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https://www.pupia.tv - Roma - Indagine conoscitiva settore tessile - Audizione UNIC - Concerie italiana e Federazione Tessili vari
Alle ore 13.15, la Commissione Attività produttive svolge le seguenti audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul settore tessile, anche alla luce della recente evoluzione della normativa europea: UNIC – Concerie italiane; Federazione Tessili vari (07.10.25)

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Trascrizione
00:00Benissimo. L'ordine giorno del seduto di anno reca l'audizione in videoconferenza
00:05dei rappresentanti di UNIC, concerie italiane, nell'ambito del svolgimento
00:09di indagine conoscitiva sul settore del tessile, anche alla luce della recente
00:14evoluzione normativa europea. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà
00:17assicurata anche mediante la risoccontazione stenografica e la
00:21trasmissione attraverso la OETV della Camera dei Deputati.
00:24Do la parola a Fulvia Bacchi, direttore generale di UNIC, con queste
00:30avvertenze. Ha cinque minuti per la sua relazione che la invitiamo a sintetizzare
00:39e non leggere, mentre la relazione ce la invia. La ringraziamo e mi raccomando
00:46si focalizzi sull'oggetto dell'indagine. Grazie. Prego.
00:51Sì, grazie. Buongiorno. Rappresento dunque l'industria conciaria italiana,
00:57mille aziende, 18.000 addetti, un fatturato di circa 4 miliardi, di cui il 70%
01:05destinato all'export. Produciamo il 60% della produzione europea e il 25% di
01:13quella mondiale. Il settore conciario è coinvolto indirettamente in questa
01:20risoluzione del 1 giugno 2023, ma ne condivide assolutamente i contenuti, gli
01:27obiettivi. Noi facciamo anche parte di Confindustria Accessori Moda, che rappresenta
01:33tutta la cosiddetta filiera della pelle. La pelle è un materiale circolare, perché si
01:40recupera la pelle che deriva dall'industria della macellazione e la si trasforma in un
01:47prodotto ad alto valore aggiunto destinato alle aziende dell'abbigliamento in pelle, della
01:53calzatura, della pelleteria e poi dell'arredo e dell'automotive. Quello che noi ci teniamo
02:00a sottolineare è l'importanza che diamo al cosiddetto contrasto al greenwashing, perché
02:13la pelle, il nostro materiale, che pure oggi l'avrete anche visto, è uno dei materiali
02:21più accreziati nell'ambito del fashion e del design, è sottoposto sempre ad attacchi
02:26che, diciamo, contengono affermazioni del tutto sbagliate, perché la pelle viene prodotta
02:34in maniera assolutamente sostenibile, parlo soprattutto della pelle italiana, il prodotto
02:40è circolare, rinnovabile, durabile e quindi durevole, quindi niente a che fare con il fast
02:47fashion e così i prodotti realizzati con la pelle italiana. Quello che a noi interesserebbe
02:53sarebbe un regolamento a livello europeo che tutela i nomi pelle, cuoio e pelliccia,
03:02perché questo decreto lo abbiamo ottenuto in Italia, molti paesi a livello europeo lo
03:08hanno ottenuto, ma in un'ottica di armonizzazione sarebbe veramente opportuno ottenerlo a livello
03:15europeo. Questo ci garantirebbe dagli attacchi, dall'utilizzo improprio di terminologie come
03:23ecopelle, pelle vegana, che confondono i consumatori e non danno la reale percezione
03:30del prodotto che stanno acquistando. Quindi questo è quanto noi riteniamo sia importante
03:38per il nostro settore e diciamo che la mia relazione qui finisce, visto che mi ha chiesto
03:45di essere sintetica, lo sono.
03:47Chiedo se vi siano interventi, onorevole Pavanello.
03:55Sì, la ringrazio molto, sicuramente come chiedete voi c'è la necessità di avere un chiarimento
04:07normativo a livello europeo su queste definizioni che evidentemente hanno bisogno anche di un
04:20storytelling, di un racconto differenziato. Quello che mi preme oggi invece è chiedere
04:28rispetto alle PR e tutte le nuove normative europee anche di raccolta e riciclo dei materiali
04:39anche che riguarda sì il tessile ma in realtà riguarda tutto, non solo l'abbigliamento ma
04:47ovviamente anche accessori, borse, calzature. Insomma se ritenete che l'EPR debba essere
04:56a livello europeo oppure se va bene intanto iniziare con una norma nazionale anche in
05:03considerazione del fatto che la Francia ha già avviato da diversi anni un proprio percorso.
