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  • 07/08/2014
Ovunque la parola ricostruzione significa tempo e investimenti. Ma nella Striscia di Gaza i due elementi potrebbero non bastare. Perchè non solo la devastazione dopo un mese di guerra è peggiore rispetto all’offensiva militare del 2009. Ma il blocco di Israele potrebbe rendere impossibile l’arrivo del necessario per ricominciare, come spiega Mohammed Telbani, proprietario di un’azienda alimentare andata distrutta a Deir el-Balah, nel centro della Striscia:

“Ci vorranno circa due anni per ricostruire la fabbrica e farla tornare come prima. E questo solo nel caso si riescano a far arrivare i materiali da costruzione come cemento e accaio. Ammesso che non vengano bloccati alla frontiera”.

In certi casi è l’inventiva a permettere di trovare la soluzione dei problemi. Il World Food Programme si sta avvalendo di un panificio di Gerusalemme Est per rifornire Gaza.

“I forni della Striscia non sono più in grado di produrre la quantità di pane necessaria” spiega Pablo Recalde Direttore del Wfp per la Cisgiordania e Gaza “ecco perchè siamo venuti in posti come questo: per preparare e poi trasportare il pane dalla Cisgiordania fino a Gaza”.

Hamas e i palestinesi esigono la levata del blocco imposto da Israele sin dal 2006, blocco che è stato rafforzato nel 2007 dopo che Hamas ha preso il controllo della Striscia.

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