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  • 57 minutes ago
“Sul diabete c’è un pregiudizio”. Si ritiene che riguardi persone che consumano “troppi alimenti zuccherati e che per questo vadano incontro” alla malattia. “Non c’è nulla di più scorretto. Nel tipo 2, che è la forma più prevalente, che interessa il 90%” dei pazienti, la suscettibilità genetica ha un peso molto rilevante e ci sono alcune determinanti psicosociali ed economiche che impattano molto. Come Sid cerchiamo di migliorare questo” pregiudizio “partendo dal linguaggio utilizzato: non riferirsi a chi ha il diabete di tipo 2 come non collaborante o con scarso controllo”. Si tratta di “capire le motivazioni alla base di questo comportamento. E poi, non utilizzare l’appellativo diabetico, ma persona con diabete, la differenza è fondamentale”. Così Raffaella Buzzetti, presidente Sid-Società italiana di diabetologia, in occasione della pubblicazione del vodcast ‘Diabete oltre il pregiudizio. Come affrontare lo stigma’, realizzato da Adnkronos con il supporto non condizionante di Abbott, e disponibile sui canali YouTube, Spotify e nella sezione Podcast di adnkronos.com.

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Transcript
00:00Sul diabete esiste un pregiudizio relativo soprattutto al diabete di tipo 2 che la forma
00:10più prevalente interessa circa il 90 per cento delle persone con diabete, cioè che la persona
00:18con il diabete di tipo 2 consumi troppi alimenti zuccherati e che quindi vada incontro per questo
00:24poi al diabete. Non c'è nulla di più scorretto da un punto di vista scientifico, nel senso che il diabete
00:33di tipo 2 è una malattia complessa in cui la suscettibilità genetica ha un peso rilevantissimo,
00:40se si ha un genitore con il diabete il rischio è molto maggiore rispetto a chi non ha genitori con il diabete
00:48o comunque parenti di primo grado. Inoltre ci sono alcuni determinanti psicosociali ed economici
00:56che impattano moltissimo. Consideriamo ad esempio il fatto che la prevalenza in alcune zone di Roma,
01:03Torbella-Monaca, è circa il 7 per cento, mentre ad esempio in altre zone di Roma e quartieri come Roma Nord
01:12è del 4 per cento. Questo significa che l'impatto economico è fondamentale. Cosa facciamo come società
01:21scientifica, come SID per cercare di migliorare questo aspetto? Innanzitutto il linguaggio che si utilizza,
01:30non parlare nei confronti delle persone con diabete tipo 2 di persona non collaborante o con scarso o cattivo
01:38controllo, ma di andare a capire le motivazioni che fanno sì che il soggetto non riesca a seguire la dieta
01:45o non abbia aderenza ai farmaci. Non usare l'appellativo diabetico ma persona con diabete, la differenza è fondamentale,
01:54non è la persona identificata come persona fisica uguale a tante altre persone. Il diabete è una patologia
02:03che accompagna la sua vita. Inoltre fare tanta informazione, formazione, informazione a livello di
02:11popolazione generale di quanto sia importante mangiare in maniera corretta per tutti, anche per le persone
02:17che non hanno il diabete, formazione degli specialisti, diabetologi ma anche dei colleghi cardiologi,
02:24nefrologi sulla corretta alimentazione, sulle farmaci da utilizzare, sulla gestione della malattia in maniera
02:32corretta. E fare tanta informazione anche con la persona con diabete, differenziando l'informazione
02:39a seconda della persona che si ha davanti, delle sue caratteristiche culturali e sociali e degli strumenti
02:45che ha per fronteggiare la malattia. Quindi come società scientifica sentiamo molto la responsabilità
02:51di far cambiare l'accezione generale e lo stigma su questa patologia e grazie alla ottima gestione
02:59che si può effettuare attualmente.
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