LE ULTIME FASHION WEEK hanno registrato una quantità di cambiamenti alle direzioni creative come non si contavano da anni. Ma al di là delle proposte moda emerge una novità assoluta: sembra proprio che stia per essere certificata la nascita di una nuova figura: il fashion-curator.
Lo si evince soprattutto dal fatto che molte proposte abbiano focalizzato le attenzioni sugli archivi. Visitati, rimaneggiati, citati, rimescolati, sono stati proprio gli archivi la fonte principale di riferimenti di molte collezioni mentre la creatività dell’autore si è fermata sulla soglia dell’heritage. Quindi, un curatore più che un autore.
È una richiesta che arriva dalle aziende interessate a una clientela sempre più conservatrice? Può essere, anche a sentire quanto dichiarato dal Ceo di Kering Luca de Meo a pochi giorni dalla fine delle Fashion Week: mettere il cliente al centro per non dipendere dal direttore creativo.
La moda, però, è tale perché un visionario crea un desiderio che i clienti vivono come irrinunciabile e non perché i clienti richiedono un modello di vestito. E qui si apre un grande dibattito sul significato della moda…
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