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  • 1 giorno fa
Come trasformare il dolore ereditato dalle madri in potere creativo. Ogni donna porta dentro di sé una genealogia invisibile. Nel corpo e nel cuore custodiamo le memorie delle madri, delle nonne, delle antenate. Sono fili sottili che intrecciano la nostra storia a quella di chi ci ha precedute. A volte questi fili sono luce e sostegno, altre volte sono nodi di dolore: ferite non dette, sogni spezzati, silenzi tramandati da generazione a generazione. La psicologia immaginale ci insegna che questi dolori non sono semplici traumi da “tagliare via”, ma immagini viventi che chiedono di essere riconosciute e trasformate. Il dolore ereditato è una voce dell’anima collettiva che ci attraversa: se lo respingiamo, rimane ombra; se lo accogliamo, diventa seme di forza.

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Come trasformare il dolore ereditato dalle madri in potere creativo
Tutto, infatti, è interdipendente: ciò che viviamo ora non è mai separato dal passato né dal futuro. Quando respiriamo consapevolmente, non respiriamo solo per noi, ma anche per le generazioni che ci hanno precedute e per quelle che verranno. Trasformare il dolore ereditato significa dunque fare del corpo un laboratorio sacro. Ogni volta che accogliamo la tristezza di una madre, il suo silenzio, la sua rabbia repressa, e la respiriamo con presenza, stiamo già compiendo un atto creativo. Quel dolore, invece di spegnerci, diventa energia che nutre nuove possibilità: un gesto artistico, una parola poetica, un atto di libertà.

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Il loto che nasce nel fango
[caption id="attachment_2545851" align="aligncenter" width="683"] La Paeonia rockii “Loto bianco e porpora”. (Centro Botanico Moutan foto di Dario Fusaro)[/caption]

È come il mito buddhista del loto che nasce dal fango: ciò che sembra oscuro diventa nutrimento per la fioritura. La nostra arte, la nostra parola, la nostra forza creativa nascono proprio da lì, dal fango dell’eredità che abbiamo saputo trasformare. Ogni donna moderna può così scoprire che il proprio dolore genealogico non è un peso, ma un dono segreto: l’invito a diventare ponte tra le ferite delle madri e i sogni delle figlie, generando bellezza, amore e libertà.

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