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https://www.pupia.tv - Roma - Presentazione della nuova edizione della Rivista "MEMO" Grandi Magazzini Editoriali - Conferenza stampa di Anna Ascani (26.11.25)
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Novità Trascrizione
00:00Buongiorno, io direi di iniziare, vedo che l'overbooking continua, però insomma abbiamo
00:06anche dei tempi tecnici da rispettare, non solo per occupare questa sala ma anche per
00:11liberarla alla fine, quindi dobbiamo essere abbastanza rigorosi. Grazie a tutti di essere
00:18venuti, questa qua è una giornata molto particolare, scoprirete anche perché, è così importante
00:26per noi, però prima di qualunque cosa un ringraziamento a chi ci ospita, l'onorevole Ascani, vicepresidente
00:33della Camera dei Deputati, che non è potuta intervenire, ma credo che ci abbia mandato
00:38un video di saluto, prego regia.
00:56Non si sente, si sentirà adesso.
01:06È un saluto un po' silenzioso però.
01:26Non si sente.
01:42Stiamo lavorando del buro.
01:45Buongiorno a tutte e a tutti, innanzitutto mi dispiace moltissimo non essere lì con
02:05voi per il valore straordinario di questa iniziativa, a breve dirò due parole, ma anche perché
02:11lì ci sono amici e amiche con cui ho condiviso dei pezzi di strada e con i quali avrei davvero
02:17voluto dividere questa bella giornata e questa bella occasione. Non è una prima volta, ma
02:24è un rilancio, un rinnovare, un impegno che la rivista Memo ha fatto proprio, che è quello
02:32di far vivere la cultura attraverso le voci, le esperienze, il racconto di chi genera
02:41cultura, di chi custodisce un patrimonio culturale straordinario, ma soprattutto lo custodisce
02:48facendolo vivere, valorizzandolo, di chi attraverso la propria arte, la propria persona, la propria
02:55ingegnosità riesce a generare nuovo patrimonio culturale, che è la ricchezza straordinaria
03:02del nostro paese, della quale spesso dimentichiamo di parlare, che genera peraltro crescita economica,
03:09lavoro, occasioni di sviluppo, ma che genera soprattutto un tessuto sociale ricco che rende
03:17migliore la nostra società . Questa è la forza straordinaria dell'industria culturale, questa è la forza
03:23straordinaria della cultura e delle persone che scelgono attraverso la propria competenza,
03:32di far vivere il patrimonio culturale. Quindi davvero mi dispiace molto non riuscire ad essere
03:38lì con voi, ma vi faccio il mio più grande rinnovato in bocca al lupo per il successo di
03:44questa che non è solo un'iniziativa editoriale, ma appunto un tentativo di rimettere un faro
03:50sullo sforzo che si fa per generare nuovo patrimonio culturale, per custodire il nostro patrimonio
03:58culturale, per farne un'eredità condivisa, collettiva, che crea reti sociali e che ci
04:05consente di sentirci un paese grande che attraverso le proprie radici, attraverso la visione del futuro
04:14riesce ad avere una voce autorevole e riconoscibile nel mondo. Quindi in bocca al lupo al direttore,
04:21Alberto in proda, buon lavoro a tutti coloro che interverranno in questa bella iniziativa
04:27e ancora di più in bocca al lupo alla rivista Memo e a questa nuova uscita della rivista
04:33che rappresenta un passo in avanti nella direzione che prima dicevo. Un abbraccio e buon lavoro.
04:41Grazie, grazie. La vicepresidente della Camera, devo dire parole che ci hanno già messo dentro
04:51l'ecosistema che vogliamo raccontare oggi. Memo, grandi magazzini culturali, due parole
04:57di contesto, prima di dare la parola ad Alberto. Innanzitutto la curiosità , quando abbiamo deciso
05:07di fare Memo, volevamo fare qualcosa di tangibile. Avevamo in mente il post-it. Quando dopo guarderemo
05:15il sito vedrete un sacco di post-it appiccicati dappertutto. Ci piaceva l'idea del post-it perché
05:21è una sorta di creatività circoscritta all'interno di uno spazio libero. E questo ci piaceva tantissimo.
