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https://www.pupia.tv - Roma - Presentazione del libro "Trauma migratorio e traumatizzazione vicaria" - Conferenza stampa di Toni Ricciardi (11.11.25)
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NovitàTrascrizione
00:00Buonasera a tutti e a tutti siamo qui per presentare il libro di Manilla Franzini che
00:07è una ricercatrice e psicopedagogista che ha scritto questo libro sulle migrazioni dal titolo
00:12trauma migratorio e traumatizzazione vicaria è un libro molto interessante anche per i non
00:18addetti ai lavori devo dire e racconta appunto quello che succede con il trauma soprattutto
00:26legato alla migrazione e agli operatori che hanno a che fare con le persone appunto con
00:33i migranti e come il trauma può migrare diciamo da dalla persona colpita per prima all'operatore
00:44lascerei la parola all'onorevole Tony Ricciardi storico delle migrazioni e vice capogruppo del
00:50PD alla Camera. Grazie grazie intanto buon pomeriggio a tutte e tutti e benvenute e insomma
01:01finalmente ho diciamo abbiamo una presidenza dove io rappresento una sparuta minoranza perché
01:09molte volte anche in questo luogo si discute sempre che c'è una scarsa partecipazione femminile
01:16sono minoranza assoluta oggi quindi sfatiamo ogni ogni pregiudizio io sono molto contento e
01:27onorato quando mi fu proposta la discussione abbiamo poi i microfoni che fiscano mi fu proposta
01:35la discussione questo libro subito accettato anche per curiosità devo dire la verità intanto per
01:42curiosità perché io ho sempre affrontato il tema della della migrazione soprattutto in chiave
01:49storica che il mio mestiere vero analizzando più essendo uno storico sociale come fenomeno sociale
01:57le grandi narrazioni grandi movimenti i pensieri collettivi lo spostamento le diaspore dai luoghi
02:08della partenza i luoghi dell'arrivo e e poi come dire l'aspetto del migrante in quanto persone
02:16del trauma personale io da storico tendo sempre a ampliarlo a trasformarlo in dinamica collettiva
02:24in realtà questo testo invece mi ha aperto un mondo cioè nel senso che te lo dico già
02:33ho in corso la scrittura spero di farcela visto il mestiere che faccio attualmente per
02:42l'anno prossimo e sicuramente scorpaccerò in termini di citazioni rispetto al punto di vista diverso
02:53rispetto al trauma e quello che significa il trauma non solo per chi in realtà lo vive in quanto
03:02diciamo migrante noi diamo per scontato come opinione pubblica come ha detto ai lavori che
03:07poi il focus principale si è legato ai migranti ma in realtà ed è l'aspetto che più mi ha colpito
03:18e il fatto del trauma di coloro che si occupano dei migranti io che mi sono occupato e continuerò
03:31a occuparmi un po di catastrofi della migrazione e in realtà ho sempre focalizzato molto dato
03:39sempre molta importanza alla reazione traumatica dei sopravvissuti alla reazione traumatica dei
03:47familiari dei sopravvissuti ma in realtà mi sono sempre poco focalizzato ritenendolo
03:53non importante mia colpa e quindi ti ringrazio per questa ragione intanto al trama che in realtà
04:01poi hanno vissuto gli operatori e ripensandoci e riflettendo attentamente perché poi mi è capitato
04:07anche in alcuni scritti di citare le testimonianze dell'operatore dell'infermiera del soccorritore
04:18o del medico ma senza mai entrare sostanzialmente nel nel profondo e senza mai come dire focalizzare
04:27la giusta attenzione sulla necessità invece che sia nell'interpretare anche le misure attraverso
04:36le quali tu agisci poi rispetto alla fattispecie della diaspora del migrante della sofferenza
04:45anche con gli occhi e con gli occhiali di chi invece opera quotidianamente rispetto a questa
04:50cosa e allora da questo punto di vista un grazie un grazie per il lavoro che hai fatto un grazie
04:58per il lavoro che fate perché immagino che siate un gruppo collettivo che opera e lavora su queste
05:07questioni e soprattutto perché prendo esattamente mi ha colpito molto perché è un elemento che utilizzo
05:16spesso professioni pedagogiche educative perché professioni pedagogiche educative perché io non ne sono
05:22convinto lo dico da tempo e lo dico anche in questa sede e vi lascio immaginare la fatica con la quale
05:29cerco di far passare il messaggio io credo che in questo ambito noi necessitiamo con forza di un approccio
05:36pedagogico profondo ma profondo guardate non la sto utilizzando come la mera sviolinata perché stiamo
05:44parlando del test perché la collana e il testo è così indirizzato io ne sono convinto perché se noi non
05:52facciamo un lavoro pedagogico forte non riusciamo secondo me nemmeno a far comprendere di che cosa
