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Una chiacchierata con Corrado Rustici (Parte 3)
Rockol
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1 anno fa
La terza parte della videoconversazione tra Corrado Rustici e Franco Zanetti
Categoria
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Musica
Trascrizione
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Per portarti su un discorso molto più venale, da qualche anno i produttori hanno in qualche
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maniera conquistato il diritto alla firma e quindi il diritto alla royalty. È un miglioramento
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secondo te o è un passo indietro? Nell'obesità digitale che ci circonda,
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credo che il cambiamento generazionale non è necessariamente un'evoluzione franco,
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perché la differenza non è necessariamente un miglioramento. Il fatto che un produttore debba
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richiedere una firma a parte delle royalties di autoriali che non gli appartengono, perché o
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scrivi il brano oppure no, oppure fai il tuo mestiere e quello di fare il produttore, ma siccome
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lo vediamo, insomma vedo dei brani con 12 autori e poi ascolto il brano e dico ma ci
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volevano 12 persone a scrivere questa roba qua, cioè capisci? Perché riflette il fatto che chi fa
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il lavoro guadagna sempre di meno, perché c'è tutto che lì si potrebbe fare un'intervistatura
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a parte su quello che è il disastro di Spotify, Infernet e tutto il resto, no? Di come abbiano
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veramente cambiato tutto e che non serve a nulla, cioè non si può non si può giustificare,
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non c'è un'industria che abbia questo tipo di rapina che viene fatta quotidianamente a chi
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crea contenuto e parlo di quello che una volta era la classe media, di quelli che vedevano da
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20.000 a 200.000 a 300.000 copie, che era la classe media che dava però, è un po' come le
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tasse al mondo, no? Chi paga è la classe media, ci sono i ricchi che guadagnano sempre di più e i
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poveri che servono solo a essere fomentati contro la classe media, così la classe media continua a
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leggere i ricchi e quindi lo facciamo, lo fanno anche con l'industria, nel senso che ci sono quei
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10-20 nomi, i due autori che scrivono i brani a tutti, che sono sempre quelli lì con vari nomi
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diversi, lo so, sempre loro e poi c'è tutta la classe media che sono ormai ipnotizzati da questa
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trottola di... la musica arriva dappertutto, crea il contenuto gratis, dacci il tuo contenuto gratis,
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fai tu la promozione gratis, noi lo mettiamo su una piattaforma, quindi sai, è lì ovviamente,
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chi fa poi tutta sta roba qua, ce ne sono miliardi adesso, ogni persona che è un produttore non si
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sa neanche più, tra l'altro volevo appunto, il libro era anche questa, aveva questa velleità,
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quella di definire un po' il ruolo, che cos'è che fa un produttore, perché ormai è un produttore,
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il produttore non si sa neanche che... insomma, però siccome siamo in tanti a fare questa roba
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qua, c'è bisogno che in qualche modo si guadagni, quindi l'ultimo guadagno è rimasto da scrivere o
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mettere la tua firma su un brano che, se fosse per me, io non mettere neanche la firma, se fossi
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coinvolto in dei brani così, tra l'altro, perché è una vergogna, però vabbè, sono opinioni mie.
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Senti, il produttore, per come l'hai fatto e lo fai tu, oltre a badare alla costruzione delle
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canzoni, alla registrazione, ovviamente dedica pensieri anche alla qualità del suono. Per come
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vengono ascoltate adesso le canzoni, la qualità del suono è morta. Sì, infatti, quello è un altro...
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sì, ma succede già da un po', da una ventina d'anni, da quando in effetti c'è stato l'iPod che
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ha cominciato, c'è il fatto che ancora ci ostiniamo e vedi poi c'è tutta un'industria che ovviamente
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non può morire, perché tutta l'industria di professionisti, quelli che costruiscono speakers,
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amplificatori, non possono dire che non serva a niente, perché insomma sarebbe tutto finito.