05:28E l'altra cosa che ci piaceva tantissimo è che il post-it, assieme a poche altre cose, rappresenta
05:34la vera connessione tra analogico e digitale. Cioè una cosa fisica che tu fai, devi interpretare
05:39con la tua creatività , però diffonderlo, condividerlo, farlo girare, eccetera, renderlo
05:45hype è molto semplice. Quindi ci piaceva questa cosa. Quindi Memo nasce così, non potevamo
05:53usare la parola post-it perché come sapete è un trademark e quindi l'abbiamo chiamato
05:58Memo. Grandi magazzini culturali ha un'origine molto nobile perché quando presentammo la prima
06:04volta il progetto di Memo lo presentammo ad una persona che adesso a me non c'è più
06:10che è uno dei grandi padri nobili della pubblicità italiana che è Emanuele Pirella e lui si esaltò
06:17per il progetto e disse che bello aprono i grandi magazzini culturali. Quindi Memo, grandi
06:22magazzini culturali, memore di questa battuta di una delle persone che considero uno dei miei
06:27maestri è diventato quello che adesso vi faremo vedere. Volevamo fare non un media di cronaca
06:37culturale, questo non ci interessava farlo, ci sono ben altri media che lo fanno, molto più
06:43autorevole di noi. Noi volevamo rappresentare la filiera dell'industria culturale creativa e rendere
06:49i suoi personaggi e le sue storie effettivamente protagonisti di uno dei settori dell'economia
06:55italiana più rilevanti e meno discussi. Ma di cosa parliamo quando parliamo dell'industria
07:01culturale creativa? Ora io da 15 anni, cioè dalla prima volta che uscì il rapporto Io sono
07:07cultura, collaboro con il rapporto di Simbola che è stato presentato proprio ieri, vedo qua
07:10in sala alcune persone che erano là a raccontarlo, che il rapporto Io sono cultura racconta dal
07:20punto di vista qualitativo e quantitativo esattamente il peso della cultura e dell'industria
07:25culturale creativa o meglio delle imprese culturali e creative del nostro paese, parlare
07:31di industria è abbastanza improprio. Ma di cosa parliamo? Parliamo di 112,6 miliardi
07:40di euro con una crescita adesso del 2,1%, ma rispetto all'indotto, che sono molti modi di
07:47calcolare, poi abbiamo accanto Civita che ci racconterà come funziona, vale più o meno
07:53più di 300 miliardi di euro. Quindi pesa, l'industria culturale creativa pesa nel nostro paese per
08:01circa 300 miliardi di euro. Malcontati rispetto al PIL mi sembra che faccia qualcosa che si avvicina
08:07e supera di poco il 15%. Stiamo parlando di un milione e mezzo di persone che sono impiegate,
08:14che ci lavorano e stiamo parlando di 289 mila imprese che stanno crescendo e di 27 mila
08:21organizzazioni senza scopo di lucro. Questo è il peso dell'industria culturale creativa
08:28in Italia e Memo vuole raccontarne le storie, i personaggi e la classe dirigente. Per farlo
08:34ha messo insieme due gruppi di lavoro, due gruppi di lavoro, il primo rappresentato da Alberto
08:40Improda e il suo studio, lui parlerà di questo, e il nostro gruppo di lavoro, il gruppo di lavoro
08:47di Italia Circolare, noi siamo un grande portale che si occupa di sostenibilità e di economia
08:53circolare e l'idea di indagare il valore sostenibile della cultura ci ha accomunato
08:58per fare un agnupo, una società di servizi che possa valorizzare gli investimenti all'interno
09:06di questa filiera. Questo è un po' il contesto dove ci muoviamo e do la parola ad Alberto Improda
09:12che ci contestualizza invece il tema.
09:16Grazie.
09:22Innanzitutto ringrazio, come ho già fatto in privato, l'onorevole Anna Scani
09:27per aver ospitato questa presentazione, questa conferenza. Ringrazio Simonetta Giordani,
09:35segretaria generale di Associazione Civita e Riccardo Capecchi, presidente di Fondazione
09:41Lottomatica, che non soltanto sono due persone eminenti, non solo sono due cari amici, ma sono
09:49anche due professionisti con una grande sensibilità sui temi dell'impresa e della cultura, dei rapporti
09:58tra impresa e cultura. La loro presenza qui è davvero preziosa e ringrazio tutti voi per
10:05questa partecipazione così folta che ci ha creato anche qualche piccolo problema organizzativo,
10:10ma sono problemi benedetti. Prima di dire due parole sul perché di questa iniziativa,
10:17sul perché della nascita, del rilancio, diciamo del restyling contenutistico e stilistico
10:23della rivista Memo, grandi magazzini naturali, una piccola annotazione, una digressione, perché
10:30non vorrei mai che Memo iniziasse il suo percorso fornendo disinformazione, perché il direttore
10:38Paolo Marcesini ha detto un'imprecisione, essendo un direttore responsabile bisogna che venga
10:47richiamato all'ordine, perché Post-it è un marchio che noi avremmo potuto utilizzare,
10:55lo dico a beneficio degli studenti in sala, perché magari si appassionano alla materia
11:01della proprietà intellettuale, e con Post-it hanno un esempio interessantissimo, un caso
11:09rarissimo di cosiddetta volgarizzazione del marchio. Faccio 30 secondi professorali e poi
11:17torno al contesto odierno. La volgarizzazione del marchio è qualcosa che accade molto raramente.
11:22accade quando un marchio diventa talmente diffuso da diventare il nome di un prodotto.
11:31A quel punto il marchio diventa nullo. Post-it è un marchio registrato dall'azienda 3M, però
11:38è diventato talmente diffuso che oggi per noi Post-it non è più un marchio, è il nome
11:43di quella cosa là . Alla 3M era già successo precedentemente con il nylon, il nylon l'aveva
11:51registrato la 3M come marchio di prodotto, ma poi per tutti noi è diventato quella cosa
11:56là , il nylon. E quindi sono fenomeni rarissimi di volgarizzazione del marchio. Esco da questa
12:04mia digressione...