06:00stiamo parlando nemmeno da far affrontare il tema per come andrebbe affrontato e soprattutto non riusciamo
06:07voglio chiudere così dicendo una banalità non riusciamo nemmeno secondo me a smontare tutta una serie di
06:16stereotipi che ruotano attorno alla questione migratoria la migrazione è stereotipo di
06:22per sé e percezione perché molte volte ecco questo testo ci consente di entrare nel profondo
06:33del tema nella concretezza pragmatica se volete ma in realtà noi molte volte quando si parla sia
06:41nell'opinione pubblica e sia nella politica soprattutto di questi temi noi tendiamo sempre
06:48a fermarci alla superficie ad affrontarli in termini percettivi perché la percezione è lo strumento che tu
06:55puoi brandire per far cambiare l'opinione pubblica o per piegarla ai tuoi desiderata e allora da questo
07:03punto di vista grazie per la quarta volta vi ascolterò il più possibile poi mi faranno cenno
07:10eventualmente se dovrò correre a espletare la mia funzione di voto e auguro buon lavoro a tutte e tutti
07:19grazie onorevole passerei la parola alla presidente dell'AMPE Mariangela Grassi che l'AMPE è l'associazione
07:31nazionale dei pedagogisti italiani e insomma dobbiamo ringraziare anche lei per questo libro
07:36a quanto ha detto prima di me l'onorevole per dire appunto che noi da 35 anni ormai da quando ci
07:58abbiamo fondato l'AMPE ci battiamo per rivendicare un ruolo della pedagogia e dell'educazione nel mondo
08:06soprattutto nel nostro mondo nel nostro paese in cui abbiamo come ha detto anche lei molto bisogno di
08:17queste professionalità di pedagogisti e di educatori socio pedagogici infatti l'anno scorso è stata
08:28approvata la legge ho un caldo da morire scusate sto morendo la legge istitutiva del nostro ordine
08:37che però sta incontrando un po di problemi per la costituzione e tant'è vero che per la sua
08:45costituzione tant'è vero che la presidenza del consiglio dei ministri un mese fa ha dato il via a un
08:53disegno di legge che ora è stato assegnato al senato ma non sappiamo ancora fino a poche ore fa
09:00l'ho controllato non sappiamo ancora a quale commissione verrà assegnata comunque di iniziativa
09:05del ministro nordio della presidente meloni si sta cercando di modificare in parte la legge che è stata
09:15approvata praticamente all'unanimità dal parlamento e per riuscire a costituire questo ordine perché
09:21abbiamo capito in questi anni che la nostra professione così come manila franzini dimostra in
09:31questo libro ma come anche tanti altri colleghi
09:35fanno lavorando ogni giorno in vari ambiti soprattutto nel sociale e nell'ambito sociale educativo dimostra
09:47che c'è la presenza del pedagogista è importante in vari contesti per quanto riguarda quello specifico di cui
10:00tratta il libro naturalmente non c'è natura non c'è una percezione a livello sociale dell'importanza di
10:11queste di questa figura però mi pare che manila in questo libro dimostri invece che è che è
10:20importantissima questa figura per affrontare questi temi complessi e urgenti che sono quelli della
10:28migrazione tra l'altro appunto affrontarli in termini di di non medicalizzazione anche
10:41qua perché veramente anche nella scuola e non solo insomma i vari contesti si sta verificando
10:50questo fenomeno negli ultimi anni già da parecchi anni che tutta una serie di tematiche di tipo
10:57educativo e pedagogico vengono affrontate in termini invece più clinici più medici spesso e anche
11:10sanitari invece qua c'è tutto un lavoro da fare su sulle persone con le persone in questi in questi
11:20ambiti anche che sono piuttosto sconosciuti mentre ce ne sono altri più più conosciuti ma dove anche
11:27lì ci sono professionalità che vengono che si sostituiscono ai pedagogisti e quindi c'è un gran
11:36bisogno di riportare il discorso sulla retta via insomma diciamo sulla strada giusta questo
11:45questo libro è se non sbaglio qui c'è l'editore l'amministratore delegato del della casa editrice
11:53Armando Andrea Iacometti con il quale abbiamo iniziato subito dopo l'approvazione della legge istitutiva
12:01dell'ordine abbiamo iniziato una collaborazione che è molto fattiva diciamo è una collaborazione
12:09che sta dando i suoi frutti abbiamo pubblicato un primo libro dove abbiamo un po raccontato la storia
12:16della nostra associazione e contestualmente appunto abbiamo pensato di creare una nuova collana che è
12:25della collana professioni pedagogiche ed educative questo se non sbaglio è il secondo libro ne abbiamo
12:31un altro già pubblicato uno in pubblicazione quindi abbiamo già lavorato parecchio perché in meno di un
