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  • l’altro ieri
Tantra quotidiano: vivere l’eros come meditazione a due.  Nel sentiero del Tantra – quello autentico, antico, profondo – l’eros è molto di più di ciò che ci hanno insegnato: è una via di risveglio. È preghiera incarnata, meditazione a due, incontro sacro tra mondi interiori. È la possibilità di trascendere il confine tra “io” e “tu” per fare spazio all’ineffabile, all’Uno che danza tra i corpi, come un mantra vivente. L’eros non è il contrario della spiritualità. È la sua più sublime espressione. Quando due amanti si incontrano nella presenza, l’universo intero si espande con loro.

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Il desiderio come specchio dell’anima
Anche la psicologia immaginale ci invita a guardare il desiderio non come qualcosa da reprimere o soddisfare, ma come un simbolo, un messaggero. Ogni attrazione, ogni brivido, è l’eco di un’immagine archetipica che ci abita e ci guida. In questo senso, l’altro non è solo l’altro: è il volto visibile del nostro daimon, il nostro spirito guida sotto mentite spoglie.

Quando vivevo in Sri Lanka, durante i miei anni di apprendistato con il mio maestro Michael Williams, bramacharya e yogi, sperimentai l’intensità silenziosa di un amore impossibile. Un bramacharya è colui che ha trasmutato l’energia sessuale in energia spirituale. Lo amavo come si ama un dio in terra, eppure sapevo che mai avrebbe ricambiato quel sentimento con atti o parole. Ma proprio per questo, quell’amore mi aprì la porta più importante: quella dell’unione con il divino. La forza del desiderio non è fatta solo per essere consumata, ma anche e soprattutto per essere elevata. Il vero atto tantrico è la trasmutazione del fuoco dell’eros in fiamma del risveglio.

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Lo yoga sciamanico dell’amore
Nel percorso dello yoga sciamanico, ogni gesto diventa rituale, ogni carezza un’offerta. Si pratica con il corpo, certo, ma soprattutto con l’anima. Il tocco non cerca l’orgasmo, cerca la verità. Il respiro si fa veicolo, ponte tra mondi. Il partner diventa un portale, una soglia da varcare con sacralità.

Un esercizio semplice che propongo nei miei ritiri è il “rito dello sguardo”: due amanti si siedono uno di fronte all’altro e si guardano negli occhi per alcuni minuti in silenzio. Non c’è nulla da dire, tutto da sentire. Lentamente, i volti svaniscono, i pensieri si acquietano, e resta solo la vibrazione: pura, nuda, reale.

Vivere l’eros come meditazione non significa vivere sempre nella passione. Significa onorare l’altro come essere sacro anche nella noia, nel silenzio, nella fatica. Significa rendere ogni incontro un atto di consapevolezza. Portare il sacro nei gesti semplici: cucinare insieme, camminare tenendosi per mano, respirare nello stesso ritmo.

Nel buddhismo tantrico si dice che ogni cosa, se fatta nella piena presenza, è già meditazione. Allora anche il fare l’amore diventa puja, rituale. E anche l’astinenza può diventare un potente atto d’amore.

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Eros & tantra
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Come scrivo nel mio libro Yoga Sciamanico:

“Non è l’atto in sé a fare il Tantra, ma la coscienza con cui viene vissuto. Il corpo è un tempio e ogni incontro, se vissuto nell’ascolto profondo, è una porta sull’invisibile.”

L’amore che guarisce. Non mi sono mai unita carnalmente a Michael Williams. Ma ogni volta che chiudevo gli occhi e sentivo il mio cuore battere per lui, imparavo a non desiderare, a non possedere. Imparavo l’amore vero: quello che libera, non quello che prende. L’amore che benedice e trasforma, come un mantra che vibra nel silenzio.

Nel Tantra quotidiano non si cerca di consumare l’altro, ma di unirsi a lui nel mistero. Perché in fondo, come è noto nel buddhismo: “la vera unione è la cessazione della separazione.

E tu, riesci a vivere il tuo eros come via? Puoi iniziare oggi, con un gesto. Un respiro. Uno sguardo che non giudica, ma accoglie.

 

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