12:06Quindi ci hanno mentito, però ormai si chiama Memo, teniamo Memo.
12:13Perché questa iniziativa? Perché il restyling della rivista? Perché l'iniziativa di Memo
12:2017? Ci siamo convinti, ragionando in più occasioni, che oggi ci sia... vogliamo essere
12:29anche un po' presuntuosi. Bisogno di un'iniziativa nuova, di un intervento nuovo, di una voce
12:35nuova nella comunicazione di impresa, nella comunicazione per l'impresa. Perché? Per due
12:42motivi. Allora, un primo motivo riguarda una questione di linguaggio. C'è una parola che
12:52si chiama sostenibilità che è entrata in crisi. La parola sostenibilità oggi vive un momento
12:59di crisi. Mentre fino a qualche tempo fa bastava dire in qualunque contesto sostenibilità e
13:06magicamente si creava consenso, oggi sciacuratamente la parola sostenibilità è diventata divisiva.
13:14perché? Per tanti motivi che qui non abbiamo il tempo per approfondire. Perché le è stata
13:21data una colorazione politica, perché adesso automaticamente, istintivamente ci richiama
13:26le farraginosità di tante normative, di tante... per vari motivi sostenibilità è una parola
13:33che sta vivendo un momento di crisi. Ma i temi che pone la sostenibilità ? Quelli non c'è
13:40niente da fare. Quelli sono ineludibili. Quelli non li possiamo scansare. Invece della
13:46parola sostenibilità , possiamo utilizzare la parola pippo, ma quei temi là sono sul
13:51nostro tavolo e non possiamo fare a meno di affrontarli. La sostenibilità ambientale
13:56forse ci dà qualche lustro, addirittura qualche decennio di tempo. La sostenibilitÃ
14:02sociale è un tema che rischia di esploderci sotto i piedi da un momento all'altro. Quindi
14:07i temi della sostenibilità , al di là della crisi della parola sostenibilità , sono
14:13là . È solo il lemma, è solo il vocabolo, è solo la parola che ha una difficoltà .
14:19E quindi c'è bisogno di parlare, di raccontare, di trattare, di approfondire la parola sostenibilitÃ
14:28utilizzando un altro linguaggio. Bisogna trovare un linguaggio nuovo per parlare dei temi della
14:34sostenibilità ambientale, economica e sociale. L'altro motivo, forse addirittura anche più
14:41strutturale, riguarda una questione di posizione. Oggi l'impresa nella società ha cambiato
14:49posizionamento. Una volta l'impresa aveva una posizione importante, ma in qualche modo
14:56laterale, che c'era la società nel suo complesso, dopo c'era l'economia, che era una parte
15:03della società e nell'ambito dell'economia c'era l'impresa. Oggi l'impresa è al cuore
15:09della società , è al centro, una posizione assolutamente cruciale e preeminente. Oggi l'impresa
15:17vuol dire fare ambiente, vuol dire fare cultura, vuol dire fare arte, vuol dire occuparsi del
15:22territorio, vuol dire occuparsi della comunità interna, vuol dire occuparsi della comunitÃ
15:27esterna. L'impresa è centrale. A me ha colpito molto, e vado a concludere perché dobbiamo
15:34stare in tempi serrati, che durante l'ultimo Ecomondo Paolo Gentiloni ha detto che le imprese
15:43devono non solo realizzare la sostenibilità , ma devono pretendere la sostenibilità .
15:52Quindi l'impresa non solo si deve occupare di ambiente, di economia, di sociale, di territorio,
15:59di cultura, di arte, addirittura è chiamata a fare politica l'impresa. Quindi ha cambiato
16:05completamente il posizionamento, ha una posizione assolutamente centrale. Questa sua posizione
16:10centrale implica che la comunicazione dell'impresa va cambiata, deve essere adeguata, deve cambiare
16:18contenuti, deve cambiare toni, deve cambiare direzione, ha più responsabilità rispetto
16:23al passato. Come si vince una sfida così tremenda, dover rielaborare di colpo il linguaggio
16:31della sostenibilità e soprattutto adeguare il linguaggio, la comunicazione dell'impresa
16:36ad un posizionamento che è completamente diverso rispetto a quello che abbiamo conosciuto da
16:41oggi. La formula, la soluzione, la ricetta consiste in una parola sola. Cultura. È solo
16:49stando a fianco, dentro, all'interno della cultura, nutrendosi di cultura, facendo cultura
16:59che l'impresa può comunicare e vincere le sfide delle quali abbiamo appena detto.
17:04Grazie.
