- 2 giorni fa
TRA GLI OSPITI DELLA PRIMA EDIZIONE di Visioni e Visionari anche l'artista e professore di cattedra in arti visive alla Nuova Accademia di Belle Arti a Milano Marcello Maloberti. Nel suo intervento del 31 ottobre presso Armani/Teatro, a Milano, ha ripercorso alcune delle sue più celebri installazioni e performance con il curatore e critico d'arte, Stefano Castelli. Ma ha anche raccontato del suo uso della parola scritta in forma di poesia e del mondo che ultimamente lo sta ispirando di più: quello del sacro. Rispetto a questo, Marcello Maloberti ha spiegato: «Sento che c'è una mancanza di sacralità e di sacro nel mondo». Ecco l'intervento integrale.
Categoria
🗞
NovitàTrascrizione
00:00Buonasera e benvenuti all'incontro con Marcello Maloberti, artista visivo, unico artista di
00:27questa due giorni, mi sottolineavi tu poco fa Marcello, è un'occasione abbastanza unica sia
00:32per l'importanza di Marcello, e non sto a fare il tuo curriculum, dalla Biennale alla Mostra al
00:37Pack di Milano, attualmente ancora in Mostra a Milano alla Galleria Cortese, ma per l'originalità
00:44dell'opera. È uno dei pochi artisti che mette d'accordo gli addetti ai lavori e che attira
00:50anche però la simpatia del grande pubblico. Addetti ai lavori dei due tipi, quelli più
00:54concettuali e quelli più tradizionalisti in un certo senso. Dunque, grande occasione
01:00l'incontro con l'artista. L'incontro con l'artista è spesso deludente, lo sappiamo, perché può
01:05esserci una mancata corrispondenza tra l'artista e l'opera. Io vi garantisco che Marcello assomiglia
01:12perfettamente alla sua opera. Conoscerlo anche da parte mia e spero anche da parte vostra è
01:17proprio entrare nel suo mondo, nella sua visione anche incantata della realtà, queste visioni
01:23laterali che interrompono il tessuto della realtà e danno un'altra visione, più libera,
01:28più aperta e più immaginifica. Parto da questo concetto di somiglianza della tua opera e quindi
01:35ti chiedo quanta spontaneità e quanto metodo c'è nell'ideazione delle tue visioni, perché
01:42sono visioni che arrivano molto istantaneamente allo spettatore, tu le incontri. Ti chiedo qualcosa
01:48sulla creazione della tua opera, pensando alle primissime cose, tu sei partito da quello
01:53che ti circondava, le ormai mitiche opere dove c'era tua nonna con la tovaglia a quadri,
01:59il cartello stradale di identificazione della città, tu mi hai raccontato che ti affascinava,
02:05poi l'hai conservato in casa. Quindi come primo discorso ti chiedo di raccontarci quanto istinto
02:12e quanta progettazione c'è nel trovare queste visioni che ho provato ad escrivere.
02:17Ti ringrazio per la domanda, ma penso che io cerco di coltivare l'istinto, quindi come se lo cercassi
02:30e lo nutro, quindi sicuramente parto da un'urgenza che è la forma. La forma è l'urgenza, quindi parto
02:40più dall'istinto sicuramente. Quindi alcune volte sono delle battute che poi si realizzano o sono
02:49delle visioni che però hanno bisogno di essere concretizzate. Quindi quando l'artista ha una visione
02:58è un'assenza, perché non c'è, però la concretizza poi nel lavoro, quindi entra il discorso
03:06del fare, quindi il fare che poi è la parola poesia. Quindi l'istinto sicuramente. Poi sicuramente
03:19il metodo, devo dire la verità, cerco di non impararlo a memoria perché lavorare sempre
03:28nello stesso modo è un po' come vivere l'amore sempre nello stesso modo. Quindi la parola
03:34metodo nel mio vocabolario c'è poco, quindi diciamo nasce molto dal desiderio. Ecco, io
03:43penso che la parola desiderare, cioè io desidero quella cosa, desidero realizzare quell'immagine
03:50e la concretizzo. Quindi sicuramente c'è questo. Poi i miei primi lavori, parliamo di trent'anni
03:56fa, quindi di tanti anni fa, e praticamente parto lavorando con le persone della mia famiglia,
04:04mia nonna, mia madre. Perché penso che il mistero e la magia l'abbiamo sotto gli occhi,
04:11occhi, ma non la vediamo quasi mai, nel senso che non è mai lontana da noi, ma è attorno
04:18a noi, e qui io sento più i santi attorno che lontano. Ecco, scuola mia madre e mia nonna,
04:25una foto molto importante di trent'anni fa, il titolo è La vertigine della signora Emilia,
04:33stiamo parlando di mia nonna, io le ho vestite in questo modo, perché desideravo quella tovaglia,
04:42poi mia madre era sarta, quindi le ha cucite, ed è un po' due gemelle, Shining, un po' di
04:49Anarbus. Poi nella carellata ci sono comunque tantissime immagini, mi piace molto il titolo
04:57visione e visionari, perché penso che sia quello che abbiamo bisogno oggi, anche se ne
05:06vediamo per me molto poco. Pochi visionari, pochi visionari. Ma vedo che è tutto un po'
05:12un copia e incolla, c'è poca rabbia, invece è la rabbia di mettersi in discussione, c'è
05:23un po' questa famosa parola che ogni anno che passa Pierpaolo Pazzolini diventa sempre
05:30più grande perché siamo omologati fino sopra la testa, quindi l'arte deve cercare di scuotere
05:39un po' questa cosa e fare arte oggi è molto difficile.
