(askanews) - Uno sguardo che non distoglie gli occhi, ma fissa il dolore e la dignità di chi ha ormai perso tutto. È questo il cuore di Lo sguardo dell'altro - Palabek, Uganda, il docu-film di e con Alessio Boni, per la regia di Vincenzo Mauro e le immagini di Gianluigi Guercia, una produzione esclusiva realizzata per l'organizzazione umanitaria CESVI, nata dall'esperienza diretta dell'attore nel campo profughi situato nel nord del Paese, dove l'ONG bergamasca opera dal 2017. Attraverso le immagini raccolte sul campo e le testimonianze Lo sguardo dell'altro dà voce a chi è stato costretto a fuggire dalla guerra e dalla fame.
Ogni giorno, uomini, donne e bambini arrivano esausti al confine settentrionale con l'Uganda, fuggendo dal Sud Sudan, un Paese segnato da anni di conflitti e violenze, che hanno spinto milioni di abitanti a lasciare il proprio tetto. La loro odissea è una vera e propria lotta per la sopravvivenza, e per molti il campo profughi di Palabek rappresenta l'ultima speranza.
«I conflitti interni in Sud Sudan costringono da troppi anni migliaia e migliaia di persone a scappare da una realtà insostenibile. Donne, bambini, ragazzi con tragedie inenarrabili alle spalle arrivano dopo viaggi interminabili nel nord dell'Uganda, nel campo di Palabek, che ospita oltre 91mila rifugiati», racconta Alessio Boni, «qui nonostante le grandi difficoltà vengono accolti, gli viene fornita della terra, una formazione, mezzi di sostentamento per poter ricostruire una vita dignitosa. CESVI è al loro fianco offrendo a strumenti e opportunità nel campo dell'agricoltura e dell'imprenditoria, in particolar modo femminile. Aiuta queste persone a sperare di nuovo. Sono rimasto spiazzato da questa realtà, che, pur tra mille difficoltà, è un punto di ripartenza per molti rifugiati che hanno perso ogni cosa», conclude l'attore e ambasciatore CESVI.
Situato nel distretto di Lamwo, nel nord dell'Uganda, e vicino al confine con il Sud Sudan, il campo di Palabek ospita più di 91.000 rifugiati, provenienti quasi totalmente dal Sud Sudan. Tra questi, oltre 75.500 (83%) sono donne e bambini, spesso colpiti da gravi forme di malnutrizione causate dalla carenza di cibo. In questo contesto, i programmi di supporto alla nutrizione come quello implementato da CESVI con il World Food Programme sono fondamentali per sostenere la popolazione, ma rischiano di subire fortemente l'impatto del taglio dei finanziamenti dell'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), sostanzialmente chiusa dall'amministrazione Trump.
Attualmente nel campo di Palabek solo 1 rifugiato su 3 riceve assistenza alimentare: appena 30mila persone a fronte di oltre 91mila rifugiati. Tuttavia, anche chi riceve cibo, come i nuclei estremamente vulnerabili, ha accesso a meno della metà del fabbisogno alimentare minimo che spetterebbe ad ogni essere umano.
Il campo di Palabek si inserisce in un contesto più ampio di forte pressione umanitaria. In Uganda attualmente vivono quasi 1,9 milioni di rifugiati e richiedenti asilo: oltre la metà proviene dal Sud Sudan (1 milione), seguono le persone in fuga dalla Repubblica Democratica del Congo (616mila) e dal Sudan (77mila).2 La popolazione rifugiata è in gran parte composta da bambini e adolescenti (52%, pari a 991mila persone), mentre donne e bambini rappresentano insieme il 78% del totale, cioè circa 1,4 milioni.3
Il docufilm Lo sguardo dell'altro - Palabek, Uganda è disponibile su YouTube. Produttore esecutivo: Marco Zannoni Cler. Regia: Vincenzo Mauro. Montaggio: Andrea Di Cello. Cineoperatore: Gianluigi Guercia.
, per la regia di Vincenzo Mauro e le immagini di Gianluigi Guercia, una produzione esclusiva realizzata per l'organizzazione umanitaria CESVI, nata dall'esperienza diretta dell'attore nel campo profughi situato nel nord del Paese, dove l'ONG bergamasca opera dal 2017. Attraverso le immagini raccolte sul campo e le testimonianze "Lo sguardo dell'altro" dà voce a chi è stato costretto a fuggire dalla guerra e dalla fame.
[amica-gallery id="401977" title="Alessio Boni: Una vita tra cinema e tv"]
Ogni giorno, uomini, donne e bambini arrivano esausti al confine settentrionale con l'Uganda, fuggendo dal Sud Sudan, un Paese segnato da anni di conflitti e violenze, che hanno spinto milioni di abitanti a lasciare il proprio tetto. La loro odissea è una vera e propria lotta per la sopravvivenza, e per molti il campo profughi di Palabek rappresenta l'ultima speranza.
«I conflitti interni in Sud Sudan costringono da troppi anni migliaia e migliaia di persone a scappare da una realtà insostenibile. Donne, bambini, ragazzi con tragedie inenarrabili alle spalle arrivano dopo viaggi interminabili nel nord dell'Uganda, nel campo di Palabek, che ospita oltre 91mila rifugiati...
Ogni giorno, uomini, donne e bambini arrivano esausti al confine settentrionale con l'Uganda, fuggendo dal Sud Sudan, un Paese segnato da anni di conflitti e violenze, che hanno spinto milioni di abitanti a lasciare il proprio tetto. La loro odissea è una vera e propria lotta per la sopravvivenza, e per molti il campo profughi di Palabek rappresenta l'ultima speranza.
