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https://www.pupia.tv - Roma - Seguito dell'indagine conoscitiva su povertà educativa, abbandono e dispersione scolastica
Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica
Seguito dell'indagine conoscitiva su povertà educativa, abbandono e dispersione scolastica: audizione di rappresentanti dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) (07.10.25)

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Novità
Trascrizione
00:00...la trasmissione televisiva sul canale satellitare, la trasmissione sulla web tv, nonché mediante
00:13il resoconto stenografico.
00:16Se siete pronti do la parola per l'Istituto Nazionale di Statistica alla dottoressa Cristina
00:22Freguglia, direttrice del Dipartimento per le Statistiche Sociali e Demografiche.
00:26Buongiorno a tutti, grazie Presidente. In questa audizione verranno analizzati i principali
00:33indicatori di vulnerabilità educativa e il documento illustra anche l'attività condotta
00:39dalla Commissione Scientifica e Interistituzionale sulla povertà educativa che è stata istituita
00:44presso l'Istat nel 23. Come vedremo i dati segnalano la persistenza di importanti criticità
00:51nel nostro sistema di formazione, mettendo in luce la necessità di migliorare i processi
00:56formativi in quantità, in qualità ma anche in equità. Nel 24 in Italia il 66,7% delle
01:04persone tra i 25 e i 64 anni ha almeno una qualifica o un diploma secondario superiore,
01:11una quota di 13,8 punti percentuali inferiori alla media europea. Si tratta di un gap significativo
01:18perché questo titolo di studio è considerato il livello di formazione minimo indispensabile
01:24per una partecipazione al mercato del lavoro con un potenziale di crescita professionale.
01:30L'Italia risulta in ritardo rispetto agli altri Paesi anche con riferimento all'istruzione
01:34terziaria e, quel che è peggio, anche della popolazione più giovane. Nel 24 i 25 e 34 anni
01:43in possesso di un titolo di studio terziario sono il 31,6% contro un valore medio che per
01:48l'Europa 27 è del 44,1 ma che significa per alcuni Paesi come Francia, Spagna e Germania
01:54valori oltre il 50%. Ma l'istruzione è un tema che parte dalla più tenera infanzia, i primi
02:07anni di vita dei bambini sono fondamentali perché è in questa fase che avviene più
02:13dell'80% dello sviluppo neuronale e quindi il ruolo dei servizi per l'infanzia è centrale
02:19soprattutto per i bambini che nascono in contesti familiari e sociali svantaggiati, come ha dimostrato
02:25la letteratura internazionale, l'ampia letteratura internazionale. Nel nostro Paese osserviamo
02:32una carenza strutturale di servizi educativi per la prima infanzia rispetto al potenziale
02:37bacino di utenza e una distribuzione profondamente disomogenea sul territorio nazionale che continua
02:43a penalizzare molte regioni del Sud. Tra il 2019-2020, l'anno educativo 19-20 e quello
02:5122-23, il tasso di copertura dei posti rispetto ai residenti sotto i tre anni è passato dal
02:5927-1 al 30%, peraltro molto aiutato dal calo delle nascite, risultando ancora molto al di
03:07sotto della media italiana nel mezzogiorno e ricalcando quindi la geografia della disponibilità
03:14delle strutture sul territorio italiano. Il ricorso al nido riguarda soprattutto bambini
03:19con genitori occupati, bambini che hanno genitori con elevati titoli di studio e quindi l'iscrizione
03:27al nido è intesa più come uno strumento di conciliazione tra vita lavorativa e attività
03:31di cura delle famiglie piuttosto che un primo passo nel sistema educativo. D'altra parte
03:38i criteri utilizzati per la formulazione delle gradatorie delle domande di iscrizione al
03:43nido fanno riferimento alla condizione lavorativa dei genitori e quindi le altre condizioni come
03:49il disagio economico sono presi in considerazione soltanto da una piccola minoranza di comuni.
03:58Analizzeremo adesso, a volo d'uccello perché il tempo è tiranno, alcuni indicatori interessanti
04:05in questo campo di dispersione e di abbandono. In primo luogo i low performer, cioè i ragazzi
04:14tra gli studenti iscritti al terzo anno della scuola secondaria di primo grado, per intenderci
04:18la terza media, i ragazzi che hanno un'insufficienza nelle competenze alfabetiche o numeriche.
