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  • 1 giorno fa
Guillermo del Toro è riuscito nella sua impresa: Frankenstein non è più “qualcosa”, ma “qualcuno”. Il regista messicano ha raccontato con il suo film non più un mostro, ma un’anima tormentata che affronta la propria umanità con poesia, cuore e romanticismo. A dare vita alla Creatura è Jacob Elordi, attore australiano che, sotto la direzione di del Toro, si trasforma completamente grazie al lavoro di Mike Hill, uno dei più apprezzati artisti di effetti prostetici al mondo. L’artista ha creato un corpo costruito da frammenti umani, capace però di mantenere la spiritualità del personaggio. «Guillermo non voleva un essere grottesco o da film horror classico», spiega Hill in un’intervista a Variety. «Il nostro obiettivo era allontanarci dai cliché dei “non morti” o degli zombie. La creatura doveva suscitare empatia, non paura».
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Il truccatore Mike Hill: «Tutto doveva essere concreto e reale»
Nel laboratorio di Victor, nel film, il corpo del primo esperimento giace piegato, con la spina dorsale esposta: una visione tanto inquietante quanto affascinante. «Non volevamo il classico cadavere disteso», racconta Hill. «Abbiamo scelto una postura che suggerisse tensione e fragilità. Quando il corpo è piegato, lo spettatore percepisce qualcosa di profondamente disturbante, ma anche umano». Per questo, Hill e il suo team hanno insistito sulla componente pratica. «In un film ambientato in un’epoca storica, se usi troppa grafica digitale distruggi l’illusione. Doveva sembrare reale, tangibile. Tutto è stato realizzato artigianalmente».
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Le protesi sul volto di Jacob Elordi in Frankenstein di Guillermo del Toro
Per rendere credibile l’aspetto del corpo assemblato con parti provenienti da un campo di battaglia, Hill ha studiato nei minimi dettagli la pelle, i tessuti e i toni differenti del corpo umano. «Ho passato la vita a osservare l’anatomia, ma per Frankenstein ho dovuto andare ancora più in profondità. Non si trattava solo dell’esterno, ma anche dell’interno: di cosa c’è sotto la pelle». Le protesi coprivano quasi interamente il volto di Elordi. «Gli unici tratti visibili erano la punta del naso, il labbro superiore e il mento», rivela Hill. «Tutto il resto era silicone e scultura. Gli ho dato un naso più marcato e sopracciglia più forti, segni tipici del mito di Frankenstein, ma senza esagerare. Doveva restare umano». Per le scene in cui si vedono solo il volto e le mani, Hill e il suo team hanno impiegato sei ore di lavoro per applicare 14 protesi sottilissime. Quando invece la Creatura appare appena nata, completamente nuda e coperta di cicatrici e sutura, il processo è stato molto più lungo: undici ore di trucco e 42 protesi applicate su tutto il corpo.
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Lo sguardo è lo specchio dell’anima
Una delle decisioni più importanti è stata quella di lasciare visibili gli occhi di Elordi. «Guillermo mi ha insegnato un trucco prezioso», racconta Hill. «Se il volto è troppo grottesco, lo spettatore non guarda più gli occhi. E in questo film, gli occhi sono la finestra dell’anima». Per accentuare l’asimmetria, Elordi indossa una sola lente a contatto marrone, per rendere un occhio più grande dell’altro.«Quel piccolo dettaglio cambia tutto», dice Hill. «Rende la creatura fragile e inquietante allo stesso tempo».
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«Jacob Elordi non si è mai lamentato»
Durante le riprese, Hill e il suo team hanno dovuto ricreare il trucco completo venti volte. Un processo lungo e faticoso, che richiedeva ore di applicazione e pazienza. «Jacob non si è mai lamentato», rivela l’artista. «Anzi, usava quel tempo per entrare nel personaggio. Ogni volta che si guardava allo specchio, vede nascere la Creatura». Il risultato è un Frankenstein che unisce terrore e tenerezza, carne e spirito. Un essere che porta addosso le ferite del mondo, ma anche la possibilità di redenzione. «In fondo, la vera sfida non era costruire un mostro», conclude Hill. «Era costruire un uomo».

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