05:44Tu hai una visione anche da docente oltretutto, quindi non solo da artista, ma una parte importante
05:50della tua attività è quella di insegnamento. Io l'avevo tenuta alla fine, ma invece ti
05:56ringrazio di avere la tua visione della situazione, hai speranza per l'evoluzione del linguaggio
06:00artistico? Certo, la speranza è l'ultima a morire.
06:05Però hai chiamato questa conversazione generare visioni e non comporre immagini.
06:10Sì, perché praticamente quello che io sento, come io prima ho detto una frase che per me è
06:15molto importante. Io parto dall'esigenza, dall'urgenza della forma, quindi non parto da
06:22questa cosa vuol dire quella cosa, faccio questo perché vuol dire quello, faccio no,
06:27piuttosto parto dall'effetto per arrivare alla causa. Non metto, non so, un'attrice lì
06:34perché deve dire quello. Scopro nel fare, come il fuoco lo si è scoperto, nel fare anche
06:41l'immagine. E la forma vedo molto, per come la sento io, composta, no? Tu prendi una cosa,
06:50ne metti un'altra, ne fai un'altra. Invece l'immagine deve essere generata, la forma deve
06:56essere generata. Quando vedi un bel fiore e non senti il gambo staccato da... senti questa
07:04forma che si autoforma da sola. Io sono molto classico nella mia visione, cioè io penso che la
07:13natura ci dà una mano ancora per capire la magia e il mistero della vita. Se vedo un fiore non sento
07:23la fatica del farsi fiore. È lì, è quello che io voglio dall'arte. Non so se hai capito. Non è che non sento
07:34neanche la sua fatica, si autoforma. Se tu vedi una grande opera, anche classica, non senti la fatica tanto.
07:45Sì, ho capito quello che vuoi dire. Mi vengono in mente in particolare le tue performance. Allora lì non c'è
07:50un'immagine. Bisogna per forza lasciarsi andare ad avere un rapporto con l'opera. È stata una boccata
07:58d'aria fresca il tuo modo di fare le performance. La performance era stata accettata dal grande
08:03pubblico ma con una solennità obbligata, per cui avevamo in mente solo per forza la sofferenza del
08:09corpo, del performer e situazioni estreme. Tu invece è come se mettessi in escassi delle situazioni e in
08:19alcune performance come Circus e Tagadà, un po' precedenti a quelle che vedevamo, è come se tu
08:24invitassi il pubblico a una festa dove succedono, sono allestibili. Sì, sono dei lavori verso il
08:302000, molto prima della pandemia, molto prima di queste guerre, molto prima di... Tu sei regista di
08:37queste performance. Io mi sento molto regista, ma in generale mi sento regista e vorrei, ma penso,
08:44spero di essere più poeta. Non mi basta essere artista. In che senso poeta? Perché poi arriviamo
08:51alla... No, nel senso che aspira, cioè uno aspira a qualcosa di più alto da sé. Io penso che l'alto lo
08:58porti in basso, il basso lo porti in alto, visto che il poeta ce ne sono pochi. I poeti hanno questa
09:06cosa che mi piace sempre tanto, che non cercano, non trovano, non copiano, ma sono visitati. Questo
09:15essere visitati è la cosa così bella, perché di notte hai la frase, la scrivi, l'immagine ti torna
09:23ogni giorno e se non la fai ti incazzi. Quindi un po' questa cosa, no? Mi piace l'idea di
09:32naturalezza, ecco, la trovo fondamentale, ecco, come c'è nella moda di Giorgio Armani o in altri
09:39fashion designer molto bravi, ecco. Non senti la fatica di fare l'abito, ma è lì, cioè questa cosa
09:50mi piace molto, ecco. La questione della poesia la stai esercitando con la scrittura
09:56anche, no? Tu a un certo punto hai iniziato, è come dire, hai dato una sorpresa al pubblico,
10:02c'era una tua grande mostra in una galleria di Milano, la Galleria Cortese, anzi, non solo
10:06non hai prodotto immagine, non hai messo neanche le opere che uno si aspettava, ma hai messo
10:11dei quaderni con delle tue frasi, le martellate, i tuoi comandi militareschi bonari, quindi raccontaci
10:17sbaglio, è tipo dieci anni fa o anche... Dieci anni fa, e poi hai continuato facendo...