04:29Nell'anno scolastico 24-25, secondo Invalsi, la quota di studenti che non raggiungono questa
04:35sufficienza è pari al 41,4 per l'italiano e il 44,3 per la matematica, valori che sono
04:42aumentati di 5 punti percentuali rispetto al 2019. Oltre ai low performer, sempre con
04:50riferimento alla terza media per essere più sintetici, abbiamo un indicatore di rischio
04:55di dispersione implicita tra gli studenti, cioè il rischio di non riuscire a permanere
05:02nel percorso scolastico dopo l'obbligo, di ripetere gli anni di studio, di non recuperare
05:08o addirittura di vedere accentuate le proprie lacune. Questa quota di studenti che non raggiungono
05:15la sufficienza sia in matematica sia in italiano sia in inglese sono il 12,3 per cento del totale
05:26e la quota è diminuita rispetto al 16,6 per cento dell'anno scolastico 2021 ma pressoché
05:35esclusivamente per un miglioramento nella lingua inglese. Interessante è pure la dispersione
05:43scolastica nella fascia più alta di ragazzi tra i 18 e i 24 anni, in particolare la dispersione
05:51scolastica esplicita, ossia i ragazzi che in quella fascia d'età hanno conseguito al massimo
05:58il diploma di scuola secondaria di primo grado, quindi la licenza media, che non sono inseriti
06:04in un percorso di istruzione e formazione. Nel 24 questa condizione riguarda il 9,8 per cento
06:10in questa fascia d'età, un livello tuttavia molto prossimo al target proposto dall'Unione
06:16Europea per il 2030 del 9%. Passando alla scuola secondaria di secondo grado, anche qui
06:25abbiamo degli indicatori di dispersione implicita tra gli studenti e quindi sono quegli studenti
06:33che al tredicesimo anno di scuola, che quindi hanno completato il ciclo, non raggiungono i
06:38minimi previsti, traguardi minimi previsti dopo appunto 13 anni di scuola. In termini di competenze
06:46di base di questi studenti si trovano in una condizione non molto differente da coloro
06:50che hanno abbandonato la scuola, presentando un elevato rischio di marginalità sociale.
06:55Nel 2024 la quota di studenti in questa situazione è dell'8,7 per cento, un dato in diminuzione
07:04che però presenta il noto gradiente territoriale con uno svantaggio del sud. Una notazione anche
07:14sul fenomeno dei net, il calo della quota dei ragazzi in dispersione esplicita osservato
07:21a partire dal 21, unito anche all'incremento del tasso di occupazione dei giovanile, ha determinato
07:27una diminuzione della quota di giovani non più inseriti in un percorso scolastico formativo
07:33e non impegnati in attività lavorativa. Nel 24, sul totale dei 15-29 anni, la quota di questi
07:43ragazzi, quindi che non lavorano e non studiano, sono il 15,2 per cento. Tutti gli indicatori
07:49di cui abbiamo parlato sono indicatori che presentano delle differenze molto importanti
07:53dell'eterogeneità a livello di origine geografica, di residenza, di cittadinanza, di condizione
08:01socio-economica della famiglia, quindi mostrando dei valori molto più elevati in corrispondenza
08:09dei gruppi sociali o dei territoriali meno avvantaggiati. Per la quota di net, per esempio,
08:18che come dicevo sono il 15,2 per cento per il totale nazionale, in realtà in Calabria,
08:23in Sicilia, in Campania arrivano quasi ad essere un quarto della popolazione di quella fascia
08:29d'età. Passo ora alla Commissione Istat sulla povertà educativa. Nell'ultimo decennio
08:38questo tema ovviamente ha ricevuto una grande attenzione. L'Istituto ha sentito di dover
08:44istituire una commissione composta da oltre 50 membri provenienti dal mondo accademico,
08:50da enti, da organizzazioni nazionali e internazionali. Questa commissione ha seguito un approccio
08:56incentrato sull'accezione più ampia della parola educazione, quindi allargando lo sguardo
09:03alla pluralità di aspetti che qualificano la povertà educativa e non limitandosi al
09:08mancato raggiungimento di obiettivi di istruzione scolastica, come invece avviene per esempio
09:13per la misura dell'educational poverty di impronta anglosassone. L'educazione, oltre a includere
09:19l'istruzione, deve agire nell'ambito di comportamenti, abitudini e atteggiamenti rivolti verso obiettivi
09:25socialmente condivisi, presuppone la crescita della persona nella relazione con l'altro
09:31e la società, contempla la formazione come processo di crescita culturale, sociale e personale.
