Come smascherare l’archetipo della “brava ragazza” e rinascere ribelli. Dentro ogni donna abita un archetipo che la società ha coltivato per secoli: la “brava ragazza”. Quella che non disturba, non alza la voce, non mostra rabbia, non desidera troppo, non osa uscire dai binari. È un’immagine collettiva che rassicura il mondo esterno, ma spegne il fuoco interiore.
[idarticle id="2570254" title="L'Agorà di Selene Calloni Williams: «L'Ikigai è il segreto giapponese per alzarsi ogni mattina felici»"] Cosa si nasconde dietro l'archetipo della brava ragazza La psicologia immaginale ci invita a guardare a questo archetipo non come a un nemico da combattere, ma come a un’immagine che deve essere riconosciuta e trascesa. La “brava ragazza” è un costume: possiamo indossarlo, ma non siamo quel costume. Smascherarla significa scoprire che la nostra identità è più vasta e polifonica, che dentro di noi vive anche la ribelle, la guerriera, la sciamana.
[idarticle id="2544111" title="L'Agorà di Selene Calloni Williams: «Abbracciamo la natura con il forest bathing»"] «Sono stata Maria e Selene» [caption id="attachment_2637082" align="aligncenter" width="667"] Selene Calloni Williams parla dell'archetipo della brava ragazza[/caption]
Nel mio libro Diario di una sciamana, il cammino segreto di una monaca guerriera (Piemme) racconto come per anni io stessa sia stata due personaggi in uno: Maria e Selene. Maria era la brava ragazza, sempre timorosa. Mentre meditavo nella foresta da monaca buddhista, lei mi tormentava con la sua voce: «I tuoi compagni di liceo si stanno laureando e tu qui non combini nulla, se non stare a gambe incrociate!». Si scandalizzava di fronte alla meditazione sui cadaveri, inorridiva davanti agli OMBE, i viaggi fuor dal corpo, e temeva che il mondo intero mi giudicasse folle.
Eppure, accanto a lei, c’era Selene: l’avventuriera ribelle, la parte di me che non si lasciava frenare dai condizionamenti, che aveva sete di verità e di libertà. È stata Selene a guidarmi sul sentiero spirituale, a farmi restare nel silenzio della foresta, a mostrarmi che la ribellione può essere via di risveglio.
Con il tempo, ho imparato che non si trattava di scegliere: alla fine Maria e Selene si sono integrate. La “brava ragazza” e la ribelle sono diventate parti di un’unica donna. È questo il cammino: riconoscere le nostre maschere e trasformarle in alleati, finché non diventano armonia interiore.
Ogni lettrice, specchiandosi, può fare lo stesso: accogliere la propria Maria e la propria Selene, integrare le polarità, e scoprire che la vera ribellione è vivere secondo la voce dell’anima.
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Ogni lettrice, specchiandosi, può fare lo stesso: accogliere la propria Maria e la propria Selene, integrare le polarità, e scoprire che la vera ribellione è vivere secondo la voce dell’anima.
Il Buddhismo ci insegna che la sofferenza nasce dall’attaccamento a un’identità fissa. Ma se impariamo a osservare la “brava ragazza” come semplice immagine mentale, possiamo scioglierla e rinascere più autentiche. La ribellione, allora, non è rabbia sterile, ma forza creativa.
Rinascere ribelli non significa vivere nella rabbia o nel conflitto, ma riconquistare la libertà di essere intere. La ribellione autentica è un atto creativo: è smettere di vivere secondo copioni scritti da altri e scrivere il proprio. È avere il coraggio di dire “no” quando serve, e “sì” quando la vita chiama.
Ogni volta che ci accorgiamo di compiacere per paura di perdere approvazione, possiamo fermarci, respirare, e ricordare che dentro di noi c’è una voce più antica, più selvaggia, più vera.
Così, passo dopo passo, la “brava ragazza” si scioglie come un’ombra, e dalla sua dissoluzione nasce una donna nuova: ribelle, libera, capace di danzare con la vita senza catene.
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