, la diplomazia stanziale. Il mandato dei diplomatici, degli ambasciatori
15:02è esistito, come dicevo prima, in fondo si era l'antichità, si trovano tracce anche
15:07nella Bibbia, anche oltre, eccetera. Ma la stanzialità, cioè il fatto di avere dei rappresentanti
15:12permanenti che stanno per alcuni anni nelle capitali dei paesi è qualcosa che è nato
15:18con Onda Serenissima, è andato con Venezia e è nato con un'impronta economico-commerciale
15:24molto forte sulla scorta dell'esperienza dei legati pontifici, che avevano cominciato
15:29ad avere permanenze più lunghe nei loro mandati all'estero. Dopodiché la diplomazia si risciacqua
15:38i panni in arno, nel senso che Machiavelli mette un po' in inquadratura e questa è la diplomazia
15:44moderna che conosciamo. Quindi l'Italia sulla tradizione della diplomazia pontificia ha un
15:51ruolo, diciamo, di forte tradizione, di forte impegno, eccetera. Poi la diplomazia anche si
15:59affina molto anche in proporzione alle esigenze, no? Quanto più la prossima settimana sono invitato
16:08a un convegno in cui si parlerà un po' del soft power, no? Diciamo della potenza leggera
16:15e di come anche stati molto piccoli possano essere molto influenti. La Santa Sede è neanche
16:25mezzo chilometro quadrato, no? Adesso ho fatto un esempio, ma ne potrei fare di molti altri,
16:30di questi paesi. E quindi è molto importante che la diplomazia anche sappia percepire e per
16:41esaltare quelle che sono le necessità del proprio paese e dei propri paesi, tutte le sue qualità.
16:47Venendo poi all'altra domanda invece, che è quella che mi aveva fatto in questo momento,
16:53della certa incapacità di dialogo che registriamo, un meglio, questo rinazionalizzarsi delle politiche,
17:03questo chiudersi un po' dei paesi pensando che si possa bastare a se stessi o che la propria forza
17:08possa bastare a se stessi. È un po' l'altra faccia di quello che le dicevo della necessità di vita
17:15di relazione. Perché? Perché dobbiamo star molto attenti. Non possiamo pensare che esista il vuoto
17:22in politica internazionale. Cioè nel senso che si possa fare a meno di una struttura
17:28di organizzazione internazionale come la Banca Mondiale, eccetera, oppure le Sistemi Unite,
17:34oppure anche altri sistemi regionali, pensando che si possa fare una scelta diversa. La scelta diversa
17:42la fa di per sé il sistema perché sceglie la legge della giungla, la legge del più forte, no?
17:49E quindi quando poi non si parla ci si mette in relazione di potenza. Ma questo è contro
17:55anche tutti i principi, dicevamo prima, anche valoriali in cui crediamo e che noi dobbiamo
18:01difendere estrenuamente.
18:03Noi ci avviciniamo alla conclusione di questo nostro approfondimento. È una domanda per entrambi
18:10nell'incontro anche di questa sera. Dove appunto si incontrano, dal vostro punto di vista,
18:17quindi quello della diplomazia e l'educazione, questi due mondi nel costruire la pace?
18:24Farei partire lei, professor Simeone.
18:26Io partirei da un esempio concreto che ci viene dall'esperienza di un maestro che ha insegnato
18:37non molto distante dalla nostra città, mi riferisco a Mario Lodi, che iniziava le sue
18:44lezioni facendo dialogare i bambini a scuola e insegnando loro ad ascoltare i compagni e mettendo
18:54l'accento sull'importanza dell'ascolto dell'altro, che significa anche rinunciare per un po' di tempo
19:02a voler esprimere la propria idea per cercare di accogliere quella dell'altro. È un piccolo
19:08esempio che parte da un'immagine di una scuola di qualche decennio fa, ma credo che possa essere
19:16molto attuale anche oggi. Io credo che la diplomazia, l'incontro, l'ascolto siano elementi
19:28che si possono apprendere fin da piccoli anche nelle aule scolastiche, se ben guidati,
19:36è proprio la capacità di entrare in rapporto con gli altri che rappresenta un po' la base
19:42da cui possiamo partire per essere poi da adulti capaci anche di interloquire con altri
19:47popoli.
19:48Ambasciatore Sebastiani, dal suo punto di vista dove la diplomazia e l'educazione si incontrano
19:52per costruire la pace?
19:54Si incontrano certamente anche nel lavoro preventivo che il mondo accademico e il mondo anche della
20:05scuola superiore, della scuola media, anche della scuola primaria devono fare, proprio per
20:11preparare il terreno, per evitare che poi si arrivi impreparati alla maturità, in cui poi
20:22ci sono anche meno armi di comprensione della realtà di cui ci si trova di fronte e in quali
20:28si deve operare.
20:30Io ho ancora 30 secondi e le faccio una domanda che probabilmente meriterebbe uno sviluppo più
20:36ampio, ma che lei secondo me può riassumere dalla sua esperienza quali sono gli errori da
20:43non ripetere nella cooperazione internazionale del futuro, o l'errore soprattutto?
20:48Ma gli errori, chiaramente quando si guarda indietro, come si dice col senno di poi, è
20:54molto facile. Ci sono stati anni in cui sono stati fatti investimenti faraonici o in cui
21:01si è magari, non dico imposto, ma quasi, si sono fatti anche interventi di cooperazione
21:07che magari le popolazioni stesse, non dico non avevano richiesto, ma non vedevano proprio
21:15come una necessità. Questo è un errore grave che è stato fatto soprattutto negli anni
21:1980, fino agli anni 70, eccetera. Adesso siamo in una fase, per fortuna successiva, in cui
21:24anche il ruolo dell'ascolto delle popolazioni locali o comunque dei paesi con cui si collabora,
21:31userei questo termine anche per chiudere la nostra trasmissione se posso, e quindi non resterei
21:37anche troppo bloccato sul termine di cooperazione. Se ci aiuta di più anche la comprensione del
21:42termine, collaborare, benvenga. Grazie all'ambasciatore Pietro Sebastiani per essere stato con noi,
21:48al professor Domenico Simeone per essere tornato nel nostro preview, grazie a voi per averci
21:54seguito. Il nostro approfondimento si ferma qui, non nell'informazione di TeleTutto che come
22:00sempre torna tra pochi minuti con il nostro telegiornale e ad aspettarvi questa sera ci sarà.
22:06Salvatore Montillo.
22:12Grazie a tutti.
22:18Grazie a tutti.
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