09:38Nel corso del 24 l'attività della commissione ha registrato avanzamenti nella definizione
09:44di un framework concettuale. La povertà educativa è considerata un fenomeno multidimensionale
09:49complesso, quindi frutto del contesto familiare, economico e sociale, strettamente connesso
09:55alle opportunità offerte dalla comunità educante. Per questo motivo si è contestualmente considerata
10:02la povertà nelle risorse e la povertà negli esiti, quindi sviluppando un framework articolato
10:10in due domini, 5 dimensioni e 14 sottodimensioni, che chi avrà la bontà poi di leggere il nostro
10:21documento potrà apprezzare. La commissione ha anche individuato un ampio set di indicatori,
10:32alcuni già calcolabili, grazie alle basi dati resi disponibili dai diversi enti nel sistema
10:37statistico nazionale, anche se in prospettiva dovranno essere elaborati nuovi indicatori.
10:43La commissione ha infatti il compito, alla fine del suo mandato, anche di formulare delle
10:49raccomandazioni al sistema statistico nazionale e posso dire anche a chi deve destinare le risorse
10:58per la statistica ufficiale, quindi raccomandazioni per costruire un framework di fonti e di rilevazione
11:11ad hoc che ci consentano di approfondire le parti più lacunose dal punto di vista delle
11:17fonti disponibili. La commissione ha svolto anche un esercizio esplorativo di misurazione
11:23pubblicato a maggio 24 nel rapporto annuale dell'Istat, ha calcolato degli indici compositi,
11:30uno per gli esiti e uno per la dimensione delle risorse educative, cioè indici in buona
11:34sostanza che sintetizzano tutta una serie di indicatori e che cercano di esprimere la
11:42sintesi di questi indicatori e attraverso questi indici è stato possibile mappare il territorio
11:50italiano evidenziando le aree più svantaggiate. Naturalmente è un lavoro in progress, è un
11:54lavoro sperimentale ma questi primi risultati hanno dato dei risultati interessanti per quanto
12:03riguarda la dimensione degli esiti, per esempio osserviamo una polarizzazione importante da
12:08un lato Veneto, Marche e soprattutto Umbria dove tutti i comuni, a prescindere dal grado
12:13di urbanizzazione, mostrano un evidente vantaggio con valori dell'indice più basso rispetto
12:19alla media nazionale e dall'altro la Sardegna dove si osserva un forte svantaggio in tutti
12:24i comuni della regione. Anche Sicilia e Calabria mostrano una situazione difficile su tutto
12:29il territorio ma con intensità minore e diversa tra di loro. In Sicilia per esempio sono le
12:34città che mostrano valori più elevati quindi di maggior svantaggio mentre in Calabria sono
12:39i soborghi, le zone rurali ad essere in condizioni di maggiore difficoltà. Tra le regioni che presentano
12:45valori peggiori rispetto alla media nazionale si collocano anche Piemonte e Liguria ma criticità
12:51si osservano anche per la fascia appenninica dell'Emilia Romagna e nelle aree montane della
12:56Lombardia. Rispetto a quanto emerso per la dimensione degli esiti, l'analisi della distribuzione
13:03dell'indicatore composito relativo alla carenza di risorse mostra nel complesso del territorio
13:09nazionale una minore livello di diseguaglianza ma anche situazioni più diversificate a seconda
13:15del grado di urbanizzazione. Fatta eccezione per la Sicilia dove su tutto il territorio
13:21regionale si rileva una grande carenza di risorse, nel resto delle regioni il grado di urbanizzazione
13:26incide molto sul livello dell'indice. In Calabria lo svantaggio è più accentuato nelle zone
13:33rurali come abbiamo già visto per gli esiti, questo viene quindi anche per le risorse. All'opposto
13:39in Campania sono le città che presentano situazioni problematiche in termini di risorse e tra le
13:45regioni del mezzogiorno per le città della Basilicata e della Sardegna i valori invece denotano
13:51una minore carenza. Al centro nord la situazione è complessivamente migliore, nelle città la
13:57carenza di risorse infatti è più bassa rispetto alla media nazionale ma le zone rurali del
14:05nord ovest e del nord est compresa l'area penninica dell'Emilia Romagna sono penalizzate. Fa eccezione
14:11il Friuli Venezia Giulia dove sempre rispetto alla media nazionale si osserva una bassa carenza
14:17di risorse in tutto il territorio regionale indipendentemente dal grado di urbanizzazione
14:23dei comuni. I territori che presentano valori più bassi dell'indice e quindi una migliore
14:28dotazione di risorse sono tutte le città della Toscana e nel sud l'Aquila e le due città
14:34della Basilicata. Grazie per la vostra attenzione.