12:39anno insomma sono state fatte tante cose per quanto riguarda questo questo argomento specifico della
12:50migrazione della percezione anche delle problematiche che riguardano gli operatori cito un esempio che ho
12:58visto da vicino a un nipote di 22 anni che diverso molto diverso da me per fortuna e comunque che ha
13:10lavorato è andato come volontario in marina e ha lavorato per dall'inizio del 2024 alla guardia
13:21costiera nella sala prima in un altro ambito insomma poi è andato alla sala operativa della guardia
13:27costiera quella dove arrivano tutte le chiamate no le le cose del problematiche dei soprattutto insomma
13:35del mare ma dove continuamente poi lo sentivo parlare di queste problematiche delle delle dei bar quelli
13:42cosiddetti barconi e devo dire che ho avuto delle testimonianze da lui abbastanza insomma soprattutto una
13:53persona così giovane poi lui ha fatto anche si è laureato di recente in sociologia e ha fatto una tesi
14:01proprio su questi argomenti e nella sua tesi anche intervistato altri operatori della guardia costiera
14:08quelli anche che vanno con gli elicotteri no insomma fare il salvataggio in mare cioè lui l'ha vissuta più da
14:14lontano ecco però devo dire che mi ha testimoniato tutta una serie di problematiche che diciamo sono
14:27quelle proprie della persona che entra in contatto seppure a distanza con queste queste vite e certe volte
14:35anche purtroppo con queste morti e quindi insomma sono cose che credo vadano affrontate con il giusto
14:45dandogli il giusto peso e credo che Manila in questo libro sia riuscita anche a dare delle indicazioni per poter aiutare
15:01gli operatori in questo in questo compito vi ringrazio mi fermo qui e lascio spazio agli altri grazie
15:08direi che Manila se vuoi se vuoi tu introdurre e raccontarci il libro da dove nasce questa idea e un po' di cosa
15:22cosa hai scritto e cosa hai parlato sì grazie grazie a tutti ringrazio in primis l'onorevole Tony Ricciardi
15:31che ha reso possibile la presentazione del libro e questo momento di oggi di scambio tra noi e ringrazio la
15:41presidente dell'AMPE l'associazione nazionale dei pedagogisti italiani di cui faccio parte e con lei ho condiviso
15:49varie attività vale tematiche anche questo impegno che ci porta sempre ad esplorare delle delle missioni e
16:00delle tematiche di rilievo in campo pedagogico in campo pedagogico ringrazio la direttrice
16:10Costantino della neuropsichiatria infantile dell'ospedale policlinico di Milano per l'intervento di oggi e per
16:21avermi dato la possibilità di partecipare al progetto migranti all'equip migranti gruppo che saluto con calore
16:28in questa occasione ringrazio anche il professor Stefano Tedeschi con cui c'è in corso una collaborazione
16:39molto importante e proficua e ringrazio Greta Privitera per l'impegno di oggi e per questa passione per
16:51professioni anche se molto diverse sono professioni che ci portano in qualche modo a stare in contatto
16:59con le persone in mondi diversi in mondi altri diremmo anche lontani da noi e mi fa piacere anche ricordare
17:15i partecipanti, gli operatori e i volontari che hanno preso parte alla ricerca che presento oggi
17:24e di due realtà associative italiane Refuge Welcome Italia e l'associazione Rete Milano e i professionisti
17:35sia psicologi che ed educatori della cooperativa sociale Farsi Prossimo.
17:40Oggi sono lieta di presentare il libro che ho pubblicato con la casa editrice Armando Editori
17:48dal titolo Trama migratorio e tramatizzazione vicaria. Il libro appunto rientra nella collana dell'AMPE
17:55AMPE, associazione dei professionisti pedagogisti di cui faccio parte da oltre 20 anni
18:02e l'associazione ha una rappresentanza nutrita di professionisti nelle varie regioni d'Italia.
18:10Inizio dicendo che la parte teorica dello studio, nella parte teorica ho approfondito
18:18quello che è il trauma, trauma migratorio e traumatizzazione vicaria. La traumatizzazione vicaria
18:24è quel trauma che transita dai migranti agli operatori, sia professionisti come diceva
18:32l'onorevole Ricciardi prima, sia volontari che professionisti dell'aiuto che sono a stretto
18:42contatto con i migranti. Dall'approfondimento che ha compiuto, dalla letteratura esistente
18:49è emerso che mentre il trauma e il trauma migratorio sono tematiche, argomenti approfonditi e studiati
18:56non è altrettanto per quanto concerne la traumatizzazione vicaria. Attualmente alcuni autori
19:03ritengono che tutti i soggetti siano potenzialmente esposti ad almeno un trauma, un evento traumatico
19:13nel corso della loro vita e per i professionisti dell'aiuto questa percentuale tende ad aumentare.
