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https://www.pupia.tv - Silvia Salis - Giornata contro violenza sulle donne
Oggi 25 novembre tutte e tutti siamo chiamati a rompere un silenzio. Il silenzio che spesso vede qualcuno dirci che la violenza contro le donne è solo un fatto privato, che è una parentesi sulle pagine di cronaca.
Una donna che smette di uscire con le amiche perché lui è geloso. Lui le controlla l’abbigliamento. Lui decide con chi può parlare. Lui la minaccia se vuole andarsene. È una donna che vive sotto una forma di intimidazione quotidiana: è un terrorismo “di prossimità”. Invisibile. Subdolo. Eppure nessuno usa questa parola: terrorismo. È un terrorismo senza una sigla che lo definisca, ma con milioni di complici inconsapevoli.
Diciamo con forza che la violenza contro le donne è una questione culturale, sociale e politica. E riguarda tutte e tutti noi, riguarda ciò che una società tollera, normalizza o minimizza.
Si preferisce attenuare: crimine passionale, raptus, tragedia familiare.
Ma le parole sbagliate creano politiche sbagliate, e la violenza continua. Ecco perché servono risposte radicali: risorse, interventi rapidi, formazione obbligatoria, case rifugio come infrastrutture essenziali. E serve un cambio di paradigma: proteggere le donne come proteggiamo i cittadini da qualsiasi altra grave minaccia.
La politica spesso arriva dopo. Dopo la denuncia, dopo l’ospedale, dopo il funerale. Non possiamo più permetterci una politica che si limita a piangere le vittime. Serve una legge organica che coordini giustizia, scuola, sanità, sicurezza e welfare, come abbiamo fatto con la mafia negli anni ’90. Perché quando lo Stato capisce che un problema è strutturale, ha l’obbligo di rispondere in modo strutturale.
In Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni. Non si può più accettare che il luogo statisticamente più pericoloso per una donna sia la propria casa. Non c’è democrazia quando una donna ha paura. E noi non smetteremo mai di parlarne.
Lo dico da sindaca e da donna: non basta dire che si è contro la violenza, bisogna essere contro la violenza. Ogni omissione è un passo indietro, un ritorno verso un silenzio che ora non possiamo più permetterci.
Quando capiremo che la violenza contro donne è una questione di Stato? (25.11.25)

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00:00Oggi tutti e tutti siamo chiamati a rompere il silenzio, il silenzio che spesso vede qualcuno
00:04dirci che la violenza contro le donne è solo un fatto privato, che è una parentesi sulle
00:09pagine di cronaca. Diciamo con forza che la violenza contro le donne è una questione
00:12culturale, sociale e politica e riguarda tutte noi, riguarda ciò che una società tollera,
00:18normalizza o minimizza. Una donna che smette di uscire con le amiche perché lui è geloso,
00:22le controlla l'abbigliamento, lui decide con chi può parlare, lui la minaccia se se ne
00:27vuole andare. È una donna che vive sotto una forma di intimidazione quotidiana, è un
00:31terrorismo di prossimità, invisibile, suddolo eppure nessuno usa questa parola, è un terrorismo
00:37senza una sigla che lo definisca ma con milioni di complici inconsapevoli. Si preferisce attenuare
00:42crimine passionale, raptus, tragedia familiare, ma le parole sbagliate creano politiche sbagliate
00:48e la violenza continua. Ecco perché servono risposte radicali, servono risorse, interventi
00:53di formazione obbligatoria, case rifugio come infrastrutture essenziali e serve soprattutto
00:58un cambio di paradigma, proteggere le donne come proteggiamo i cittadini da qualsiasi
01:03altra grave minaccia. La violenza non inizia mai all'improvviso, ha sbagliate forme, economica,
01:08psicologica, fisica, ma non tutte siamo in grado di riconoscere. Molte donne intervistate
01:12dopo anni di maltrattamenti dicono che non me ne sono accorta, mi ha cambiata un po' alla
01:17volta e alla fine mi sembrava normale. Anzi, alla fine mi sembrava che la colpa fosse mia.
01:21La violenza è anche questo, riscrivere la percezione che una persona di se stessa, dobbiamo restituirle
01:26il diritto di sentirsi libera. E poi ci sono le donne che non possono più raccontare la
01:31propria storia. Ogni volta che una donna muore per mano di un uomo che diceva di amarla, assistiamo
01:36al fallimento di uno Stato, di una comunità, di una cultura che ancora considera il corpo
01:40femminile come qualcosa da controllare. E allora oggi cosa possiamo dire senza retorica? Che bisogna
01:45educare i ragazzi a rispetto, come forma più alta di virilità e che le ragazze non devono
01:50mai accettare ciò che toglie valore alla loro voce e alla loro persona. Che quando succede
01:54una tragedia bisogna smettere di chiedere perché non se n'è andata e cominciare a chiedere
01:58perché qualcuno ha pensato di avere il diritto di farle del male. Noi come comunità abbiamo
02:02il dovere di mostrare alle donne che sono credute, amate e protette. Oggi per favore
02:07non fermiamoci a dire no alla violenza. Andiamo oltre, diciamo qualcosa di più complesso.