05:10Grazie.
05:12Credo assolutamente che si debba partire a livello nazionale perché è una cosa importante
05:18e in qualche modo va a sottolineare anche il valore che abbiamo come Made in Italy anche
05:24nel campo degli accessori della filiera. Bene, passiamo alla prossima audizione, la ringraziamo
05:34per la sua esauriente informazione. Grazie.
05:43Togliamo.
05:52Perfetto. Bene.
05:56L'ordine del giorno del seduto di Anna reclaudizioni in videoconferenza dei rappresentanti di Federazione
06:00e tessili vari nell'ambito dello svolgimento di indagine conoscitiva sul settore tessile
06:06e anche alla luce della recente evoluzione normativa europea.
06:10Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante la riscontrazione
06:13stenografica a trasmissione attraverso la OLTV della Camera dei Deputati.
06:17Do la parola a Matteo Cavelli, Presidente, ricordando che il tempo complessivo a disposizione
06:22di 5 minuti, pregandolo di non leggere relazioni, che peraltro ci ha già spedito, ma di sintetizzare
06:33la relazione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine. Grazie.
06:37Mi sentite?
06:42Sì, la sentiamo.
06:45Allora, buongiorno a tutti, sono Matteo Cavelli, Presidente della Federazione dei tessili vari
06:49del Cappello, Vice Presidente di Unon Tessile Nazionale e Confapi. Rappresento sostanzialmente
06:56tutte quelle micro, piccole e medie imprese che si occupano dei tessili abbigliamento,
07:01accessori moda, ma nei vari settori. Io ad esempio mi occupo di tendaggi, ma anche tessuti
07:05e quant'altro. Chiaramente le aziende sono preoccupate, perché non hanno ancora percepito
07:12qual è effettivamente l'impatto che potrà avere questo nuovo Green Deal, che entro il
07:212030 consentirà l'emissione di un mercato solo di prodotti tessili, durevoli e riciclabili.
07:27Quindi credo che nella relazione, l'ho fatto notare, che da una parte ci sia un po' di preoccupazione,
07:35dall'altra, dobbiamo mettere dei contorni chiari e ben definiti sulle norme che vorremmo
07:41applicare e che dovremmo applicare in qualche modo, perché questo ce lo dice l'Unione Europea.
07:47Io direi che bisogna stare attenti innanzitutto a una cosa, il 73% dei prodotti che viene messo
07:54in Europa è importato. Quindi questo certamente è un discorso che riguarda le importazioni,
08:01ma riguarda anche quelle aziende italiane che in parte questi prodotti importano. Noi
08:06sappiamo che non abbiamo più una filatura, quindi è evidente che certi prodotti dobbiamo
08:12per forza importarli. Quindi dobbiamo stare attenti che queste regole siano definite per
08:18tutta l'Europa. Poi io ho sottolineato i tre punti che ritengo fondamentali per valorizzare
08:23la nostra filiera. Secondo me questo discorso del 2030 e dei prodotti che devono essere durevoli,
08:33riciclabili e quant'altro sicuramente può essere a un certo punto di vista portato a
08:38nostro vantaggio. È un discorso che noi affrontiamo nel tavolo della moda e abbiamo affrontato più
08:45di una volta. Io qua ho voluto e nella relazione la potete leggere con calma, è sottolineare
08:51tre punti. Il primo punto è la fracciabilità delle lavorazioni testili, perché deve essere
08:57uno strumento di valorizzazione del prodotto europeo, non un onore burocratico. Abbiamo
09:04identificato e abbiamo già mandato anche la varia documentazione anche al tavolo della
09:08moda, quelle quattro operazioni principali che sono la filatura, tessitura, maglieria,
09:13tintoria e confezione che vanno analizzate da un punto di vista di filiera e da un punto
09:18di vista di sostenibilità, visto che è quello che ci chiede la normativa. Questo
09:24permetterebbe innanzitutto di vedere chi fa che cosa e se effettivamente viene tracciato
09:31e realizzato in maniera corretta. Un tema che secondo me è ancora più fondamentale di
09:37questo è la sostenibilità, perché bisogna trovare dei criteri comuni. Come facciamo noi
09:42a definire quando un prodotto è sostenibile? Perché giustamente l'Europa ci dice prodotti