19:22In questo libro appunto pongo una centratura sugli operatori, tendenzialmente appunto siamo
19:30portati magari a centrare l'attenzione giustamente sui migranti ma ci sono anche quegli operatori
19:36che sono a contatto con i migranti e che vivono a stretto contatto con loro e quindi c'è
19:48tutto un pensiero e un sentimento legato a questo vissuto. Negli anni 90 brevemente dico che
19:56Figley fu il primo a utilizzare il termine traumatizzazione vicaria per riferirsi a coloro che incorrevano
20:05nel rischio di diventare vittime indirette, cioè non vittime dirette, coloro che sono a contatto
20:10con l'evento traumatico, ma indirette e vittime volato da un soggetto.
20:20I professionisti e volontari possono vivere emozioni negative anche di un certa entità,
20:28intensità, stando a contatto appunto come dicevo con il vissuto di migranti, con il profondo
20:34dolore, con anche l'orrore. I migranti possono aver vissuto la perdita di persone care, possono
20:44aver riportato delle ferite e possono avere e si vedono anche cicatrici sul corpo e possono
20:59aver vissuto anche il sentimento e il rischio di morire. I primi segni appunto sono questi,
21:09c'è da dire che anche ad esempio i transitanti della rotta balcanica oltre a riportare ferite
21:15e cicatrici possono anche presentare delle malformazioni agli arti.
21:22i migranti possono essere considerati dei sopravvissuti, possono aver vissuto non solo
21:32un trauma ma una pluralità di traumi anche nel loro percorso migratorio per arrivare in
21:39questo caso in Italia. Come sostiene Greenberg, se si crea uno spazio di pensabilità per
21:48portare, per consentire di portare questi vissuti, i migranti possono vivere e riportare
21:56anche sentimenti di rinascita. Quindi c'è anche una lettura positiva, una lettura di speranza
22:03che voglio portare oggi. Si parla appunto di una sintomatologia di sintomi paralleli tra
22:12gli operatori rispetto ai migranti che possono prendere la forma di immagini intrusive, eccitazione
22:20fisiologica o evitamento, emozioni angoscianti, compromissione fisiologica. Per il professionista
22:32dell'aiuto questa traumatizzazione può prendere varie forme e può andare dai sentimenti in cui
22:43riportano di essere scossi a traumatizzazione vera e propria. Per esplorare la traumatizzazione
22:50vicaria ho realizzato una ricerca sperimentale che ha avuto sostanzialmente tre obiettivi, valutare
22:59le condizioni psicologiche delle operatori impegnati nell'azione d'aiuto rivolte a migranti, nei termini
23:05di traumatizzazione vicaria e risorse personali, quindi esplorato le strategie di coping, la resilienza,
23:13la crescita post-traumatica. Il secondo obiettivo è stato quello di valutare la correlazione tra variabili
23:21e anagrafiche, quindi età, genere, condizione socio-economica, traumatizzazione vicaria e risorse personali.
23:29In ultimo ho esplorato quali variabili potessero predire la traumatizzazione vicaria. I partecipanti
23:42che hanno preso parte alla ricerca sono stati 41, 27 femmine e 14 maschi che hanno maturato
23:49un'esperienza a contatto con i migranti presso un'organizzazione del territorio da 1 a 25 anni.
23:56sono di età compresa tra 28 e 79 anni e la maggior parte dei partecipanti era coniugata
24:03con un livello scolastico universitario. La maggior parte era professionista dell'aiuto
24:10che si è testato al 75,6%, mentre la restante parte, il 24,4%, era composto dai volontari.
24:20Ho somministrato in una forma online quattro test, uno per valutare la traumatizzazione vicaria,
24:29una per valutare le strategie di coping, una scala di resilienza per adulti, la RSA,
24:36e uno il Post Traumatic Growth Inventory, il PTG. Per quanto riguarda i risultati,
24:44i partecipanti hanno presentato medio-alti livelli di resilienza, il PTG ha presentato
24:50una notevole variabilità tra i soggetti come attivazione personale rispetto post-traumatica,
25:03e la presenza, ed è un dato interessante, la presenza di traumatizzazione vicaria possiamo dire
25:15che è stata significativa, si è attestata al 37,36%. Questo ci fa dire che dobbiamo prestare
25:25un po' di attenzione, anche una certa, considerevole attenzione per quanto riguarda gli operatori,
25:32che siano professionisti o anche i volontari. Rispetto alle correlazioni, i giovani sono risultati
25:41maggiormente esposti alla sintomatologia di arousal, all'attivazione fisiologica e alla
25:47traumatizzazione vicaria. I giovani rispetto agli adulti però sono meno propensi a chiedere aiuto
25:55in caso di bisogno. I professionisti rispetto ai volontari si sono mostrati maggiormente esposti
26:04all'arousal, alla traumatizzazione vicaria, gli stessi che però sono propensi a chiedere aiuto
26:10diversamente dai giovani. Per quanto riguarda la resilienza, più i soggetti sono resilienti
26:18e minore la loro attivazione fisiologica, sono coloro che hanno una maggior tenuta rispetto
26:23al trauma, per cui sarebbe proprio importante in percorsi rivolte a loro proprio centrare
26:31l'attenzione sulla resilienza e consentire loro di sviluppare, attivare questa parte.