02:12La violenza contro le donne è il nostro problema e non smetteremo di parlarne, perché ogni
02:16donna non potrà dire io sono libera. La verità è scomoda ma va detta proprio in quest'aula,
02:21la politica spesso arriva dopo. Dopo la denuncia, dopo l'ospedale, dopo il funerale.
02:25Non possiamo più permetterci una politica che si limita a piangere le vittime. In Italia
02:29secondo i dati Istat sono oltre 6 milioni e 400 mila le donne tra i 16 e i 75 anni che
02:35hanno subito almeno una volta una violenza fisica o sessuale. Il 31,9% di tutte noi, più
02:42di una ogni tre. E la Liguria è tra le regioni italiane che alzano la media nazionale, 37,6%.
02:48E poi in Italia il 18,8% delle donne ha subito violenza fisica, il 23,4% violenza sessuale,
02:56il 5,7% uno stupro o tentato stupro. Nel 2024, sempre secondo l'Istat, sono state uccise
03:01116 donne in Italia. 99 di loro sono state vittime di femminicidio, mentre 53 sono i casi
03:07di tentato femminicidio e sono tutti volti, vite e storie del nostro paese. Non dimentichiamoci
03:14mai che la violenza ha molte forme. C'è anche quella economica, fatta di esclusione,
03:18precarietà, ricatto. Ecco perché parlare di violenza significa anche parlare di opportunità,
03:22di lavoro, di autonomia, di libertà reale. Serve un salto di qualità, serve una strategia
03:27nazionale. Trattiamo la violenza contro le donne per ciò che è un fenomeno sistemico.
03:32Serve una legge organica che coordini giustizia, scuola, sanità, sicurezza e welfare. Come abbiamo
03:37fatto con la mafia negli anni 90? Perché quando lo Stato capisce che è un problema
03:40strutturale, ha l'obbligo di rispondere in modo strutturale. In Italia viene uccisa una
03:45donna ogni tre giorni. Non si può più accettare che il luogo statisticamente più pericoloso
03:50per una donna sia la propria casa. Non c'è democrazia quando una donna ha paura e noi
03:54non smetteremo mai di parlarne. C'è un'ultima verità che dobbiamo avere il coraggio di dire
03:58in quest'aula. Mentre la realtà, le cronache, i nomi che diventano scritti su una lapide,
04:03ci chiedono interventi seri, stabili e strutturali, c'è chi gioca a fare di tutto questo un teatrino
04:09ideologico. Mentre le donne chiedono protezione, autodeterminazione, diritti, c'è una parte
04:14della politica che preferisce fare di temi come l'educazione e sesso affettiva un terreno
04:18fertile per opinioni tagliate con l'accetta, becero populismo, intrattenimento da operetta
04:23politica, utile solo a creare nemici immaginari e consenso facile da parte di qualcuno.
04:28Lo abbiamo visto chiaramente. Chi siede al governo del paese ha preferito attaccare i progetti
04:32educativi, anziché sostenere i centri antivolenza. Noi invece nell'educazione sesso affettiva
04:37crediamo molto. E proprio stamattina abbiamo presentato la sperimentazione che partirà
04:41in quattro scuole dell'infanzia. E di poche ore fa la notizia della proposta di legge per
04:45introdurre il reato di femminicidio come fattispecie o giuridica a sé, con la pena
04:49dell'ergastolo. E di pochi giorni fa l'accordo bipartisan per arrivare a mettere nero su bianco
04:54nel 2025, benvenuti tra noi, che se una donna dice no, è no. Ora però serve una visione
05:00complessiva. Non annuncio provvedimenti repressivi quando ci si avvicina alle date più significative.
05:05Non si può piangere davanti alle vittime e poi votare manovre che lasciano scoperti
05:08i territori, le case rifugi, i servizi sociali essenziali e le scuole. Lo dico da sindaca
05:13e da donna, non basta dire che si è contro la violenza. Bisogna essere contro la violenza.
05:19Anche contro quella verbale, contro quella psicologica, quella che ti schiaccia con le parole,
05:24magari anche quella dei commenti sui social. Ogni omissione è un passo indietro, un ritorno
05:28verso un silenzio che ora non possiamo più permetterci. Ma quando capiremo che la violenza
05:32contro le donne è una questione di Stato?
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