LO VEDIAMO SPESSO se allunghiamo lo sguardo un po' più in là, pensando ad alcuni esempi virtuosi della musica internazionale. Oggi il segreto per fare un pop potente, capace di avere un impatto sugli ascoltatori (e non solo sullo zoccolo duro dei fan di sempre) è quello di puntare sì sulle canzoni, ma anche sugli immaginari. Lo ha capito, ad esempio, Taylor Swift che accoglie i suoi fan nelle sue cosiddette "ere", ognuna con un mondo estetico ben preciso. Annalisa ha fatto suo questo nuovo modo di comunicare. E il risultato è sempre più stupefacente.
Dopo una lunga carriera mainstream fatta di un talento indiscusso e di ballad più tradizionali, l'artista ha in questi ultimi anni aperto la propria produzione a mondi più elettropop. Ha deciso di indossare i suoi abiti più sensuali e seducenti. E ha pensato di costruire un mondo che per il suo pubblico potesse essere sinonimo di luogo sicuro.
Così, nella scorsa tournée (Tutti nel vortice, che l'ha vista esibirsi per la sua prima volta nei palasport), aveva puntato tutto sulle fasi della vita identificate nel «vortice», appunto. Aveva preparato un album (l'apprezzatissimo E poi siamo finiti nel vortice), in cui la futura resa live aveva avuto un evidente ruolo nella scelta dei pezzi. Entrare nel vortice insieme ad Annalisa significava capire il suo linguaggio, affermare di appartenere al suo pubblico. Ora, invece, con il suo ultimo disco Ma io sono fuoco, Annalisa ha trasformato la pressione e le aspettative che sentiva su di sé in forza. Nella società e nelle relazioni molte cose provano a farci del male. «Ma io sono fuoco», risponde Annalisa. E il pubblico con lei.
Così, anche la resa live di questo nuovo progetto segue l'immaginario del disco (in cui la cantautrice è in cover sul letto, con al suo fianco una fiamma e una tigre alle sue spalle). Al Corriere aveva detto: «C'è un riferimento a Borges che mi ha fatto chiudere il cerchio. [...] Parla di natura circolare del tempo in una poesia in cui dice "Il tempo è un fiume che mi trascina, ma sono io quel fiume; è una tigre che mi divora, ma sono io quella tigre; è un fuoco che mi consuma, ma sono io quel fuoco"». Poi: «È il mio modo di intendere la vita: non essere passivi ma contribuire a definirsi». Ieri, venerdì 28 novembre, il nuovo tour nei palazzetti di Annalisa ha toccato Milano. E lo show - diviso in tre sezioni ("Sogno 1 - Il Fuoco", "Sogno 2 - Il Fiume", "Sogno 3 - La Tigre") - è un'esaltazione del suo percorso artistico.
Sul palcoscenico c'è un enorme vulcano che a volte erutta, a volte è apparentemente in silenzio. Annalisa - tra effetti speciali e architetture di luce e laser - cambia spesso abiti di scena. Balla in molti momenti dello show (con il 14 ballerini diretti da Simone Baroni), entra con un pianoforte da una botola posta sotto al palco, canta mentre è sospesa per aria, con un abito lungo ed elegante. Si diverte con i tre musicisti sul palco con lei. Sono Daniel Bestonzo (keyboards & synthesizers) che ha curato anche la direzione musicale, Gianni Pastorino( keyboards & synthesizers) e Dario Panza (Drums & electronic pads).
La direzione artistica - affidata a Jacopo Ricci - è imponente e impeccabile. Ma nonostante questo, al centro resta prima di tutto la musica. Tutto è a servizio della musica e delle canzoni. L'unica pecca? Forse sono troppo lunghe alcune intro e outro tra una canzone e l'altra (sono i giochi di luce, le coreografie e i momenti musicali realizzati in modo da dare il tempo ad Annalisa di fare i suoi quick change).
In ogni caso le coreografie impeccabili di Annalisa non oscurano il suo canto, che è preciso, reale, mai coperto da back vocals potenti come fanno altri. È anche meraviglioso il suo utilizzo dell'autotune in un paio di pezzi. Lo usa come strumento vocale per creare un universo sonoro affascinante.
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