26:41L'attivazione fisiologica e i pensieri intrusivi sono predittori della traumatizzazione vicaria,
26:47è il predittore il coping relativo alla ricerca di aiuto esterno. Cosa significa? Che più soggetti
26:55sono portati a chiedere aiuto e maggiore è magari la traumatizzazione che è in loro e quindi
27:05laddove chiedono aiuto bisognerebbe esplorare anche la presenza di traumatizzazione in loro.
27:13Affrontare il trauma è poter stare appunto nel dolore, nella sofferenza e accoglierlo. C'è bisogno
27:21per questo di creare degli spazi in cui le persone possono portare questi stati di fragilità,
27:28di dolore, di sofferenza, per poter essere accolti, elaborati e affrontati con un professionista.
27:38Come diceva Mariangela Grassi e poi come diranno, hanno detto anche diversi professionisti
27:50in campo della pedagogia dell'educazione e anche non solo in campo educativo, è importante
28:00che ci siano dei professionisti che possano essere formati anche ad accogliere questi stati.
28:15Dunque, sono situazioni statiche che hanno bisogno anche di un lavoro lento, un lavoro continuativo
28:24nel tempo. Riconoscere la traumatizzazione vicaria è fondamentale per preservare e consentire
28:33ai professionisti, ai volontari, a tutte le persone coinvolte nell'accoglienza di poter stare
28:40in una condizione di benessere. Teniamo presente che sul nostro territorio c'è una presenza
28:49capillare dell'associazionismo e quindi è importante arrivare a questa rete territoriale
28:58per consentire a tutti i soggetti di affrontare queste situazioni, questi stati di sofferenze,
29:09di dolore, far sì che ci siano questi spazi per poter poi far sì che le persone possano,
29:18nonostante il vissuto anche abbastanza carico, possano ritornare in una condizione di benessere.
29:31Greta, prima mi chiedevi appunto da cosa è partita un po' questa ricerca, questi interessi,
29:38appunto mi sono occupata nel corso della mia formazione molto di operatori, anche operatori
29:47internazionali per quanto concerne le competenze interculturali, mi sono sentita di andare avanti
29:54ed esplorare quella che è la traumatizzazione vicaria sempre ponendo un'attenzione sugli operatori
30:04oltre alla condizione dei migranti perché poi appunto come dicevo c'è una sintomatologia parallela
30:12e c'è qualcosa che transita tra le persone.
30:17Lo dicevamo anche prima, prima di entrare qui. Io di lavoro faccio la giornalista e mi occupo
30:23di storie in questo momento molto tristi che sono quelle del Medio Oriente, della Cisgiordania
30:29e di Israele. Le chiedevo, le dicevo, leggendo il tuo libro, io non sono un'operatrice e quindi
30:36io non ho un ruolo veramente attivo in chi vive traumi di questo tipo.
30:42Ma leggendo il tuo libro, un po' mi sono rivista nel fatto, secondo me anche noi giornalisti,
30:48che facciamo solo da portavoce le storie degli altri ma attraversiamo i traumi e i dolori
30:55degli altri per raccontarli e mi chiedevo se c'è modo un po' per difenderci o difenderci
31:03inteso se si può non essere travolti dalle storie degli altri per essere il più possibile
31:13giusti nel raccontarle. Io non so se questo...
31:18Sì, è una domanda molto importante perché appunto tiene conto della propria situazione
31:26e della situazione dell'altro che vive anche, ha dei vissuti molto dolorosi che ti portano
31:34magari durante le interviste. Allora come fare? Da una parte raccontare però appunto non
31:43farsi coinvolgere e non essere appunto travolti da questa situazione. C'è anche da dire che
31:52è importante sintonizzarsi con i sentimenti, con i pensieri dell'altro perché se no non
31:58sentiremmo noi e non sentiremmo l'altro. Allora è un esercizio, mi viene da dire un esercizio
32:06tra virgolette, il fatto di poter costruire un modo per stare in queste situazioni, un modo
32:13per stare in relazione con l'altro, non troppo immersa, cioè proprio con questa sensazione
32:22di sentirsi travolti ma anche non troppo lontani al di fuori. Poi appunto i vissuti sono diversi,
32:32magari noi siamo sensibili per la nostra storia a determinati aspetti e lo siamo di meno
32:40e altre persone potrebbero viverlo diversamente.