10:22Sì, perché avevo capito che era il momento di non mostrare ma di dire, che sono due cose
10:27completamente diverse, e l'artista deve anche iniziare a parlare e a dire, quindi... e poi
10:33durante la pandemia ancora di più ho capito che ero sulla strada giusta, perché più che
10:39parlare e mandare messaggi e poi io penso che la mia scrittura poetica è più quasi
10:47dei titoli di libri che non scriverò mai. Cioè noi viviamo in un'era in cui non siamo
10:53nell'era della narrazione, siamo nell'era dell'essenzialità, dello slogan, di una forma
11:02molto più contratta, quasi una parola più vicina all'icona. Cioè la narrazione si perde
11:11un po' per colpa dei social, perché ci stanno affettando come la mortadella, quindi la televisione
11:19sembrava una cosa incredibile, ma io vivo i social, mi faccio tagliare come tutti, non
11:27faccio l'eremita, però dobbiamo proteggerci anche un pochino, ecco, da prendere le distanze,
11:35da un pochino, un po' un guardarsi di più. Infatti una cosa che dico sempre ai miei studenti
11:41alla Naba, dove io insegno ormai ho la cattedra da tanti anni, come vedersi vedere. Cioè io
11:49mi guardo mentre faccio, no? Il guardarsi ci si capisce molto di più e mi sono un po' perso.
11:58No, quindi se ho capito bene, tu introduci la narrazione in queste frasi che sembrerebbero
12:03slogan invece. Sì, sì, io penso che è importante questa... e poi la prima forma di parola per
12:10un artista sono i suoi titoli, cioè dare titolo a un lavoro è già per un artista usare
12:16la parola. Quindi io ero innamoratissimo dei titoli di Magritte, di Giorgio De Chirico,
12:22di grandissimi artisti e mi piaceva, così mi veniva naturale scrivere, ecco, quindi ho
12:31iniziato. Penso che ho fatto bene perché Le Martellate adesso uscirà un libro proprio
12:37il 6 di novembre con tre cani e ho fatto un libro di mille pagine di poesie e il titolo
12:44è poesie e praticamente è tradotto in italiano, scusate, in italiano tradotto in francese e perché
12:54la lingua per me è della poesia, un po' per tutti penso che... questa è mia nonna sotto il tavolo
12:59che praticamente per amore mio, perché era così piccola ma faceva fatica a star sotto,
13:10e praticamente il tavolo è un po' un archetipo della casa, le colonne, il tetto... la parola
13:20io penso che è molto importante a questo momento. Ma tu le tratti ancora come questioni visive
13:27le parole, nel senso che adesso il libro che hai appena citato diventa una mostra a Villa Giulia
13:32a Villa Giulia, grande Neon, questa villa meravigliosa dove c'è il Museo Etrusco, che vi consiglio,
13:39che è stupendo, e ci sarà nel cortile questa scritta poesia capovolta, come cielo l'avevo capovolto,
13:47un po' come se fosse letto dal cielo, e poi c'è il libro molto classico, blu alto, insomma un bel
13:56un bel malloppo di libro, e penso che la parola è come se... come si può dire... sia una parte ormai integrante del mio lavoro, ecco.
14:11Senti, io senza avvisarti ho fatto un gioco, non ho resistito, mi sono scritto le quattro frasi che più mi colpiscono,
14:17di queste martellate, di queste frasi che ho appena descritto. Il mio lavoro nasce da uno spavento,
14:23mi riporta a quell'idea di parziale spontaneità che abbiamo detto prima, no?
14:28Sì, anche altre cose, però...
14:30Che non sono da...
14:31No, no, vabbè.
14:32...da chiedere o da...
14:33Oh, va bene.
14:34Poi?
14:35Poi, la coppia, il pubblico è il mio corpo.
14:38Beh, sì, perché...
14:39Però l'ho accosto istintivamente al mio nome alla voce di mia madre.
14:44Quindi, un essere proteso...
14:46Il mio nome alla voce di mia madre, per chi non ha più la madre, penso che sia...
14:54una cosa molto importante. Cioè, come ti chiama tua madre, non ti chiama nessuno.
15:00La pronuncia...
15:01Eh, beh, la voce della madre...
15:03La voce...
15:04Il tuo nome, poi il dare nome, il dare nome a un'opera, il dare nome a una persona,
15:10cioè il nome è un po'... il tuo passepartout per la tua vita, il biglietto di viaggio per tutta la tua vita.
15:19E da lì, poi, in un'altra frase, il pubblico è il mio corpo.
15:22Quindi da questa origine c'è un'apertura...
15:24È come sacrificare, demolarsi.
15:26Beh, il pubblico è il mio corpo era l'idea un po' come...
15:31No, togliere la presenza dell'opera e il corpo di chi è presente e già opera.
15:40È un po' concettuale, però...
15:42No, è concettuale a dirsi, ma poi nelle performance...
15:45Sì, nelle performance...
15:46Quel tipo di rapporto concreto.
15:47Io la performance non l'ho mai vissuta come io faccio male a me, io mi taglio, io mi...
15:54Ma invece è più l'uso del corpo degli altri, cioè che...