17:08Ecco quindi la necessità e il bisogno di indagare il valore dell'industria culturale
17:15e creativa partendo proprio dalle imprese. Innanzitutto a proposito di imprese voglio ringraziare
17:21i ragazzi dell'ITS di Roma che stanno seguendo un corso biennale di marketing e comunicazione
17:26di impresa, accompagnati dal loro docente Geronimo Emili, che ringrazio. Loro stanno
17:31lavorando, stanno facendo un esercizio attorno ad un evento che riguarda uno dei progetti
17:39che stiamo seguendo come Memo Grandi Magazini Culturali e saremo curiosi poi di vedere l'exit
17:44che avete proposto e magari poi lo useremo anche in parte. Quindi grazie davvero per essere
17:50venuti qua e per esserci occupati di noi. Io direi di far vedere il sito. Eccolo qui.
18:00Questo è il nuovo Memo. Come vedete i post-it li trovate un po' dappertutto perché sono
18:06un po' il nostro modo di, attraverso parole e chiave, concetti, di illustrare quello che
18:11noi ci interessa, quello che ci interessa di più. Tutto si può dire all'interno di un
18:16post-it. Come vedete il nostro payoff è leggere il valore dell'industria culturale
18:21e creativa. Questo è quello che noi ci proponiamo come fine. Ovviamente abbiamo un sacco di storie
18:28che racconteremo. Come vedete non sono tanto storie di cronaca culturale ma sono storie
18:33di progettazione culturale. C'è dal rapporto di simbola che è uscito ieri e che ovviamente
18:38non poteva non essere sul nostro portale. Ha un contesto, un metodo di libri che è un grande
18:43progetto che viene fatto da Copculture e tante altre cose. Posidoni Art Reef, se avete
18:49voglia di leggerlo, è un curiosissimo progetto che è stato finanziato per costruire un museo
18:55subacqueo e vedere come l'ecosistema reagisce al passare del tempo delle opere d'arte.
19:01Quindi ci sono tantissime storie che arrivano. Tantissime storie che voi vedete. Poi c'è
19:15anche una maniera un po' curiosa che noi abbiamo deciso di usare. Sono delle micro notizie che
19:20noi pubblicheremo proprio all'interno di alcuni post-it. In realtà quelle che vedete
19:24non sono citazioni ma sono veramente delle estreme sintesi di notizie che noi cerchiamo
19:28di dare. Poi naturalmente ci sono le notizie, quelle che occorre dare per forza e che appunto
19:37se leggete appartengono tutte alla costruzione di un'idea di valore dell'industria culturale
19:42creativa e poi entriamo nel vivo delle persone che poi cultura la fanno. Ad esempio i nostri
19:48primi personaggi a cui abbiamo chiesto uno sforzo, gli abbiamo chiesto di individuare davvero
19:52il valore dell'industria culturale creativa e di vedere in che modo si può evolvere all'interno
19:58della società italiana. Vedete in questo caso il professor Tormina che è qui e che ringrazio
20:04per essere venuto. La direttrice di M9 che ringrazia di essere venuto. Poi c'è altre
20:11persone che qua non ci sono e che ci raccontano, se voi leggete questi loro scritti, ci raccontano
20:19perché essere protagonisti dell'industria culturale creativa, perché esserne classe
20:25dirigente, perché esserne portatori di valore. Ecco credo che siano testimonianze decisive.
20:31Accanto a queste che ancora qua non ci sono ma dalla prossima settimana le vedrete, abbiamo
20:36deciso di indagare anche le storie di un altro segmento di persone, spesso un po' bistrattato,
20:42messo un po' di lato, che sono gli assessori alla cultura. Ne conosciamo di bravissimi, che sono
20:47persone che si sporcano tutti i giorni le mani con l'idea di fare belle cose per la loro
20:51comunità . Spesso accade così, in altri casi non è così, ma spesso accade così e che
20:56si sporcano le mani, cercano di trovare soluzioni, cercano di trovare risorse, cercano di trovare
21:01idee e cercano di farlo anche spesso gratuitamente a favore della propria comunità e del territorio.
21:07Ecco noi racconteremo la loro idea di cultura, racconteremo le difficoltà che incontro, racconteremo
21:12il piacere di farlo e le soddisfazioni che si ricava dal loro lavoro. La sezione su imprese
21:23per noi è fondamentale, le imprese, l'ha già raccontato molto autorevolmente Alberto,
21:29sono di due tipi, sono ovviamente le imprese della filiera, delle imprese della creativitÃ
21:35e della cultura, ma soprattutto, e che noi racconteremo perché sono, tra l'altro
21:41in Italia abbiamo delle ottenze che si sceglieva all'interno di questa filiera, noi siamo bravissimi
21:45a fare tantissime cose, anzi su alcune cose, penso ad esempio all'organizzazione di eventi,
21:50non so, alle Olimpiadi, ai campionati del mondo, siamo anche i più bravi al mondo a fare
21:54queste cose, ma non solo in quel settore. Però poi ci sono invece un altro aspetto che è
22:01quello fondamentale, quello a cui faceva riferimento maggiormente Alberto, e cioè
22:06perché un investimento in cultura è importante per un'impresa? In che modo rappresenta una
22:14brand extension del suo valore di marca? In che modo un investimento in cultura che fa
22:20un'impresa diventa non solamente un valore intangibile, ma un valore molto tangibile
22:26all'interno del proprio bilancio? In che modo diventa valore? In che modo racconta
22:34l'identità di un'impresa? Perché si sceglie di finanziare una cosa invece di un'altra?