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Quindi continuiamo a ostinarci a come suonano dei speaker fantastici da 2000 euro l'uno per
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dei mesi e per poi ascoltarli con delle cuffiette improponibili o con gli speaker di un iPhone o
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addirittura dall'iPad. Quindi lì è veramente un discorso... sono sempre un labirinto di specchi,
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nel senso che sempre guarda la mano destra mentre la sinistra fa un'altra cosa, nel senso che c'è
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un'industria basata su un concetto che una volta aveva un significato, c'è un riflesso di questo
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concetto travisato in dei tempi in cui quel concetto lì forse non è più adatto, cioè non
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serve neanche più, però potrebbe giustificare... infatti l'unica cosa che fanno è di suonare i
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brani quanto più forti possibili, i volumi sempre più alti, sempre più compressi, che tra l'altro
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sai che il cervello dopo 15 secondi, 30 secondi spegne. Quindi serve sempre, come dicevo prima,
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i 15 secondi come la pubblicità, sono delle pubblicità che servono a promuovere un brand,
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un branding di una persona, ma non una musica, la musica è un contorno, il modo in cui si fa,
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chi la fa, come viene registrata, insomma è un momento di transizione. Io credo molto però
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all'intelligenza digitale, perché credo che da lì arriverà un modo diverso di approcciare sia
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il prodotto, che per me è stantillo nel senso della traccia fissa, che era quello che si poteva
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fare con l'analogico nel tempo, il digitale invece ha liberato e potrebbe liberare delle
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visioni artistiche e lo faranno, secondo me, non so quando e come, ma credo che il digitale,
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come con l'intelligenza artificiale, l'uso di come approcciare le registrazioni e l'arrangiamento e
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il modo di creare una sfera sonora a 360 gradi, verrà usata, secondo me, da alcune quelle poche
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menti che chiamiamo artisti e geni che saranno a venire e che ci daranno la possibilità di
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vedere un altro po' in avanti. Quello che è adesso è la risacca. Franco, come dire,
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sì l'acqua una volta era bella perché era più profonda e si poteva fare il bagno,
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adesso siamo qua nella melma, quindi a cosa serve bagnarsi i piedi? Purtroppo io preferisco,
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appunto sono uscito dall'acqua e mi sono messo in collina. Tu e io più o meno abbiamo cominciato a
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fare il nostro lavoro contemporaneamente, io sono 50 anni che lo faccio, tu forse un po' meno.
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Ma no, ho iniziato nel 1973.
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E beh, quindi allora ci siamo. Quando mi lamento con mia moglie per la deriva che ha preso il
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lavoro del giornalista, che non è più né divertente né remunerativo né prestigioso,
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lei mi dice beh ti lamenti tu però almeno tu hai passato qualche anno in cui ti sei anche
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divertito e quindi non hai ragione di lamentarti. Io invece mi lamento perché speravo da vecchio di
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poter insegnare il mio lavoro per come l'avevo imparato io a una generazione nuova e adesso mi
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trovo a mani vuote perché in realtà io non sono più capace di insegnare il lavoro per come l'ho
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imparato io a quelli che lo cominciano adesso. E' una cosa che pensi anche tu?