32:46Posso aggiungere una cosa? Io sono iscritta anche all'ordine dei giornalisti e volevo rispondere
32:53alla tua domanda in parte, soltanto c'è a fare un'osservazione. Io penso che visto che come per tutte
33:00le professioni ordinistiche è obbligatoria una formazione continua, che spesso vengono
33:08proposti dei corsi che sinceramente sono niente di che, diciamo. Penso che invece sarebbe
33:16importantissimo che anche i giornalisti avessero una formazione a livello educativo, pedagogico
33:25per trattare non solo questo tema ma anche altri, oltre poi a tutto il discorso chiaramente
33:32della responsabilità, dell'etica e via dicendo. Però spesso lo vediamo insomma sia da giornalisti
33:41televisivi, anche leggendo ancora per chi li legge come me i quotidiani giornali, che alcuni
33:51temi veramente sono trattati in modo inadeguato.
33:54Certo, come penso per tutte le professioni dovremmo tutti essere più forniti di strumenti
34:01perché se no è dato la responsabilità del singolo che come dicevi tu può essere una
34:06persona molto sensibile e quindi capace di trattare queste cose oppure può essere una
34:10persona che per vissuti e per non strumenti magari non dà lo stesso. Ma io penso anche per
34:15gli operatori, penso anche ai volontari, magari sei spinto a essere parte di questa, magari
34:22anche, non so, è quasi un sogno per qualcuno forse fare, avere un ruolo così importante
34:31nella società, però dopo di che quando ti trovi davanti alle situazioni devi avere anche
34:34gli strumenti. Forse neanche, immagino non tutti i volontari hanno gli strumenti che magari
34:40ha un pedagogista, qualcuno laureato in scienza ed educazione, eccetera, eccetera, così come
34:45insomma possiamo fare mille esempi di queste cose, però sì certo bisognerebbe avere più
34:50strumenti così che non sia la responsabilità del singolo.
34:56Vogliamo, vuole sedersi qua con noi, certo?
34:59Noi non ci conosciamo ma è interessante sapere anche la sua esperienza, se può.
35:18Grazie, grazie prima di tutto per l'invito a partecipare a questo incontro, a Manila Franzini,
35:26alla Presidente Grassi, perché io sono qui, grazie all'invito, ma in realtà mi sono
35:33incrociato con la ricerca di Manila Franzini da un lato che forse è inusuale, cioè dal
35:44lato della formazione, della formazione interculturale, io mi occupo di questo all'Università
35:52della Sapienza, per gli studenti, proprio gli studenti iniziali, le matricole, dei corsi
35:58di cooperazione internazionale di sviluppo e di mediazione linguistica interculturale.
36:03Dunque sono studenti, ragazzi giovani, appena entrati nel mondo universitario, a cui cerco
36:13e cerchiamo, insieme anche con i colleghi, di introdurli in una riflessione sull'intercultura
36:21che vada molto al di là, speriamo che vada molto al di là, di quello che è il discorso
36:29comune. In questa strada ho utilizzato per diversi anni il primo libro di Manila Franzini,
36:40che era dedicato esattamente alla formazione interculturale per i cooperanti, per i cooperatori
36:45internazionali, senza che lei lo sapesse. L'ho usato per molti anni, credo che ormai siano
36:53cinque o sei anni da quando è uscito e quest'anno poi lei ha avuto l'idea di contattarmi, visto
37:03che questa coincidenza. Da lì è nata poi una idea di collaborazione che speriamo nel prossimo
37:11futuro dia dei buoni frutti. Perché questo libro però mi ha interessato? Esattamente
37:18per provare il mio ruolo, evidentemente dal lato della tramotizzazione vicaria, perché
37:27noi prepariamo giovani che si propongono o di operare in un futuro o come mediatori o
37:36come cooperatori internazionali, che è un'altra professione in cui la dimensione del trauma,
37:42dello shock culturale è estremamente presente. E soprattutto per quei cooperanti, per esempio,
37:48che operano in situazioni di crisi o nella cooperazione cosiddetta umanitaria, per cui
37:58la... i campi profughi, le situazioni di guerra o le catastrofi naturali. In questo senso
38:07mi ha interessato il libro, questo libro di Manila, perché nella formazione per quasi, diciamo
38:15per definizione, soprattutto nella formazione alle competenze interculturali, l'accento viene
38:23messo, diciamo, su una dimensione di positività. Gli studenti e le studentesse devono acquisire
38:30delle competenze che sono un arricchimento del loro bagaglio culturale, un arricchimento
38:37della loro capacità relazionale e dunque viene impostata la formazione sulla costruzione
38:47di una maggiore consapevolezza attraverso tutta una serie di strategie che non sto qui
38:53a riassumere. Qui ci troviamo però di fronte invece a un'altra dimensione che però è altrettanto