22:40Ecco, tutto questo insieme di valori, di storie, di percezioni, vanno a raccontare il
22:47rapporto tra le imprese e la cultura. E questa è una domanda che raramente viene fatta ad un'impresa
22:52che finanzia la cultura. Oltre a farlo, poi andrebbe anche chiesto perché lo fa. Ecco
22:58noi cercheremo di indagare questo aspetto. Vado avanti. Un altro tema decisivo per noi
23:06sono gli eventi. Nel nostro paese c'è un'industria fatta di eventi enorme. Noi siamo il paese
23:14dei festival, siamo il paese delle narrazioni in piazza, siamo i paesi che riempiono tutti
23:19gli spazi pubblici di scrittori, performance. Noi crediamo negli eventi. Addirittura spesso
23:28grandi segmenti dell'industria culturale creativa, pensate ai libri, i libri sono i più grandi
23:34fornitori di eventi nel nostro panorama culturale. Gli scrittori sono diventati dei protagonisti
23:40delle nostre piazze. Ma gli eventi devono essere sostenibili. Gli eventi creano un impatto.
23:47Che tipo di impatto? Come si inseriscono nella filiera dell'industria culturale creativa
23:51gli eventi? Perché vengono fatti? Qual è il loro bilancio? Ecco questo è un altro segmento
23:58che noi vogliamo assolutamente indagare. Poi ovviamente il portale avrà moltissimi ospiti,
24:03alcuni li vedete, che racconteranno le loro idee. Avrà una sezione ricca di libri, di suggestioni
24:09editoriali che raccontano sempre questa filiera. E poi c'è il tema, enorme tema, dei territori
24:17e delle città creative. Questo è un punto per noi decisivo, so che lo è anche per Civita,
24:23ne parlavamo prima. Da molto tempo, ormai da dieci anni, si è storicizzato un fenomeno
24:31nel nostro paese e cioè le città sono state chiamate a definirsi capitali. C'è la capitale
24:39della cultura, c'è la capitale del libro, c'è la capitale dell'arte contemporanea.
24:44Sta per arrivare una quarta fascia di capitale, ma finché non ufficiale non lo dico, però
24:48sta arrivando un'altra capitale. Sono tutte città che decidono di riscrivere attraverso
24:54dei processi e dei progetti condivisi all'interno della propria classe dirigente, chiamando
24:59esperti, chiamando università per ridefinire la propria identità intorno all'idea di essere
25:04una città della cultura. Ecco, questa cosa accade da più o meno dieci anni, incominciò
25:10Mantua, se non sbaglio qua c'è Barbara Blasevic che mi può correggere, credo dieci anni fa
25:15Mantua fu la prima capitale italiana della cultura. Ed allora ogni anno ci sono almeno
25:22dieci città che arrivano nella finale di queste contese, di queste assegnazioni e sono tutte
25:31città che hanno ridisegnato la propria identità attorno all'idea di essere una capitale della
25:36cultura, una capitale del libro, una capitale dell'arte contemporanea. Ecco, il racconto di
25:42queste città , il racconto di questi progetti definiscono l'essere comunità in quella città .
25:49Ecco, noi vorremmo che questi progetti non venissero dimenticati, ma continuassero a vivere,
25:54perché è stato fatto un grande lavoro e vorrei che ci piacerebbe che continuassero a vivere.
25:58Cosa diversa è i territori. Oltre alle città ci sono anche i territori. Proprio eravamo
26:04a Lecce la settimana scorsa in un festival molto interessante che si chiama Territori
26:08Creativi e ad esempio lì abbiamo portato tre esempi, che potete vedere anche nel portale,
26:14di territori creativi che ci hanno molto stupito, ma questi tre esempi li abbiamo giÃ
26:19moltiplicati per 20, ne abbiamo già trovati altri 50 o 60. Ad esempio non so se voi siete
26:25mai state a Peccioli, in Toscana, in provincia di Pisa. Un luogo dove c'è una discarica,
26:31una grande discarica, che è un'eccellenza di sostenibilità , è una discarica anche premiata
26:36per la sua gestione perfetta all'interno del paesaggio. Ma questo piccolo comune, grazie
26:41a quella grande discarica, è diventato un comune molto ricco. Aveva a disposizione molti soldi
26:47che arrivavano dalla tassazione riferita a quella discarica e ha deciso di investirli tutto
26:53diventando un museo diffuso di arte contemporanea, di grandissimo livello. Se voi andate lì ci
27:01sono incontri letterari, ci sono manifestazioni festival, giornalistici, performance teatrali
27:09all'interno di un contesto che è diventato un museo diffuso. Oppure andate a Carrara, una
27:15delle città Unesco, un altro appellativo che si dà alle città , che stanno grazie
27:21alla creatività di questi giovani che vengono da tutta Europa per alcuni giorni, prendono
27:26due loro quartieri un po' abbandonati, che diventano il luogo dove più di cento atti
27:32performativi trasformano quella comunità e la rendono felice. E questo l'ho trovato
27:37molto bello. Oppure andate a Pieve Santo Stefano, siamo rimasti in Toscana, Pieve Santo Stefano
27:42vicino ad Arezzo, dove grazie a una piccola intuizione si è deciso che quel piccolo paese
27:48poteva diventare il luogo che raccoglieva i diari delle persone comuni. E attorno all'idea
27:54di raccogliere diari di persone comuni, c'è un archivio del diario molto visitato, si è
27:59costruito un grande evento e quel paese è diventato il paese dei diari. E se c'è un'economia
28:05che sorregge quel paese fatto di alberghi e di ristoranti, lo si deve all'intuizione di
28:10essere diventato il paese dei diari. Poi naturalmente ci sono i luoghi.
