MENTRE È ARRIVATO IL PRIMO TEASER di Il Diavolo veste Prada 2 e continuano le indiscrezioni sul film più spoilerato della storia del Cinema, la moda sembra essere relegata in secondo piano, coperta dalle banalizzazioni e dalla macanza di rilevanza di questi anni.
Il tutto mentre il fast fashion (ormai ex fast) mette in campo continue collaborazioni con designer per innalzare l’offerta del suo prodotto, affidando l’immagine agli stessi super fotografi utilizzati dai marchi del lusso.
Nel 2006 un mio articolo su il manifesto in cui mettevo in guardia molti stilisti sulle collezioni facili da replicare e che il fast fashion stava già copiando, fu titolato Il diavolo veste Zara.
E fu una promozione perché oggi, con l’innalzamento dell’immagine, il fast fashion sta occupando il mercato del prêt-à-porter anche a causa dei prezzi altissimi dei grandi marchi, mentre l’ultra fast fashion passa dalla vendita online all’apertura dei negozi, come si è visto a Parigi.
E quindi il sequel del film certifica che quella premonizione è diventata realtà: oggi, il diavolo veste Zara.
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