Vai al lettorePassa al contenuto principale
  • 2 giorni fa
I tratti di una figura umana si stagliano sul paesaggio brullo del deserto di Giuda in Palestina ma anche sul Monte Subasio o sul paesaggio del Marocco, sotto un velo dorato. É la coperta termica, salva-vita (normalmente utilizzata per il primo soccorso ed entrati nell’immaginario collettivo come “coperte dei migranti”)  quella che aderisce al corpo dell'uomo e rivela come un calco ora parti del visto ora della figura a seconda di come gira il vento. Sono le immagini delle performance che l’artista fiorentino Giovanni De Gara presenta-  dal 15 ottobre al primo dicembre - al Museo dell’Opera del Duomo parte della videoinstallazione Eldorato (2025). L'iniziativa promossa dall'Opera di Santa Maria del Fiore, a cura di Antonio Natali, è l’ultimo capitolo e parte integrante del progetto Eldorato di De Gara: una serie di installazioni site-specific realizzate dall’artista impiegando le coperte termiche con cui ha rivestito le porte di chiese e non solo proponendo una riflessione sul tema dell’accoglienza verso ogni individuo, senza distinzione di razza, genere o credo. «La mia coperta rappresenta il divino – ci spiega De Gara – che aderisce all’umano a volte in parte, a volte lo copre totalmente come una rivelazione. Il migrante in quest’ottica che è coperto dal telo isotermico rappresenta l’ultimo e quindi quello a cui dio si rivela. L’invito – continua- è a immaginare e costruire un mondo diverso, con porte aperte a tutti: una meditazione contemplativa sulla relazione tra uomo e divino». Partito nel 2018 dalle tre porte dell’Abbazia di San Miniato al Monte, il “viaggio” di Eldorato è arrivato nel deserto di Giuda dopo aver fatto tappa in oltre settanta luoghi simbolici italiani (come le chiese e le basiliche di Lampedusa, Genova, Sant’Apollinare in Classe e Parma, il Duomo di Napoli, l’Ara Coeli a Roma, il Sacro Convento di Assisi, il carcere di Venezia, il Comune e la Cattedrale di Palermo e l’Aula Magna dell’Università di Bologna). «Giovanni de Gara sceglie la poesia - spiega Antonio Natali, storico dell’arte e consigliere dell’Opera - per indurre a una riflessione sull’abbandono, sul dolore, sulla solitudine, sullo strazio d’un popolo tradito dalla crudeltà di chi avrebbe potuto e dovuto dar loro asilo, salvandoli dalla tragedia. Nel video che ha girato, De Gara si autoritrae in luoghi disparati della terra, quasi sempre investito da un vento di burrasca che sbatte e contorce una coperta termica (simbolo di salvataggi estremi in mare); coperta che ora si lacera, ora s’appiccica, modellandosi, come fosse un sudario, sull’anatomia d’un corpo che, opponendosi al turbine del vento, s’affanna a trattenerla». Per Monsignor Gherardo Gambelli, Arcivescovo di Firenze, «Eldorato è forse anche il termine audace che, accostando la parola ebraica El, che significa Dio, all’aggettivo italiano dorato, ci permette – con audacia evangelica – di accostare a quella di un Dio dorato che è atterrato con una veste nuova, l’immagine dei bisognosi in generale e, in particolare, quella dei migranti sopravvissuti alle acque del Mediterraneo e avvolti – quando soccorsi – nelle coperte isotermiche dorate, oggetto, appunto delle installazioni e delle video performance».

Categoria

🗞
Novità
Trascrizione
00:00Grazie a tutti
00:30Grazie a tutti
Commenta prima di tutti
Aggiungi il tuo commento

Consigliato