28:17Io qua devo sempre accendere, scusate.
28:22Intanto visto che abbiamo citato Lecce, ricordiamo che ci sono in sala Simone Piverno, il complizio
28:29Fasani, Cairo, che ha organizzato l'evento di Lecce.
28:33Veramente le persone in sala andrebbero ringraziate una a una, non ce la possiamo fare.
28:39Grazie.
28:40Verissimo, verissimo, grande idea, grande festival e so che continuerà e so che tra l'altro
28:45faremo anche delle cose insieme, quindi siamo tutti molto felici di questo, anche perché
28:50tocca un argomento decisivo nel racconto della filiera dell'industria culturale creativa.
28:56Stiamo arrivati, anche perché questo mi si è scaricato, non funziona più, però continuate
29:01poi a scorrere il sito, troverete un sacco di altre cose e molte altre le troverete a partire
29:07dalle prossime settimane, si apriranno molte collaborazioni che troverete.
29:11Insomma, questo è Memo, spero vi piaccia, accettiamo suggerimenti, idee, anche critiche,
29:18siamo qua, ma intanto che ci pensate, do la parola ai miei ospiti.
29:23Simonetta.
29:38Grazie, buongiorno a tutti ragazzi, mi rivolgo soprattutto a voi che non è detto che conosciate
29:45associazione, per farvi capire perché sono qui e perché mi sento perfettamente a casa
29:52in un contesto come questo della presentazione del restyling di un magazzino culturale, perché
29:59la nostra associazione prende il suo nome dal progetto di recupero di civita di Bagno
30:04Reggio, non so se ci siete mai stati, è un borgo in provincia di Viterbo, in cui quasi
30:0940 anni fa un banchiere che si chiamava Gianfranco Imperatori, passeggiando in questa rupe abbandonata
30:16che veniva chiamata la città che muore, ebbe l'idea, per rilanciarla, di creare un gruppo
30:25di imprese che insieme agli enti pubblici di ricerca che si dovevano occupare del consolidamento
30:30della rupe, avrebbero dovuto studiare un progetto di rigenerazione di quel borgo, capendo
30:37che per farlo era necessario coinvolgere la filiera produttiva che stava intorno lì
30:43nell'area del Viterbese, i cittadini, le istituzioni, capendo che in qualche modo le aziende avrebbero
30:51potuto avere un valore trainante perché le aziende esprimono competenze e know-how che
30:57gli consentono di intervenire con rapidità e di mettere a terra le cose. E quindi da quel
31:03momento, con questo progetto di valorizzazione di Civita di Bagnoreggio, questa partnership
31:09pubblico-privata, che un tempo sembrava un'eresia, è diventata invece la modalità con cui guardare
31:17al futuro del nostro Paese e alla valorizzazione del patrimonio culturale come motore di sviluppo
31:25economico perché è capace di generare occupazione anche per voi e anche il più potente strumento
31:33di inclusione e di coesione perché i progetti culturali sul territorio sono quelli che fanno
31:40prevalere anche nelle comunità le cose che li uniscono piuttosto che non quelle che li
31:44dividono. Quindi c'è una funzione sociale, una funzione economica che va perseguita e noi
31:50quindi da quel momento proviamo a mettere a terra dei progetti credendo nella centralitÃ
31:57delle imprese. Perché ricollegandomi a quello che hanno detto qui i miei colleghi e amici,
32:05in questo momento storico, non so se avete studiato l'agenda 2030 e quello che ha significato
32:12questo elenco di obiettivi che 193 Paesi dell'ONU finalmente hanno deciso insieme di
32:20varare. Dico finalmente perché delle condizioni preoccupanti del pianeta si parlava da molto
32:28tempo. C'era un club di Roma che nel 72 aveva commissionato all'MIT un rapporto che si chiamava
32:36limiti alla crescita che già aveva detto oltre 50 anni fa che c'era un problema legato
32:44al cambiamento climatico, che questo cambiamento avrebbe spinto ulteriori flussi migratori massicci
32:52da alcune aree geografiche ad altre e che quindi ci sarebbe stato anche un trend demografico
32:59che avrebbe penalizzato le democrazie più mature e che quindi bisognava correre ai ripari.