09:48tessili durevoli, riciclabili, costituiti da fibre riciclate, privi di sostanze pericolose,
09:54sostenibili. Benissimo, dobbiamo identificarli. Noi abbiamo tanti prodotti, io vi faccio un esempio
09:59per farvi capire che non è così automatico e bisognerà coinvolgere le associazioni, perché
10:05abbiamo dei prodotti che sono riciclati, ma il prodotto riciclato, mi vengono in mente
10:12i prodotti riciclati del contra, del tessile alberghiero, che sono prodotti contenenti anche
10:16sostanze di un certo tipo, se andiamo a riciclarli il rischio potrebbe essere quello di andare a
10:22produrre della merce non addirittura tossica. Le lane che andiamo a riciclare, che arrivano
10:29di importazione oggi, contengono dei prodotti che se dovessimo riciclare potrebbero creare dei
10:34grandi problemi in base alle norme del rischio. Quindi la valutazione della sostenibilità è una cosa
10:39che va inserita e valutata nei singoli comparti. Quindi non possiamo fare una norma unica, ma
10:46sarà certamente necessario spacchettare in base alle diverse tipologie. E poi il punto di riferimento
10:54che ho sottolineato e che mi sento di portare avanti e dobbiamo portare avanti è il passaporto
11:00digitale del prodotto. Questo dovrà contenere tutte le informazioni necessarie. È previsto anche
11:05nella risoluzione europea, è già da inserire, ma è fondamentale per noi. Noi abbiamo una filiera
11:12che vi assicuro rispetta tutte le regole e valorizza tutto quanto, ma il problema cos'è? Di solito i brand
11:23finali tendono a eliminare questa filiera, nel senso che non identificano per motivi loro tutti i vari
11:31passaggi della filiera. Invece questo passaporto digitale del prodotto per noi è fondamentale perché
11:37dichiarando la sostenibilità del prodotto, dichiariamo dove è stato prodotto, ci permette
11:43di dare sia l'indicazione geografica oltre che quella di sostenibilità, dando visibilità alla filiera
11:49e anche non soltanto permettendo a quelli che oggi non sono i super brand, ma comunque aziende che hanno
11:58dei prodotti che possono vendere anche direttamente come prodotti finiti, di valorizzare
12:03l'intero compatto e di permettere di capire al consumatore finale, perché c'è anche un riferimento
12:10al consumatore finale, che cosa sta comprando, come lo sta pagando e da dove arriva. Credo che queste
12:17siano le mie considerazioni principali per le aziende. È chiaro che oggi il sistema IPR va impostato,
12:25ma va impostato valutando le possibilità e le tipologie di prodotto. Se noi andiamo a fare un prodotto
12:32che è un tessuto di arredamento e andiamo a riciclare del poliestere, sicuramente possiamo
12:39riutilizzarlo. Se andiamo a riciclare un cotone che ha una fibra corta, non possiamo né fare né il tessuto
12:45né la tenda né niente. Quindi dobbiamo anche coniugare la sostenibilità, la durevolezza, ma anche
12:51con la funzionalità del prodotto. Perché non posso mettere un prodotto, un tessuto, che poi alla
12:58fine mi si rovina nell'arco di due mesi, perché allora non perde la durabilità. Quindi tutte queste
13:04norme vanno, secondo me, affrontate insieme alle associazioni che bene conoscono le problematiche
13:11dei singoli prodotti. Grazie.
13:14Grazie. Onorevole Pavonelli.
13:17Sì, grazie Presidente. Mi scuso per la domanda ridondante ad ogni audito, ma c'è la necessità
13:25di capire qual è le vere necessità...
13:29La ringrazio e avrei due domande. La prima è se reputa che l'EPR debba essere diciamo
13:42normato a livello nazionale o direttamente a livello europeo, perché questa è la domanda
13:50che è un po' in contrapposizione tra tutti gli auditi ascoltati fino ad oggi. Qualcuno
13:58appunto chiede comunque intanto una norma nazionale per poi diventare poi parte di una
14:05norma europea. La seconda domanda che chiedo è riguardo al passaporto digitale di filiera
14:13e sappiamo che in anni passati è stato finanziato in legge di bilancio alcuni progetti proprio
14:22per incentivare a questa novità del passaporto digitale che è importantissimo per i consumatori.