15:59Io vengo più da un'idea che l'artista non continua a dire io, io, io, io, che poi diventa asino, ma...
16:07Non ha due mani, ma, come dico sempre io, ha le mani del mondo, cioè...
16:12Io devo coinvolgere nel mio lavoro tante persone, dagli artigiani ai fotografi, per quello che mi sento più regista, forse.
16:21Cioè l'idea di collettività, qui siamo alla Vucceria a Palermo, dove ho messo questo tendone da mercato,
16:29300 specchi che si muovono con il vento e con l'aria, le luci delle automobili accese,
16:36c'era un DJ che emetteva la musica e si ballava fino alle due di notte,
16:43praticamente era una specie di disco ball che si muove, però il pubblico attiva questa lanterna.
16:51E lì è particolarmente un incontro quasi casuale, perché, cioè, è per i passanti che...
16:56Esatto, beh, io cerco di accogliere il caso, per caso incontri l'amore in metropolitana,
17:04o anche chi non sopporti, il caso è... va accettato.
17:10Io per caso sono qua, tu per caso sei qua e voi siete qua, cioè nel senso che il caso va...
17:17Va favorito anche.
17:19Eh sì, va favorito, beh, alla Marcel Duchampi un po', e questo qua sono...
17:25E poi ho, gli sbagli si infilano come perle.
17:28Ma l'ho detto per caso un giorno a un amico mio, ne combinavo una giusta.
17:33Quindi non ti...
17:34Ti ho detto, li stavo infilando come perle gli sbagli.
17:36Poi mi sono d'accordo che lo sbaglio è un po' un puntum alla Roland Barthes.
17:42Cioè nel senso che il mio occhio cade sempre sullo sbaglio, su quello che non va, lo sporco lì, lo sporco qui.
17:49Cioè quello che non va io mi attacco, quindi...
17:53Però sono perle.
17:55Beh, io penso che dagli sbagli più grossi che ho fatto nel mio lavoro, io vivo di rendita da due o tre grossi sbagli.
18:03Qual è stata una mossa di cui ti sei pentito, che potevi fare anche per questa mossa?
18:08Adio!
18:10Tanto la tua galleria è a Torino.
18:12No, allora possiamo dire che...
18:14No, per me è uno sbaglio grande.
18:16L'ho fatto una delle mie mostre più importanti in assoluto e che non voglio dire perché mi imbarazzo, devo dire la verità.
18:24Però era praticamente un palcoscenico importantissimo.
18:28Ah, ok, quindi una perla proprio importante, diciamo, come sbaglio.
18:34Senti, divago un attimo, la tovaglia di cui erano vestite, era vestita tua nonna, è tornata nell'ultima mostra al pack, legata insieme, cucita con il tricolore.
18:47Eh, penso che il tricolore...
18:50Perché la tovaglia da trattoria...
18:52Eh, beh, insomma, si collega, non ho da spiegare, penso che si capisca da solo.
18:57Però mi piaceva l'idea di questo orizzonte, un po' come se fosse una sorta di, non si può dire, una sorta di barricata.
19:10Cioè, e poi una lunga bandiera, e un po' anche ironizzare su questo paese, che penso che va anche un po' ironizzato.
19:21Siamo un po'.
19:22Siamo un grande paese, ma abbiamo anche tante...
19:25Tante cose da superare.
19:28Non so, però è anche bello, insomma.
19:30Questo invece sembra il pack, con questo...
19:34Un'opera alta quasi 30 metri, è cielo capovolto nel cielo di Milano.
19:40E niente, è una sorta di monumento precario, che rimane lì per poco tempo, è alto come un obelisco.
19:52Questo è in cerca di un miracolo.
19:55Questa madonna che non ci guarda, dobbiamo meritarcelo un po' il suo sguardo e...
20:04Dunque, le icone sacre...
20:06Tu stai avendo una fase in cui ti occupi di icone sacre, in modo apparentemente molto iconoclasti.
20:12In realtà è più complesso il discorso.
20:14Sia quest'opera, sia il crocifisso della mostra di Albissola negano lo sguardo allo spettatore.
20:21La scritta Dio, che era a Cremona, nella chiesa, è durata poche ore.
20:26Quindi era una scritta neon, con le tre lettere che compongono la parola Dio.
20:30La sua vita si affidava a un generatore, però era un Dio molto precario e provvisorio.
20:36Quindi spiegami il tuo... come utilizzi le icone sacre?
20:40Allora, ci sono delle cose che...
20:42Allora, io penso che alcune cose l'artista le capisce.
20:45Però si permette anche di non capirle.
20:49E però il fatto...
20:50No, nel senso che ho bisogno di un pochino di tempo ancora per darti una spiegazione precisa.
20:59Quello che sento è che c'è una mancanza di sacralità e di sacro, un po' in generale, nel mondo,
21:09che io penso che abbiamo bisogno ancora di recuperare, ecco, più credi, un credo.
21:16Non è importante la preghiera, è importante pregare.
21:21Cioè, non so se...