39:00importante nella formazione, cioè la consapevolezza del trauma, del possibile shock culturale che
39:10crea poi una situazione di trauma e di post, situazione post-traumatica. Ovviamente per
39:19gli studenti giovani appena arrivati magari non esageriamo, anche se io sempre li faccio
39:28incontrare appositamente con persone che hanno una profonda esperienza di cooperazione
39:34o di mediazione e che per cui magari hanno attivato questi traumi. Quest'anno abbiamo incontrato
39:41un cooperante della Croce Rossa Internazionale che arrivava da Raffa, per cui insomma con tutto
39:48il suo peso che portava con sé. Dunque la domanda che mi sono fatto leggendo, soprattutto l'ultimo
39:57capitolo del libro di Manila, è come introdurre nella formazione di questi ragazzi e di queste
40:06ragazze la dimensione traumatica e la capacità di affrontare questa dimensione. In tutti i percorsi
40:16formativi, in tutti gli itinerari formativi c'è sempre il momento della verifica, della congruenza
40:25del percorso rispetto agli obiettivi, è un processo che si fa quasi annualmente e qui
40:35la domanda che mi sono fatto è esattamente questa. Cioè se nei nostri percorsi formativi
40:40e nelle competenze che noi richiediamo, o che noi, che la società richiede, a queste
40:50figure professionali prevediamo, e secondo me si deve prevedere, una formazione alla gestione
41:01del trauma. Perché lo sappiamo, chiunque insomma ha anche solo fatto un passaggio di
41:10volontariato nel mondo della migrazione, ma comunque nel mondo del rapporto con le comunità
41:16straniere, sa che il minimo che può capitare è uno shock culturale, ma che spesso poi questo
41:22shock culturale si trasforma in un trauma più o meno persistente.
41:30Allora, così la domanda, ma anche forse la riflessione che propongo anche a Manila, la
41:36domanda è in quale modo si potrebbe pensare una formazione di questo genere. L'altro aspetto
41:45che indubbiamente mi è interessato, io a parte della parte formativa, ho anche la responsabilità
41:54per i tirocini, soprattutto dei mediatori, ma non solo, e questa da ormai da diversi anni
42:00mi occupo in particolare dei tirocini in ambito ospedaliero, che è un ambito in cui il trauma
42:06è praticamente giornaliero, continuo. E in particolare quest'anno, a partire dal mese di febbraio,
42:14i tirocinanti svolgono la loro attività presso il Policlinico Umberto I e presso l'ospedale
42:22San Giovanni Adolorata di Roma e presso il Policlinico Umberto I sono arrivati pazienti,
42:29soprattutto bambini malati oncologici, da Gaza e da quella situazione. Nel nostro lavoro
42:40ci è stato chiesto di assicurare anche una mediazione con le famiglie di questi bambini
42:47che sono arrivati in condizioni, come potete immaginare, molto precarie. Questa dimensione
42:54ha sovrapposto come due fasi. Da una parte il trauma migratorio, a cui però si somma il
43:08trauma della guerra immediata, perché sappiamo che molti dei migranti fuggono alle situazioni
43:15di guerra, però c'è un tragitto, c'è un tempo che li separa. In questo caso erano persone
43:22che uscivano da Gaza e due giorni dopo, tre giorni dopo, si ritrovano qui a Roma, presso
43:30il Policlinico in una situazione completamente diversa e completamente, del tutto è strane
43:37a quello che loro avevano vissuto fino a quel momento. Per cui il trauma è immediato, non
43:41c'è un periodo come avviene in altri casi. In quel caso fortunatamente abbiamo trovato
43:51persone, ragazzi e ragazze che studiano medicina, infermeria, ma anche altre materie provenienti
43:59proprio da quei paesi, da quella zona, da quell'area, che sono stati in grado davvero
44:04di fare questo lavoro. Ho parlato con alcuni di loro e forse in quel caso per loro il trauma
44:14è stato di avere un rapporto diretto con una situazione che loro conoscevano bene, loro
44:23già sapevano, magari avevano parenti, però si sono trovati di fronte alla realtà e quello
44:31ha provocato un salto. Però questo ci ha fatto riflettere anche con i medici su questo, cioè
44:38che forse una formazione al trauma migratorio o al trauma vicario da trauma migratorio sarebbe
44:46molto necessario anche per gli operatori, per esempio, della sanità o di coloro che si
44:51trovano ad operare direttamente con questo gruppo di persone.
44:56Giusto, grazie mille di queste anche esperienze vere. Io vorrei parlare con Antonella Costantino
45:05che è il direttore di neuropsichiatria infantile alla Fondazione Policlinico Milano. A noi
45:13interessa sapere la parte del trauma per quanto riguarda i minori e anche degli operatori che
45:20hanno a che fare con questi minori. Hai un'enorme esperienza in questa cosa, quindi piacerebbe
45:24affrontare questa parte.