14:37Grazie a lei. Chiedo ai colleghi senatori se intendono porre quesiti.
14:43Non ci sono domande vuol dire che state esauciate. Ecco il senatore Verducci, prego.
14:53Grazie Presidente anche per poter utilizzare al meglio l'audizione dell'Istat, delle ricercatrici
15:04che ringrazio. Ci sono molti elementi che sono importanti per la nostra indagine conoscitiva
15:12e indubbiamente da questa audizione emergono alcune conferme. Mi pare di capire, questo naturalmente
15:20è un elemento che a intuito già sapevamo, ma mi pare di capire che i dati confermino che
15:28laddove c'è un investimento di risorse c'è un effettivo contrasto e quindi un'efficacia
15:39nell'affrontare un problema che è molto serio nel nostro Paese in maniera molto diffusa.
15:49Le domande che voglio fare. La prima si è parlato di dati in diminuzione. Esattamente qual è
16:00la lettura di questi dati in diminuzione perché dentro questa dinamica di diminuzione
16:06della dispersione poi ci sono stati forniti, se ho colto bene, in realtà dei dati che lei
16:16ha chiamato di dispersione implicita che sono comunque molto gravi al netto di una diminuzione
16:22dei dati dell'abbandono vero e proprio e quindi potremmo dire, usando le vostre categorie,
16:30della dispersione esplicita. Quindi effettivamente come leggete questa dinamica e come si lega
16:41a effettive iniziative da parte del legislatore, sia nazionale sia regionale.
16:47L'altra domanda che voglio fare. Lei ha insistito molto, soprattutto in chiusura
16:53della sua relazione, sulla differenza che c'è tra l'urbanizzazione, quindi maggiori risorse
17:02all'interno delle città, immagino grandi o medio-grandi, e invece minori risorse nell'entroterra,
17:09nei luoghi più difficili da raggiungere dal punto di vista infrastrutturale.
17:16ha citato gli appennini e le zone dell'entroterra. Anche questo sappiamo un tema molto urgente
17:22e noi molto spesso reclamiamo che ci sia all'interno di una strategia nazionale per le aree interne
17:29che i pilastri di questa strategia siano fondati sui diritti e tra questo naturalmente
17:37solo il diritto allo studio, ma il diritto ad avere delle scuole, cose che invece attualmente,
17:43soprattutto negli ultimi anni, con la riduzione anche delle autonomie e quindi anche il numero
17:50delle scuole diventa un problema sempre più grave. Quindi se effettivamente all'interno
17:57di questo dato che lei ci consegna c'è un problema legato al minore insediamento scolastico,
18:07io immagino di sì, mi pare evidente che sia così, però vorrei da lei anche su questo
18:14un riscontro statistico. Sempre all'interno di questa domanda, lei dice che sono i grandi
18:22centri ad investire, questo è un bene, però noi sappiamo anche che le aree più marginali
18:30edifici delle grandi città sono quelle che storicamente hanno anche dei dati di dispersione
18:35e di abbandono più gravi che corrispondono poi naturalmente a degli elementi di disagio
18:41sociale, di fragilità sociale, di maggiori diseguaglianze, di maggiore povertà socio-economica
18:47che poi si riverbere in maggiore povertà anche educativa e abbandono scolastico e quindi
18:54capire da voi se avete anche dei case history, quindi degli esempi di come nonostante il
19:01livello di urbanizzazione corrispondano a maggiori investimenti ci siano però dei problemi
19:07all'interno di alcune città o di zone urbane o se invece c'è una progressione uniforme
19:14e quindi che può essere giudicata soddisfacente. Dico questo perché noi dobbiamo udire anche
19:19ad esempio i rappresentanti dei comuni e delle autonomie locali e da questo punto di vista
19:25la vostra ricerca può essere molto importante nell'indirizzarci poi alla preparazione di quelle
19:35audizioni che faremo con ANCI, con la conferenza Stato-Regioni e con le varie autonomie locali.