21:24Sento che c'è questa mancanza, questa crisi di sacro, ma che penso che non lo vedo solo io, ecco.
21:31Cioè...
21:33Non c'è limite...
21:34C'è limite al meglio, non c'è limite al peggio.
21:39Ed è...
21:40Non so se...
21:42No, c'è limite al meglio, però...
21:44Cioè, nel senso che sembra che...
21:46Così, penso che io faccio dei punti di domanda.
21:50No, ma ti dico questo perché alcune cose le si capisce, ma non subito.
21:55E questa cosa di dover tutto capire subito non è naturale.
22:00Cioè, uno ha bisogno anche di anni e anni per capire l'opera.
22:04E non è neanche l'artista che forse la capisce pienamente.
22:07E può dar sì che siano gli altri che la capiscono.
22:10Io quello che sento è che io vivo l'urgenza di farla.
22:14Se poi...
22:15Non so se mi capite.
22:17Non so se mi capite.
22:18Beh, il titolo viene da un mio studente, Alan Abba,
22:22che praticamente a lezioni che faccio io dirò almeno 20 volte,
22:27ma non so se mi capite, non so se mi capite.
22:29E questo si è messo a fare una canzone rap, non so se mi capite.
22:33Cioè, allora praticamente ho preso spunto da lui, ecco.
22:38Quindi io direi, prendiamoci un po' di tempo, ecco.
22:41Io per ora noto la regolarità dello sguardo negato.
22:44Ho visto che sono girate.
22:46No, quello sì, no, quello sicuramente.
22:48No, ma hai ragione Stefano.
22:49Cioè, si gira in cerca di un miracolo
22:53è perché noi aspettiamo che si rigiri verso di noi.
22:58E poi la sacralità mi è sempre interessata
23:02perché penso che c'è l'idea di mostrare...
23:08Cioè, l'artista, per come lo intendo io,
23:11io mi riferisco ai grandi artisti e io cerco di avere i grandi maestri,
23:17me li faccio grandi, perché se me li devo fare me li faccio grandi.
23:21E tipo un Pierpaolo, che comunque adesso è supercitato di quei di là,
23:26però insomma io penso di averlo abbastanza respirato,
23:29dice che l'artista è come Cristo, in croce,
23:34perché si mostra al mondo.
23:38Questo mostra, lui lo evidenziava come dire mostrare.
23:43Quindi la mostra, una delle prime mostre,
23:46sono Cristo che ci guarda.
23:49Quindi l'idea che ci guarda, invece io lo nego,
23:54ci sono tante problematiche in questo senso.
24:00E allora, l'altra frase è
24:02la gentilezza è punk.
24:05È una battuta o pensi davvero che sia la cosa più trasgressiva,
24:09la gentilezza?
24:10Mi vengono in mente anche le forbici che non sono più armi
24:13perché hanno le piume che abbiamo visto di recente, la tua opera.
24:18Beh, la gentilezza è punk perché il punk ormai
24:20e lo vediamo tutti i giorni e sotto gli occhi, lo vivi camminando per strada,
24:24tra un po' ti tagliano le gambe perché non riesci più neanche a camminare.
24:28Cioè il punk forza, violenza è un po'...
24:32Ecco le forbici che abbiamo evocato.
24:34Ah, ma la gentilezza la trovo così rara,
24:37è così elegante, così raffinata.
24:40Io sono un autoreto un po' classico, un po' la Giorgio Armani.
24:43Sono felice di essere qui perché ho visto l'ultima sfilata proprio qua
24:47e sono anche abbastanza emozionato perché mi vedo qua ma ero dall'altra parte.
24:55La gentilezza è quella cosa che con facilità si ricorda di una persona.
25:02Ha a che fare con l'eleganza la gentilezza?
25:04Penso di sì, sicuramente.
25:06L'eleganza per me è il rispetto verso gli altri.
25:09Il mettersi a posto e star bene con se stessi, per me,
25:12è l'amore verso il mondo e verso gli altri.
25:15Se poi lo esageri e lo fai diventare qualcosa di iper-iper-ossessivo,
25:23forse non ti guardi più neanche bene.
25:27Perché sai, il sapersi guardare, a un certo punto non ti sai più guardare.
25:31Io penso che l'eleganza sia importante.
25:34Penso che oggi come oggi uno come Giorgio Armani sia di grande maestria,
25:39di grande maestro, soprattutto per le nuove generazioni.
25:43Basta solo fare la regia di questi mega show
25:49dimenticandosi poi del vestito.
25:52Alla fine il vestito e il cuore non è la luce che gira.
25:59Non so, io se l'ho porto così.
26:01Cioè nel senso che vorrei che l'abito mi abita.
26:05Cioè naturalmente poi uno è visionario fuori di testa.
26:10Quello assolutamente lo devono essere tutti.
26:13Perché è bello questo creare delle immagini in un modo che si girano.
26:17Però è come se tutti...
26:19Mi metto io in primis perché comunque io non è che so,
26:23non è che dico la verità di tutto.