14:30Se crede che la filiera, il settore ha bisogno anche qui di un aiuto economico, soprattutto chiedo a lei
14:41visto che in apertura ci ha detto che rappresenta moltissime micro e piccole imprese che magari
14:51sono quelle un pochino più in difficoltà ad avvicinarsi a tutto quello che sono queste nuove norme,
14:58la digitalizzazione della filiera. Grazie.
15:01Prego, se vuoi rispondere.
15:06Sì, la ringrazio per le domande. Diciamo che sulle PR certamente, come diceva anche Pulvio
15:12Abacchi, sicuramente una norma nazionale sarebbe auspicabile, ma non perché noi siamo più bravi
15:18dell'Europa, ma secondo me perché noi abbiamo in realtà tutta la filiera tessile, quindi noi
15:24siamo in grado di capire che cosa possiamo andare a recuperare e come lo possiamo recuperare.
15:30Quindi la normazione secondo me nazionale potrebbe essere una normazione nazionale su principi
15:36europei, ma la dobbiamo fare noi perché noi abbiamo la struttura, ma oltretutto abbiamo
15:41anche un'altra cosa. Noi a livello di riciclo, in particolare nel distretto prattese, siamo
15:47avvantissimo. Quindi il rischio è veramente di andare a scontrarci contro delle aziende che
15:53già abbiamo. Quindi dobbiamo avere un quadro completo. Tra l'altro noi come tessili vari e come
15:59anche un ion tessile con FAPI facciamo parte del COBAT, il Consorcio del Riciclo Tessile,
16:04che ha partecipato con il Ministero a tante riunioni per andare a definire una norma nazionale.
16:12Poi si arriva a un punto e si serena. Io credo che il DTR nazionale sia fondamentale, ma con
16:18un occhio all'Europa. Ma dobbiamo essere noi per primi a farlo, perché secondo me noi
16:23abbiamo e rappresentiamo effettivamente la maggior parte della produzione tessile europea.
16:28È chiaro che a livello europeo quello che interessa è che entri la merce di importazione
16:34da tutto il mondo, perché non producono. Quindi questa norma qua interessa da un punto
16:42di vista generale. Noi invece abbiamo proprio delle funzionalità che dobbiamo affrontare,
16:47che secondo me è un discorso che affrontiamo con i nostri consorzi che già oggi esistono
16:52e funzionano. Per quel che riguarda il passaporto digitale europeo, io vi dico una cosa.
16:58Allora, certamente per le piccole, micro, medie, piccole imprese potrebbe essere un onere,
17:06ma io credo che non sia un onere negativo, nel senso che si chiede alla piccola impresa
17:13di andare a implementare un sistema che garantisca la tracciabilità, la sostenibilità
17:20e poi, visti anche gli ultimi scandali recenti, la possibilità dell'anticontraffazione
17:25e del modo di lavorare in maniera corretta senza mandare magari lavoro a conto terzisti
17:31non conosciuti. Credo che questo sia un punto importante, un punto importante che io porto avanti
17:41da tantissimo tempo. Poi, chiaro, non bisogna che diventi una burocratizzazione, deve essere
17:46una cosa semplice, rapida. Noi al Ministero del Made in Italy avevamo già fatto una blockchain,
17:55l'avevamo già portata avanti anni fa, poi si è arenata perché, io ve lo dico in maniera
18:00a voto aperta, si è arenata per la mancanza di volontà da parte dei brand, ai quali dà
18:06fastidio a far vedere dove producono. Io questo lo dico in tutte le sedi perché i campioni
18:11li fanno in Italia e la produzione poi la fanno all'estero. Io vi dico che se riusciamo
18:16a coinvolgere, voi avrete sicuramente anche altri Confindustria Moda da sentire, piuttosto
18:20che altri, dovete coinvolgere bene loro perché sono i brand che devono, Camera della Moda,
18:25di costituzione della Moda, portarci a mano. Grazie, la ringraziamo per l'esauriente
18:31audizione.
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