19:45Grazie.
19:47Ci sono altre domande? No. Allora se non ci sono altre domande do la parola alla dottoressa
19:55Freguia per le...
19:56Grazie Presidente. Allora per quanto riguarda diciamo come leggiamo gli andamenti che abbiamo
20:10visto. In alcuni casi si tratta appunto di andamenti che migliorano, che vanno verso
20:17un senso di miglioramento della situazione ma questi miglioramenti intanto vanno letti
20:25come sottolineavo andando a guardare anche le situazioni specifiche che si trovano in alcune
20:32categorie sociali, in alcune aree del territorio perché in alcune aree del territorio questi
20:39miglioramenti non vengono rilevati e dunque rimane tutta la loro gravità. I miglioramenti
20:47poi sono lenti, c'è anche da dire questo, in un contesto in cui appunto il Paese è comunque
20:54indietro rispetto all'Europa. Avevo iniziato la mia relazione ricordando il problema del
21:03titolo di studio terziario per i giovani tra i 25 e i 34 anni. Quella fascia di età è
21:09la fascia dalla quale ci aspettiamo la spinta maggiore per il Paese, la spinta imprenditoriale,
21:17la spinta di innovazione e dunque rimanere così indietro rispetto alla media europea
21:24ma non solo, rispetto ai migliori Paesi dell'Europa evidentemente segnala una situazione che al di
21:33là del piccolo progresso che viene fatto rispetto ad alcuni degli indicatori rimane appunto disegna
21:42un quadro che comunque è veramente da attenzionare. Rurale e urbano, allora ribadisco intanto
21:53che ovviamente queste sono comunque delle analisi che sono state condotte in una fase ancora
22:00sperimentale e quindi meritano ulteriori approfondimenti ma non sempre, come anche ho illustrato nel corso
22:08la relazione non sempre rurale si traduce necessariamente in una situazione di svantaggio dal punto di vista
22:15delle risorse. Vorrei anche dire però che non è un binomio così netto la disponibilità delle risorse
22:24e gli esiti sul piano dell'istruzione che ne possono derivare.
22:35Le risorse si devono abbinare in generale a un contesto socio-economico favorevole perché è chiaro che nel nord del Paese
22:44dove ci sono tassi di occupazione più elevati e dunque le famiglie e anche i titoli di studio più elevati
22:51dei genitori è il contesto socio-economico che favorisce un esito dal punto di vista dell'istruzione
22:59dei ragazzi migliore al di là della qualità delle risorse che vengono messe a disposizione
23:09che sono diciamo mediamente sufficienti ovviamente ma possono risultare più scarse
23:15ma ovviamente le classi sociali più abbienti riescono a compensare anche la scarsità di risorse
23:26che in alcuni casi viene ad evidenziarsi.
23:31Quindi dobbiamo tener conto nell'analizzare la situazione del Paese e la situazione dei nostri ragazzi
23:39tenendo conto come la Commissione ha ampiamente sottolineato sia la disponibilità delle risorse sul territorio
23:46ma anche il contesto socio-economico di appartenenza.
23:49Per questo ho ribadito anche l'importanza dei servizi educativi della prima infanzia
23:55perché è proprio nei primissimi anni di vita che è possibile cercare di compensare
24:01le carenze di un contesto familiare o socio-economico
24:08che in alcuni casi, soprattutto in alcune aree del Paese, sono evidenti.
24:22La senatrice Versace.