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No, io sono molto molto molto molto grato alla vita perché veramente ho vissuto,
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sono arrivato qualche anno dopo, c'era mio fratello Danilo che faceva parte di Yosanna
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che aveva sei anni più di me e lui aveva iniziato ovviamente prima di me, ma io sono
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arrivato un po' dopo però ero abbastanza, ero adulto abbastanza da capire il significato di
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quello che stava succedendo, stiamo parlando del 69-70 e quindi ho veramente vissuto in pieno
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quello che è stata la rivoluzione culturale musicale, il ruolo della musica e quello che
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la musica poteva dare per come era intesa, come linguaggio di comunità, di speranza,
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di visione di quello che potrebbe essere un futuro diverso per l'umanità. E poi con tutti,
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ovviamente, tutti i grandi premi che mi sono stati dati in quei, cosa sono stati, 30 anni,
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40 anni, anni 50-55, poi è cominciata la bolla, si è sconfiata sempre di più fino ad arrivare a
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quello che è oggi. Io sono solamente grato, ne parlo con tutti i miei colleghi, ma anche persone
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che invece non hanno vissuto, che sono molto più giovani di me, che mi sono invidiose del
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fatto che non possono vivere in quel momento storico lì. Il fatto che io, forse è quella
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la ragione per cui ho scritto il libro, il fatto che non ci sia in questo momento un riscontro
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rilevante da parte delle nuove generazioni verso un modo di affrontare la vita, perché alla fine
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parliamo di quello che la musica è solo parte di un certo modo di vivere, che non è quello che
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avevamo noi. Quella è una cosa che è così, è tutta causa di tutto, non ci possiamo fare nulla, franco.
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Tu sei riuscito a tirar su un'erede, un collaboratore che poi hai visto crescere e diventato bravo?
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Ma il mio grande amico, e forse il più grande chitarrista del mondo elettrico, Alan Osworth,
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mi diceva che non c'è nulla che qualcuno ti possa insegnare che vale la pena di imparare.
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Ed è vero, nel senso che puoi avere delle persone che indicano col dito la luna,
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molte persone si fermano al dito, ma invece è importante capire che il dito sta indicando
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qualcosa di diverso oltre il dito, la luna. Io credo che non siamo tutti uguali, franco,
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non c'è... e poi, per come siamo messi adesso, non credo che il mio ruolo... infatti io mi
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sono tirato totalmente fuori perché non voglio essere parte di questo jukebox... non credo che
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sia rilevante. Detto questo, c'è un chitarrista che è un mio allievo degli anni 80 che sono molto
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fiero di lui e che è diventato anche un grandissimo chitarrista che lavora, fa colonne sonore per
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Hollywood, si chiama Lyle Workman, è veramente bravo, ha suonato con Sting, ha suonato poi dopo
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con Sting, adesso appunto è compositore. E poi c'è questo ragazzo con cui... ragazzo,
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ha 46 anni, con cui adesso lavora in Android Ultra, l'altro, si chiama Alex Argento, che io
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credo che lui ce l'abbia, però bisogna capire se è applicabile in quello che lui vuol fare,
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a quello che si ne oggi. Infatti lui è molto zen fuori, nel senso che credo che sia forse l'unica
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persona che ho incontrato che ha le stesse caratteristiche, musicista molto preparato,
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molto dotato, con grande visione, molto rompicoglioni, come sono io, perfezionista,
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sai perché devi essere, per cercare di proteggere il lavoro. Però siamo nel 2024,
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insomma, per cui forse anche lui è fuori dal circuito, per qualche anno ancora sarà così.
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Senti, io chiudo raccomandando ovviamente la lettura del tuo libro,
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perché anch'io l'ho trovato istruttivo, oltre che piacevole da leggere. Ti do appuntamento
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a un'altra occasione, magari per fare più ampiamente quel discorso che non abbiamo
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potuto sviluppare qui e che riguarda il suono di oggi. Volentieri, io il 22 sono a Milano,
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suono con il mio gruppo. Se voglia, ci possiamo incontrare lì, se ti va. Musica non popolare,
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anche se farò delle versioni di alcuni brani che ho prodotto, riarrangiati, come parte della
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scaletta, quindi forse potrebbe interessarti, non lo so. Dov'è che suona, in che posto?
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Un club si chiama Zio Live Music, che deve essere verso l'hobby, da quelle parti lì. So che è
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difficile perché anch'io non vado mai ai concerti, quindi ti capisco se non vuoi venire.
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No, no, capisco. Però se ti va, io sono lì, il 22.
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Diamo appuntamento a quelli che vogliono venire.
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Va bene, grazie Franco.
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Grazie a te Corrado, è stato molto interessante, molto piacevole.
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Stami bene, alla prossima.
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Alla prossima.
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