33:04non era mai successo niente, finalmente nel 2015 ci si mette d'accordo quando ancora funziona
33:10il multilateralismo su questa agenda e questa agenda fissa 17 obiettivi che diventano un
33:20terreno operativo concreto in cui non c'è più lo steccato tra pubblico e privato. Un tempo
33:27esisteva lo Stato che perseguiva l'interesse pubblico e le imprese che invece perseguivano
33:32il proprio interesse che era prima di tutto quello di generare valore economico e di staccare
33:37dividendi per i propri azionisti. Con questa agenda 2030 e con tutti questi obiettivi comuni
33:42che cosa succede? Che anche le aziende in qualche modo sono costrette a fare i conti con la propria
33:50capacità di generare valore economico prima di tutto perché altrimenti falliscono ma anche
33:56ambientale a basso impatto sui territori in cui operano e a impatto sociale portandosi dietro
34:05dipendenti, fornitori, clienti. Perché? Perché tutto questo fa bene al business. È l'unico modo
34:15in cui nel 2000 si può produrre minimizzando il proprio impatto sul pianeta. È diventata
34:24questa la metrica e dall'altra parte lo Stato che deve confrontarsi anche con la sua capacitÃ
34:31di pensare alla sostenibilità economica deve confrontarsi con una platea più ampia di soggetti
34:38che interpretano ruoli e obiettivi e attività che un tempo erano appannaggio esclusivo dello
34:45Stato. Quindi questo è un momento storico in cui l'integrazione tra pubblico e privato
34:50diventa centrale per affrontare le grandi sfide del pianeta. E allora sapendo peraltro che c'è
34:59un'innovazione tecnologica che sta cambiando tumultuosamente tutto, un'innovazione tecnologica
35:11che è rapidissima e in questa rapidità le aziende sono il soggetto più indicato per seguire il
35:23cambiamento e per cercare di governarlo definendo proposte operative. Perché? Perché su questo
35:30le imprese sono attrezzate. Le imprese se non sono veloci, se non fanno ricerca e sviluppo,
35:38se non sanno competere falliscono e quindi possono essere un traino incredibile anche nel nostro
35:46Paese. Quindi questo per dire che il tema peraltro delle industrie culturali e creative è
35:53perfettamente nelle nostre corte perché già 40 anni fa un banchiere si era reso conto che
35:59questo tipo di industrie fosse anche rappresentasse l'identità competitiva del Paese. Perché qui
36:05viene anche un messaggio che credo per voi sia di speranza. Noi in attesa di definire meglio
36:12qual è la vocazione industriale nel nostro Paese, una certezza ce l'abbiamo. Abbiamo un patrimonio
36:19culturale che non è soltanto patrimonio artistico e patrimonio naturale, ma penso a tutto il mondo
36:27del Made in Italy, penso al nostro saper fare, alle nostre competenze artigianali, alle nostre
36:34eccellenze territoriali, alla biodiversità che viene espressa dai nostri territori. Un patrimonio
36:40culturale, nella sua accezione più ampia del termine, che è davvero unico al mondo e che
36:45peraltro aree emergenti del pianeta ancora ci riconoscono. Noi siamo percepiti ancora come dei
36:53leader. Abbiamo anche in termini di capitale umano delle competenze e questo mindset umanistico
37:01che in questo momento storico, a parità di essere compensato da quest'ultimo miglio cognitivo che è
37:08un po' di gap sul digitale e sulle materie STEM che abbiamo, rappresenta un asset che viene guardato
37:15da tutti anche gli psicologi e coloro che studiano l'innovazione come un'abilità distintiva, unica
37:26ad alto valore aggiunto. Siamo grandi addestratori di intelligenza artificiale perché in questo momento
37:32sappiamo porre le domande giuste e quindi abbiamo una grande opportunità , devo chiudere che mi guardate,
37:39lo so perché direi qualunque, va bene, però quindi è un'opportunità che noi abbiamo e avere un luogo
37:48che racconti queste storie, racconti il ruolo delle industrie culturali e creative, serve. Io direi provocatoriamente
37:56che non solo c'è bisogno di memo, grandi magazzini culturali, ma io addirittura in questa versione
38:02online, ma in questa fase, come per esempio dicevamo con uno dei più grandi studiosi che è Derrick
38:10De Kerkhoff, dei grandi pedagogisti, in questo momento storico ci sarebbe anche bisogno per sviluppare
38:18le abilità cognitive, di tornare a blindare la fase dell'apprendimento che è sempre legata
38:25al libro, che è l'unica cosa che ci consente di sedimentare informazioni per poi processarle,
38:34perché le connessioni neuronali poi sulla base di questo scheletro che ci si crea in
38:38testa consentono di attivare connessioni con le altre cose che a mano a mano immagazziniamo,
38:45mentre invece apprendere soltanto in un ecosistema digitale corre il rischio di bruciare rapidamente
38:52le informazioni. Quindi io direi memo addirittura su carta.