«I conflitti interni in Sud Sudan costringono da troppi anni migliaia e migliaia di persone a scappare da una realtà insostenibile. Donne, bambini, ragazzi con tragedie inenarrabili alle spalle arrivano dopo viaggi interminabili nel nord dell'Uganda, nel campo di Palabek, che ospita oltre 91mila rifugiati», racconta Alessio Boni, «qui nonostante le grandi difficoltà vengono accolti, gli viene fornita della terra, una formazione, mezzi di sostentamento per poter ricostruire una vita dignitosa. CESVI è al loro fianco offrendo a strumenti e opportunità nel campo dell'agricoltura e dell'imprenditoria, in particolar modo femminile. Aiuta queste persone a sperare di nuovo. Sono rimasto spiazzato da questa realtà, che, pur tra mille difficoltà, è un punto di ripartenza per molti rifugiati che hanno perso ogni cosa», conclude l'attore e ambasciatore CESVI.
Situato nel distretto di Lamwo, nel nord dell'Uganda, e vicino al confine con il Sud Sudan, il campo di Palabek ospita più di 91.000 rifugiati, provenienti quasi totalmente dal Sud Sudan. Tra questi, oltre 75.500 (83%) sono donne e bambini, spesso colpiti da gravi forme di malnutrizione causate dalla carenza di cibo. In questo contesto, i programmi di supporto alla nutrizione come quello implementato da CESVI con il World Food Programme sono fondamentali per sostenere la popolazione, ma rischiano di subire fortemente l'impatto del taglio dei finanziamenti dell'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), sostanzialmente chiusa dall'amministrazione Trump.
Attualmente nel campo di Palabek solo 1 rifugiato su 3 riceve assistenza alimentare: appena 30mila persone a fronte di oltre 91mila rifugiati. Tuttavia, anche chi riceve cibo, come i nuclei estremamente vulnerabili, ha accesso a meno della metà del fabbisogno alimentare minimo che spetterebbe ad ogni essere umano.
Il campo di Palabek si inserisce in un contesto più ampio di forte pressione umanitaria. In Uganda attualmente vivono quasi 1,9 milioni di rifugiati e richiedenti asilo: oltre la metà proviene dal Sud Sudan (1 milione), seguono le persone in fuga dalla Repubblica Democratica del Congo (616mila) e dal Sudan (77mila).2 La popolazione rifugiata è in gran parte composta da bambini e adolescenti (52%, pari a 991mila persone), mentre donne e bambini rappresentano insieme il 78% del totale, cioè circa 1,4 milioni.3
Il docufilm Lo sguardo dell'altro - Palabek, Uganda è disponibile su YouTube. Produttore esecutivo: Marco Zannoni Cler. Regia: Vincenzo Mauro. Montaggio: Andrea Di Cello. Cineoperatore: Gianluigi Guercia.
, per la regia di Vincenzo Mauro e le immagini di Gianluigi Guercia, una produzione esclusiva realizzata per l'organizzazione umanitaria CESVI, nata dall'esperienza diretta dell'attore nel campo profughi situato nel nord del Paese, dove l'ONG bergamasca opera dal 2017. Attraverso le immagini raccolte sul campo e le testimonianze "Lo sguardo dell'altro" dà voce a chi è stato costretto a fuggire dalla guerra e dalla fame.
[amica-gallery id="401977" title="Alessio Boni: Una vita tra cinema e tv"]
Ogni giorno, uomini, donne e bambini arrivano esausti al confine settentrionale con l'Uganda, fuggendo dal Sud Sudan, un Paese segnato da anni di conflitti e violenze, che hanno spinto milioni di abitanti a lasciare il proprio tetto. La loro odissea è una vera e propria lotta per la sopravvivenza, e per molti il campo profughi di Palabek rappresenta l'ultima speranza.
«I conflitti interni in Sud Sudan costringono da troppi anni migliaia e migliaia di persone a scappare da una realtà insostenibile. Donne, bambini, ragazzi con tragedie inenarrabili alle spalle arrivano dopo viaggi interminabili nel nord dell'Uganda, nel campo di Palabek, che ospita oltre 91mila rifugiati...
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NovitàTrascrizione
00:00Al nord dell'Uganda c'è un posto dove dolore e speranza si intrecciano.
00:18In pochi conoscono il campo di Palavec, eppure per migliaia di rifugiati è casa.
00:25Uomini, ma soprattutto donne e bambini, arrivano qui scappando dalla guerra e dalla fame.
00:35Si chiama Angelina, ha 30 anni, ha 5 figli, il marito è morto in Sud, proprio per la guerra.
00:43Allora ha deciso di attraversare il confine e cercare la speranza per i suoi figli da questa parte, perché di là non riusciva a fare niente.
00:49Dietro ogni volto, ogni sguardo, si intravede una storia, che attende solo di essere ascoltata.
01:00Ciao.
01:01L'Uganda è uno dei paesi che accoglie il maggior numero di rifugiati al mondo, e definire Palavec un campo profughi è riduttivo.
01:09Palavec un campo profughi è una cittadina ormai di quasi 80.000 abitanti.
01:14Qui l'obiettivo è l'autosufficienza, per permettere a tutti di ricostruirsi una vita dignitosa, per avere una casa.
01:23Vedi, appena costruita, appena fatta, fango, legno e paglia, e fai la casa.
01:29Coltivare il proprio cibo.
01:31Ma gli insegnate anche a piantare, a mantenere, a concimare, a putare, questa roba qua.
01:36Curarsi, istruirsi, riprendere in mano il proprio futuro.
01:42Oggi sono arrivate 400 persone, decine di camion attraversano le strade polverose, portando tutto ciò che con fatica sono riusciti a salvare.
01:51Questa è una storia di resistenza, di coraggio, di rinascita.
01:58Una storia che il mondo deve conoscere.
02:06Grazie a tutti.
02:12Grazie a tutti.