45:27Sì, noi siamo il servizio di neuropsichiatria infantile di riferimento per Milano e Regione
45:32Lombardia per i minori stranieri non accompagnati con disturbi psichiatrici in senso lato e
45:38neuropsichiatrici e sempre più vediamo arrivare oltretutto nelle nuove ondate ragazzi che avevano
45:44già delle difficoltà nei paesi di origine e quindi, come tutti sappiamo, quando questo
45:49avviene anche gli eventi traumatici hanno un impatto estremamente più rilevante. Ne seguiamo
45:57più o meno 120 all'anno da, direi, dal 2009 più o meno, quindi insomma con una certa
46:04esperienza. Siamo il gruppo che ha maggiore esperienza da questo punto di vista ormai in
46:09Italia. E sicuramente ci sono due aspetti rilevanti, uno che è quello relativo a quanto
46:17impatta il trauma ovviamente in una persona in sviluppo, in cui il neurosviluppo non è ancora
46:24completo, anche il fisico non è ancora completato il suo sviluppo e anche questo ha un impatto
46:30non banale e tutti sappiamo che anche questo è molto più forte e devastante, ma questo in
46:38qualche modo risuona anche negli operatori perché ovviamente, come già accennava il professore
46:44un attimo fa, la percezione di eventi così devastanti su dei bambini o degli adolescenti
46:51che per definizione ci aspettiamo invece che debbano essere protetti, tutelati, sostenuti
46:56e aiutati a fiorire e non ad avvizzire, è particolarmente difficile per gli operatori
47:03soprattutto nel momento in cui hanno la percezione, e questo è un elemento importante io credo
47:09di avere in mente, quando hanno un po' la percezione di essere tanto impotenti, quando
47:14hanno tanto la percezione di una distanza abissale tra quelli che sono i bisogni della persona
47:20che si trovano davanti e quelle che sono le possibilità che hanno nelle loro mani. Ecco,
47:24in questo senso una delle cose che certamente vediamo, oltre a poter combinare tanti diversi
47:31sguardi e tante diverse professioni, tra cui certamente le competenze pedagogiche, però
47:37forse anche quelle mediche non sono da demonizzare, perché se non le mettiamo tutte insieme
47:42rischiamo poi di fare dei danni rilevanti, abbiamo bisogno di tutti gli sguardi per poter
47:49rispondere a situazioni di estrema complessità, però un altro aspetto importante è certamente
47:54quello di aiutare gli operatori ad avere da un lato una maggiore flessibilità, è facile
48:01irrigidirsi davanti a cose troppo grandi e troppo dolorose, e dall'altro a poter limitare
48:09il campo, identificare delle priorità anche piccole su cui si può lavorare un pezzo per
48:16volta. Questo lo stiamo vedendo in modo particolare con questo progetto Fragile, che è un progetto
48:23che vede in coprogettazione il Comune di Milano, Fondazione Policlinico con la Neuropsichiatra
48:30Infantile, il Consorzio Farsi Prossimo ed altri, che ha costruito un sistema di servizi
48:35intermedio con il finanziamento di tre grandi fondazioni bancarie, e non solo bancarie, scusate,
48:42per quei minori stranieri non accompagnati a maggiore vulnerabilità e che hanno quindi
48:49maggiore necessità di modulare gli interventi e di identificare un pezzo per volta quali sono
48:56le priorità e quali sono poi gli esiti. E questo taglia tantissimo la lamentazione e
49:02l'angoscia degli operatori e la traumatizzazione che loro rischiano di vedere, permette di
49:08focalizzare anche su piccole cose concrete. Non dimentichiamoci mai che un altro aspetto
49:13che forse può sembrare molto banale e che è più del terreno dei pedagogisti, certamente
49:18che non dei neuropsichiatri infantili, ma sembra essere dimenticato, è che per le persone che
49:23hanno subito traumi rilevanti stare nel vuoto è un elemento di ritraumatizzazione per loro
49:32e per gli operatori e quindi anche qua molto importante una progettazione attenta di cosa
49:38mettiamo a disposizione delle persone oltre che degli operatori. Grazie.
49:42Grazie mille. Se Manila vuoi aggiungere qualcosa, abbiamo solo cinque minuti.
49:54se vuoi...
49:57Sì, ringrazio tutti, tutti i presenti appunto, le persone che sono intervenute oggi. Sono
50:08molto lieta di questo perché è un tavolo molto variegato nel senso che ha dato la possibilità
50:15di avere sguardi diversi e questo è importante per quanto riguarda anche il trattare il trauma.
50:24Come diceva la dottoressa Costantino, è importante far sì che diversi professionisti possano
50:32occuparsi di trauma e le professioni che si occupano di trauma sono diverse, ecco è importante
50:42poter lavorare in modo sinergico per consentire di appunto raccogliere questi stati e trovare
50:54sempre uno spazio che può essere modulato in base al bisogno esistente e alle persone
51:04che vivono queste situazioni. Vi ringrazio.
51:09Grazie a tutti e grazie a tutti di essere qui e al prossimo libro.
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