26:25Però sento che anche nell'arte è troppo decorazione.
26:31Cioè adesso fare arte è come stare su una lama di un coltello.
26:35È molto, molto difficile.
26:37Cadi nella decorazione,
26:39cadi nella vetrina della Rinascente,
26:41cadi in tante cose.
26:43Cioè...
26:45E quindi...
26:47Io dico che però ho una visione molto...
26:51Forse classica, non so se è la parola giusta, non so.
26:55Sì, è difficile avere questi criteri.
26:57Non so più qual è il classico.
26:59Perché mi piace avere almeno un...
27:03Come si può dire?
27:05No, poi apprezzo tutto, certe cose.
27:07Però so quello che veramente mi piace, che mi soddisfa.
27:11Non so se...
27:12Però diciamo, alcune tendenze...
27:13Ti parlavo l'altro giorno di pittura,
27:15tu mi parlavi di altre forme d'arte,
27:17sono...
27:18Che sono in voga adesso
27:19e che magari sono un po' superficiali.
27:22Si basano su...
27:23Fintamente, ma su un'idea di classico, di tradizione, no?
27:27Per cui una nuova ondata di pittura figurativa,
27:30dove...
27:31Torniamo al discorso dell'immagine.
27:33L'opera coincide con l'immagine
27:34e non ha niente di più, non è più complessa.
27:37Si basano anche loro su un'idea di classicità.
27:41Probabilmente finta, la tua è...
27:43Eh, forse... Boh, io perché vengo anche da un grande maestro
27:46che è Luciano Fabro,
27:48che è uno degli artisti più importanti dell'arte povera,
27:51dove...
27:53penso di aver...
27:56avuto un maestro eccezionale,
28:00come se fosse stato il mio secondo servizio militare,
28:04fare l'accademia, perché gli incontri con lui diventavano...
28:08Era esigente.
28:10Sì, perché lui alla fine, sai, non è che guardava tanto se tu eri bravo.
28:15Ma se avevi carattere.
28:17Era un continuo buttarti giù.
28:20E il primo giorno in aula...
28:23L'aula era piena, più di come siete voi,
28:25era stracolma.
28:27Il primo giorno lui dice...
28:29io qua voglio solo artisti.
28:32Chi non è artista esca dall'aula.
28:34Praticamente metà aula è uscita...
28:37Cioè, capito?
28:38Lui punta molto sul carattere.
28:39Poi ho avuto il coraggio...
28:41ingenuo...
28:42che rincoro in via Solferino e gli dico...
28:46guarda che io rimango.
28:48Mi fa sì sì, rimani in aula.
28:50Rimani...
28:51No, però per seguirlo...
28:53tipo pedinarlo era stato troppo forte.
28:56Lui ha decimato volontariamente.
28:58Quindi io penso che in tutti i lavori di carattere,
29:01anche nella moda, in tutti i linguaggi legati all'arte,
29:06sia lo fondamentale.
29:08Oggi come oggi, poi...
29:10Tu sei scettico rispetto all'idea di tutti gli artisti,
29:13di creatività diffusa.
29:15Credi ancora in una specificità del linguaggio delle arti visive?
29:18Beh, penso di sì.
29:20Nel senso che io sono attratto dalla moda
29:23se sono diverso dalla moda.
29:25Se sono uguale alla moda, ma anche la moda stessa
29:28non è attratta da me.
29:30Cioè, dobbiamo essere diversi per avere un'attrazione.
29:33Io penso di sì.
29:36Cioè, nel senso che...
29:39Pier Paolo Pasolini non vestiva Valentino.
29:43E cosa pensi della moda?
29:46No, perché...
29:47No, una battuta per chi si intende di moda, capisci.
29:50Cioè, sono due cose diverse.
29:52Poi c'è l'arte, naturalmente, della moda.
29:54C'è l'arte del design.
29:56Però c'è anche arte che non serve a niente, ma serve.
30:01Cioè, è bello se siamo diversi, così almeno uno...
30:05Per dire, io ho collaborato, ho fatto un giardino bellissimo per Zegna,
30:10solo di rose bianche.
30:14Ho collaborato anche con altre case di moda.
30:16Mi piace la moda.
30:17Ma io ho studiato moda.
30:19Tu hai iniziato come studi di fashion designer?
30:20Io ho iniziato per moda a 14 anni.
30:22La mia prima scuola era fashion designer.
30:24L'ho finita.
30:25Poi ho fatto liceo artistico.
30:26Poi ho fatto l'accademia.
30:28Quindi la moda mi piace parecchio.
30:33Però, nel senso che, lavorando, facendo delle esposizioni,
30:38lavorando in una dimensione legata all'arte,
30:41sono attratto perché è come se praticamente si vive di desideri, no?
30:48La moda vuole essere quello che non è.
30:51L'arte vuole essere quello che non è.
30:54Non so, ma a me piace questa cosa.
30:57E poi la moda deve darmi la prova di desiderarmi.
31:03Di desiderare te che la devi indossare.