38:57Saremo analogici e digitale, grazie, grazie.
39:02La società che opera dietro a memo si chiama memo 17, proprio in onore del diciassettesimo obiettivo
39:09di sostenibilità , partnership per obiettivi. Renato Capecchi, presidente di fondazione.
39:15Riccardo Capecchi, perdonatemi, presidente di fondazione Lottomatica.
39:21Cosa ne pensa di tutto quello che stiamo dicendo? Lei rappresenta un'impresa importante.
39:25Beh, allora, cerchiamo di essere molto sintetici anche visto che abbiamo problemi di orario.
39:31Il progetto di creazione di una piattaforma in grado di analizzare e leggere l'industria
39:40culturale italiana è un elemento di grandissimo impatto per il Paese.
39:46I secondi dati ISTAT, che stamattina ho dato uno sguardo rapido, abbiamo in Italia un intorno di 4.300 musei.
39:56Abbiamo per circa 8.000 comuni italiani, in un quarto di questi comuni abbiamo un luogo espositivo
40:10e consideriamo anche i micro comuni con le piccole frazioni.
40:15Abbiamo quindi una massa enorme di offerta culturale espositiva rappresentata in tutti i modi possibili.
40:26Questi numeri, però, sono numeri inerti.
40:31Spesso ci troviamo su realtà che sono sole, abbandonate a se stesse nella maggioranza dei casi.
40:40E dentro ci sono delle cose bellissime.
40:43Se confrontiamo le esperienze che possiamo fare all'estero,
40:46riscontriamo invece una capacità di fare sistema importante.
40:52Quindi, piattaforma tecnologica ed editoriale è un elemento che porta e incrementa valore in modo significativo.
41:03Tutte le forme che si possono scegliere possono rappresentare un elemento di sviluppo e di incremento del valore
41:11all'interno di un ecosistema che va costruito.
41:15Il valore della diffusione, non ve lo devo spiegare, è un elemento importante,
41:20soprattutto in un momento in cui la fruzione culturale è evidentemente molto semplificata
41:27anche alla luce dei social media che ci rappresentano un modo di ingaggiarsi sulla conoscenza molto semplificato.
41:37Quindi, ben venga un'iniziativa editoriale attraverso una piattaforma
41:42che consente di andare a aggregare contenuti e quindi a fornire occasioni di riflessione
41:49appunto con la logica dell'appunto messo sul frigorifero
41:53che poi diventa però un modo per memorizzare una visione.
41:58Un'ultima due battute sul ruolo dei soggetti di impresa
42:02che possono apportare valore a un sistema così vasto.
42:09Sono molteplici le realtà che, partendo dalla realizzazione del business,
42:15scelgono di fornire un contributo culturale importante
42:19rispetto alla sensibilità di conservazione dei beni, del patrimonio, delle sedi.
42:26Una corporate heritage che diventa essa stessa modello culturale
42:33che si può andare a sviluppare.
42:35È chiaro che non deve rimanere anche questa una scelta solipsistica.
42:40Dobbiamo costruire dei modelli integrati e fare delle reti.
42:44Costruire progettualità , quindi le fondazioni di impresa
42:47sono un elemento essenziale in termini di capacità di valorizzazione
42:53delle ricchezze che nel nostro Paese sono presenti
42:57anche perché le fondazioni di impresa hanno a se stesse
43:01una capacità intrinseca di essere soggetti di divulgazione
43:05e soprattutto se vengono da realtà di impresa
43:08hanno anche le tecnicalità per realizzare questo.
43:12C'è poi da sviluppare un modello che sia agile e innovativo
43:15e che utilizzi i contenuti che sono disponibili mettendoli a sistema.
43:21In sintesi, quindi la sfida potremmo dire
43:25è quella di unire i puntini di realtà che esistono
43:28utilizzando la tecnologia e risorse pubbliche e private
43:32per mettere appunto a sistema
43:35e potenziare la diffusione del sapere
43:37consapevoli che la crescita culturale
43:40è premessa indispensabile per lo sviluppo economico del Paese.
43:45Vediamo oggi un progetto che esiste da anni
43:48ma oggi viene rinnovato con una visione editoriale e tecnologica
43:52crediamo che questo sia un ulteriore seme
43:55che si pianta in una logica dello sviluppo del nostro Paese.
43:58Grazie.
43:58Grazie Riccardo Capecchi
44:04direi che stiamo arrivando alla fine
44:07anzi abbiamo già anche esforato
44:08quindi grazie a Simonetta Giordani
44:11Alberto, credo che non ci resta altro che salutarli
44:14ringraziare tutti e buona lettura
44:16e seguite Memo
44:18seguite Memo, grandi magazzini culturali
44:20grazie
44:21grazie
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