24:24Grazie, io vi volevo ringraziare per questa relazione che ci dà sicuramente uno spaccato
24:30e delle percentuali che ci pongono comunque una polaroid interessante
24:35però io vi chiedo scusa perché sono arrivata ad audizione iniziata
24:40ma ho provato a leggere velocemente il vostro documento
24:43per cui vi faccio una domanda proprio precisa
24:46ma la Commissione ha esaminato anche quelle che sono le cause di questo abbandono
24:51cioè al di là della situazione socio-economica delle famiglie
24:56che è evidentemente una delle cause
25:00però lo spaccato che voi ci date
25:04dove ci dà anche un quadro di quelle che sono le differenze
25:09tra le competenze matematiche alfabetiche piuttosto che il divario di genere
25:13sono tutti dati interessanti
25:15però noi per provare anche in qualche modo a intervenire
25:18sicuramente ci torna utile conoscere meglio
25:21quelle che possono essere le cause
25:23che non sono evidentemente soltanto derivanti
25:26da una situazione socio-economica della famiglia
25:28dico questo perché io faccio parte anche della bicamerale di infanzia e adolescenza
25:32dove l'anno scorso avevamo anche avviato un'indagine conoscitiva simile a questa
25:36ed era emerso che per esempio nelle aree interne e nelle aree montane
25:40il disagio più che altro nasceva dalla situazione più che altro legata ai trasporti
25:46per esempio piuttosto che all'offerta delle scuole che erano lì in zona
25:50quindi io vi chiedo se la Commissione ha fatto uno studio più preciso rispetto a questo
25:56e qualora l'avesse fatto insomma per noi sarebbe molto utile anche ricevere un documento integrativo
26:03grazie mille
26:04bene dottoressa per intervenire in risposta
26:07sì grazie
26:08allora ricordo che la Commissione è composta da esperti
26:12quindi persone che hanno approfondito e hanno dedicato la loro
26:16insomma parte della loro attività di studio e di ricerca anche in questo settore
26:23se non addirittura persone che lavorano in questo campo
26:26quindi hanno utilizzato le loro conoscenze per individuare quegli indicatori laddove disponibili
26:36oppure per raccomandare indicatori laddove ancora disponibili
26:41che mettano in luce proprio questo tipo di difficoltà
26:45le difficoltà che possono portare alle conseguenze a cui abbiamo accennato
26:51e quindi parliamo anche di scuole non accessibili
26:54quindi giustamente questo è un tema importante
26:58l'accessibilità è ovviamente uno degli elementi che può portare gli studenti a scegliere delle strade
27:05piuttosto che altre e quindi possono mettere a frutto le loro labilità, le loro competenze
27:10quindi diciamo appunto abbiamo considerato tutta una serie di indicatori
27:14tra i quali ci sono anche gli indicatori che vengono considerati come sensibili
27:17rispetto agli esiti quindi di contesto
27:23ma posso dare la parola alla mia collega invece la dottoressa Cascioli
27:30che si è occupata specificamente di questo tema insieme a dei colleghi dell'Inapp
27:36e proprio sull'abbandono e quindi possiamo considerare questo
27:41Prego
27:42Perfetto, buongiorno
27:46Sì, diciamo che è stato pubblicato nel 2024
27:51un rapporto che riassume i risultati di un'indagine conoscitiva di approfondimento
27:58sui giovani che avevano abbandonato precocemente gli studi
28:04giovani individuati dalla rilevazione sulle forze di lavoro dell'ISTAT
28:09e c'è stato un ritorno appunto un'indagine di approfondimento a distanza di anni
28:14indagine condotta dall'Inapp in parternariato con l'ISTAT
28:18e vabbè la pubblicazione è a disposizione
28:21diciamo che è chiaro che i motivi dell'abbandono erano centrali per la ricerca
28:26e c'è stata una batteria di domande molto ampia
28:30e diciamo che i principali motivi che abbiamo identificato sono questi
28:38il primo diciamo può essere riassunto nel disinteresse
28:44perché riassume risposte del tipo
28:49non mi piaceva studiare, non mi interessavano le materie che stavo studiando
28:55e anche troppa teoria, volevo un corso più pratico
29:01poi il secondo motivo invece è stata la volontà di lavorare
29:05per essere autosufficienti o aiutare la famiglia
29:07e qui riprendo dottoressa quanto aveva detto lei