31:05Eh sì, che vado a comprare.
31:06Bella questa cosa.
31:08No, mi piace questo.
31:09È una prossima.
31:10Infatti quando vedi le vetrine, no?
31:12Ti chiamano, ti vogliono.
31:14È bella questa cosa.
31:16E anche l'opera d'arte deve...
31:17Eh beh sì, l'opera d'arte è l'animale che ti guarda.
31:21Cioè io ho un cane, ogni mattina che guardo questo cane,
31:25io per me è come deve essere l'opera che mi deve guardare così.
31:28È estranea, è straniera, come dice Gilles Deleuze.
31:37O...
31:38Cioè, scrivere in una lingua straniera.
31:40Io sono straniero di me stesso.
31:43Quindi...
31:47E ti chiedo un'altra cosa.
31:49Sì, Martino.
31:50A proposito di essenzialità, di mancanza di immagini.
31:55Le tue ultime mostre sono inegabilmente meno piene.
31:59E vorrei citare quale è in corso adesso a Milano.
32:01Dunque tu avevi l'opportunità di fare una mostra in tre spazi espositivi addirittura,
32:05distribuiti in un'unica via.
32:07hai messo la stessa opera nei tre spazi.
32:10Stranamente l'abbiamo tolta anche dalle immagini.
32:13Che non c'è perché va vista, diciamo.
32:15E c'è una frase molto interessante.
32:17Il pubblico deve rimanere nella sua fame.
32:19Io forse l'ho fraintesa perché ti ho detto
32:22dovevi lasciare chiusa la porta e non farlo neanche entrare il pubblico.
32:26Tu intendi fame perché il pubblico è troppo affamato di immagine?
32:30Scusate che...
32:32E comunque perché...
32:34Questa scelta di essere in realtà.
32:36No, questa frase viene da un modo di dire francese.
32:41Il lettore deve rimanere nella sua fame quando praticamente lo scrittore...
32:47Ci sono dei modi di scrivere, no?
32:49Cioè praticamente dei modi, delle modalità in cui il lettore vuole l'emozione,
32:54vuole questo, vuole questo, vuole...
32:56E quindi invece in Petroglio di Pasolini, avendo avuto delle problematiche,
33:03avendo avuto queste grandi problematiche dovute alla morte,
33:06è a pezzi già il libro.
33:09E poi manca tutta una parte del libro.
33:13Quindi veniva citata questa frase e io l'ho presa perché mi era piaciuta tantissimo.
33:21Mi è rimasta proprio scritta nella testa e il pubblico deve rimanere nella sua fame.
33:26È come se io non ti do nulla se non il vuoto da vivere di quella stanza.
33:35Cioè è una mostra assente.
33:38È anche una necessità di sfuggire all'obbligo di produttività dell'artista?
33:42Ma in questo momento qua devo dirti la verità.
33:45Io penso che con le antenne che l'artista ha, che di solito sono un pochino più...
33:54E con le guerre in corso, con la banalità che impera ovunque, su e giù,
34:00cioè tutte queste problematiche grosse e a me mi viene un po' da...
34:06Rallentare un attimo.
34:09No, di lasciare un attimo di vuoto, di spazio, ma è un momento.
34:13Poi il pubblico deve rimanere nella sua fame, è un modo di dire.
34:17Poi le parole sono come le...
34:20Non lo dico io, ma lo dice Roland Barthes,
34:23sono delle parole che certe volte sono anche imperative.
34:28Cioè il linguaggio è potere, la parola è potere.
34:31Io, se vedi, cerco di parlare in un modo un po' a escursus e non a...
34:43Più a frammenti, ecco.
34:45Perché sennò diventano delle...
34:52Sì, diventano proprio anche delle frasi militaresche, tipo dei compiti, dei...
34:58Dei comandi.
35:00Sì, dei comandi.
35:01Dei imperativi.
35:02Allora io metto sempre un po' in discussione.
35:04Mi piace questa cosa dell'artista che ha anche una sua fragilità, ecco.
35:12Fino a produrre meno, fino a...
35:14Beh, no, no, no, questa mostra è questo progetto.
35:16Poi io ho in testa altri dieci progetti che sono la mia prossima vita,
35:21sperando di riuscire a realizzarle perché c'è bisogno di tanti fondi, perché non è facile.
35:28Però anche recuperare i fondi è anche bello.
35:31Conosci personalità stupende.
35:33Sei il primo che sento dire.
35:35Ma è una bella cosa.
35:36A me piace perché conosci...
35:38A me piace, non so, il direttore che ha costruito negli anni tutto quello che ha costruito.
35:46Cioè, comunque è un fare, no?
35:50E c'è una performance che non si è ancora riuscito a realizzare?
35:53Questo Smoking di Giorgio Armani.
35:55Questo della performance del...
35:57Sì, ce l'ha prestato.
35:59C'è una performance che ancora non si è riuscito a fare,
36:02perché sembrano apparentemente facili da mettere insieme, non lo sono per niente.
36:06Ce n'è una che ti riservi per il futuro perché non hai potuto realizzarla finora.