29:11insomma il background socioculturale della famiglia di origine
29:14è comunque importantissimo
29:18anche perché vorrei aggiungere che nella stima degli abbandoni scolastici precoci
29:23che la dottoressa Freguglia ha detto che ora siamo avvicini alla media europea
29:29ma in realtà abbiamo differenze, disuguaglianze enormi
29:35l'Istat stima che un giovane su quattro
29:41con genitori che hanno un basso titolo di studio
29:43al più la licenza media abbandona gli studi
29:45contro uno su cento di chi ha genitori laureati
29:49praticamente nessuno
29:50quindi questo per dare comunque rilevanza al background familiare
29:56e invece il terzo motivo riprende di nuovo la scuola
30:01il terzo motivo è la difficoltà negli studi
30:04con risposte del tipo
30:07sì non riuscivo a tenere passi con i programmi
30:11non andavo bene
30:13e tra l'altro interessante queste risposte
30:16le abbiamo trovate spesso correlate
30:18con delle risposte del tipo
30:22che alla fine il ragazzo aveva anche un disagio personale
30:25il disagio scolastico lo portava a avere un disagio personale
30:28con i suoi coetanei
30:31e diciamo quindi che il primo motivo disinteressa
30:36il terzo difficoltà
30:37non si sa ovviamente la causa effetto
30:39perché come sappiamo bene sono due fenomeni
30:42molto correlati tra di loro
30:44ma che appunto possono suggerire anche questi
30:48chiaramente la strada di specifici interventi
30:51perché difficoltà
30:54programmi più pratici
30:57chiaramente quindi interventi su percorsi e programmi
30:59e invece dal punto di vista
31:02scusate del disinteresse
31:05si interviene sui programmi
31:06sulle difficoltà c'è tutto il discorso
31:08di intervenire anche nell'ambiente scuola
31:10insomma nel creare
31:11una rete di relazioni
31:14con gli insegnanti
31:15con i tutor
31:16con i compagni
31:17che li aiuti e li rafforzi
31:19nel momento di difficoltà
31:21per non uscire dal percorso scolastico
31:24e magari riuscirlo a superare
31:25ecco
31:25comunque ovviamente invito eventualmente
31:28alla lettura della ricerca
31:29molto più ampia
31:30diciamo che man mano riscuote sempre più interesse
31:36l'audizione
31:36il senatore Verduci
31:37solo una battuta presidente
31:47grazie anzi
31:48sicuramente dobbiamo acquisire
31:50questa indagine
31:52dell'Istat
31:54che sicuramente è molto importante
31:56per la nostra indagine conoscitiva
31:58volevo chiedere alla dottoressa
32:00se
32:01oltre a queste tre motivazioni
32:04non ve ne fosse
32:05o se c'è invece
32:08nascosta tra queste tre
32:09magari nell'ultima
32:10una motivazione
32:12consapevole da parte
32:14dei studenti
32:15legata alla mancanza di mezzi
32:18per poter continuare gli studi
32:21quindi a fronte di una volontà di studiare
32:24e la mancanza invece
32:26di mezzi
32:27per poterlo fare
32:29se si intende mezzi economici?
32:34beh
32:35io direi che è la seconda motivazione
32:37che avevo detto
32:37cioè quando
32:38la seconda è la volontà
32:40la seconda
32:41era la volontà di lavorare
32:42però era specifica
32:44per rendermi autosufficiente
32:46o per aiutare la famiglia
32:47queste erano due delle modalità di risposta
32:50che hanno particolarmente
32:52insomma
32:55affermato
32:56e questo
32:57e questo fa capire
32:58che probabilmente
32:59c'è dietro anche
33:02un problema legato
33:04chiaramente
33:05anche
33:06un problema economico
33:07della famiglia di origine
33:08che ripeto appunto
33:09io ho dato questi due numeri
33:12che sono
33:12che un ragazzo su quattro
33:14abbandona
33:15quando i genitori hanno
33:16un basso titolo di studio
33:17contro nessuno
33:18di quando il genitore è laureato
33:19dietro c'è
33:20sicuramente un aspetto
33:21culturale
33:22della famiglia
33:23ma anche un aspetto
33:24economico
33:25della famiglia
33:25poi
33:25insomma
33:26bene
33:29allora se non ci sono altre domande
33:31io vi ringrazio
33:32per queste
33:33dettagliate risposte
33:34con le quali abbiamo terminato
33:36diciamo l'audizione
33:37vi invito a farci pervenire
33:38eventuale
33:39ulteriore documentazione
33:40integrativa
33:42e
33:42dichiaro chiusa l'audizione
33:44grazie
33:49grazie a tutti
33:52grazie a tutti
34:22grazie a tutti
34:26grazie a tutti
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