36:11Sì, ce n'è una, ma che è molto difficile da realizzare.
36:16È un'installazione performativa, ma è molto, molto, molto difficile da realizzare.
36:23Forse sarà una delle mie ultime.
36:26Addirittura, quindi ci vorranno tantissimi anni.
36:28Sì, perché è molto tosta questa.
36:32Tornando all'idea di gentilezza, abbiamo visto fra le immagini il baciamano di Ninetto Davoli
36:38che tu hai creato come performance al PAC.
36:41Ci vuoi raccontare...
36:43E questa è una forma di gentilezza.
36:45Cioè Ninetto Davoli, l'attore simbolo di Pasolini,
36:48l'avevo esposta alla Quadriennale a Roma un po' di anni fa.
36:52Io scusate sugli anni, ma me li dimentico.
36:55Praticamente nella sala principale della Quadriennale c'era Ninetto Davoli,
36:59vestito con uno smoking bellissimo, in quel caso, di Gucci.
37:04E praticamente il pubblico saliva su un piccolo palco.
37:09Avevo scelto un palco piccolissimo, tipo quelli della festa dell'Unità di una volta.
37:14Sei quelli proprio piccoli, bruttissimi.
37:16Ma io lo volevo proprio popolare.
37:19E c'erano le scalette del pubblico che saliva.
37:22Lui faceva il baciamano e praticamente...
37:25Cioè Ninetto era un po' il monumento, il monumento vivo di Roma.
37:32Quindi il pubblico saliva per conoscerlo, per ricevere il bacio.
37:37Il titolo è baciamano.
37:39L'abbiamo rifatto al PAC come nell'ultimo giorno.
37:43La mostra è andata molto bene, ha avuto tantissimo pubblico.
37:47Una mostra molto muscolosa, erano tanti lavori belli strong, da stomaco bello intenso.
37:58Perché Metal Panic?
38:00Un titolo che è rimasto molto.
38:02Tanti mi citano la mostra ricordandosi il titolo diversamente.
38:05Fa parte sempre dei miei scritti.
38:07Però mi piaceva la parola metallo e panico.
38:10E c'è tanto metallo all'interno della mostra.
38:13Il metallo è un materiale molto alchemico, mi piace molto.
38:19Il metallo è anche i coltelli in petrolio.
38:24E il panico?
38:27Il mio lavoro nasce da uno spavento.
38:30Giusto.
38:31Penso che finiamo così, no?
38:35Grazie mille.
38:39Abbiamo due minuti.
38:41Se ti va ti leggo una tua frase, che mi sembra riassuntiva se vuoi commentarla,
38:46se no è anche autosufficiente.
38:48Mi parlavi di Caravaggio.
38:49Mi hai detto che nella sua conversione, nel suo quadro, c'è tutto quello che mi interessa.
38:55Corpo, teatro, performance, cinema, abbassamento allo sporco della realtà.
39:00Questo è un po' un catalogo di quello che interessa.
39:03È una mia frase?
39:04L'hai detto tu?
39:05Sì.
39:06No, vabbè, me l'ho dimenticata.
39:08Ed è molto efficace.
39:09Mi sembra di ritrovare anche tutta la tua...
39:11No, hai ragione.
39:12Perché praticamente parlavo della conversione di San Paolo,
39:17che è quel lavoro meraviglioso che c'è in Piazza del Popolo, che è meraviglioso.
39:23È uno dei due, ne ha fatti due.
39:26C'è quello che c'è nella chiesa, è meraviglioso.
39:29E io ho avuto la fortuna da piccolo, attorno a cinque, sei anni.
39:34Mia madre mi aveva dato questo libro, uno dei miei primi ricordi,
39:38il libro dei perché, e praticamente sfogliandoci a questa immagine,
39:44a tutta pagina di questa conversione di San Paolo.
39:47E mi ricordo che ero rimasto come una sorta di calamita su questo quadro.
39:53Era già una visione da grande visionario, no?
39:59Quindi ero lì su questo letto.
40:01Poi, insomma...
40:04E niente, quindi lì c'è tutto.
40:06Sì, c'è teatro, c'è cinema.
40:07Poi io amo molto il cinema, il teatro.
40:10Quindi poi Caravaggio, questo senso comunque di sporcarsi col mondo.
40:18Quindi era un po' come sporcarsi con la realtà.
40:23Quindi con Caravaggio praticamente c'è questa visione, no?
40:30Cioè di guardare il basso, ma anche l'alto.
40:34E io trovo che oggi, che siamo qua,
40:38mi viene sempre da rendere omaggio a un grande che è Giorgio Armani,
40:43diciamo, perché gli artisti veri non sono grandi, ma sono alti.
40:49E Giorgio Armani molto alto.
40:58Chiudiamo qua.
40:59Marcello ti ringrazio tantissimo.
41:01Grazie.
41:02Grazie a voi.
41:03Grazie.
Consigliato
2:15
|
Prossimi video
0:29
3:22
Commenta prima di tutti