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  • 1 giorno fa
QUANDO SI È APERTO IL SIPARIO del palcoscenico del Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, Raf era già lì, seduto su uno sgabello con una chitarra in mano, con a fianco i suoi musicisti. Con il suo inconfondibile cappellino con visiera, Raffaele Riefoli (questo il suo vero nome) ha iniziato in questo modo il suo primo spettacolo di sempre nel celebre teatro milanese ieri, domenica 16 novembre. Uno spettacolo che ha alternato momenti ed emozioni differenti. E che ci ha fatto sentire abbracciati dalla sua gentilezza e dal suo saperci raccontare l'amore con così tanta verità.

Nella sua lunga carriera (che ha da poco superato il traguardo dei primi 40 anni, visto che il suo iconico pezzo Self Control è uscito nel 1984), Raf è riuscito a parlare di amore in una maniera vera e struggente. I momenti emozionanti sono stati molti e il suo garbo nel raccontarsi, tra una canzone e l'altra, è stata una vera sorpresa in questo show. Mentre parlava con il suo affezionatissimo pubblico, infatti, Raf è stato preciso ma emotivo. Timido ma anche un libro aperto. Ironico, come quando ha spiegato, divertito, che in Islanda la sua Gente di mare con Tozzi «è percepita come natalizia. Viene cantata in famiglia tutti gli anni, a Natale, anche se non c’entra nulla con la festività».

I temi che ha toccato sono stati molti. Prima di cantare la sua Sei la più bella del mondo ha ricordato l'importanza di amare le donne con rispetto. In altri momenti dello show Raf, 66 anni compiuti a settembre, ha fatto riferimento a momenti complessi vissuti in alcuni periodi della sua carriera. Durante alcuni set acustici l'emozione è stata forte, in altri l'artista si è lasciato andare, trasformando il teatro in una venue pop dance.

Poco prima di Pioggia e vento, poi, Raf ha proposto un riferimento all'attualità. «Ci sentiamo inevitabilmente spettatori inermi con un senso di frustrante impotenza. Il mondo in cui viviamo non ci consente di poter fare molto più di quello che straordinariamente molti hanno fatto scendendo in piazza, facendo sentire la propria voce, cosa che io ho condiviso a pieno. Ma evidentemente questo non basta oggi».

Poi, citando il suo brano, il cantautore ha detto: «C'è un mondo che brucia non lontano da qui, dice la canzone. riguarda tutti noi, mentre c'è chi pensa invece - senza un briciolo di empatia nei confronti di chi soffre - di non essere coinvolto, di essere estraneo a tutto questo. Ma non è così. Quello che succede non così lontano da noi è qualcosa che in qualche modo ci coinvolge. Io credo molto nei giovani perché non tutti sono schiavi dei telefonini, molti oggi capiscono che devono scendere nel profondo delle cose. E pensano al futuro. Se sapremo restare uniti come "pioggia e vento", forse l'umanità ritroverà davvero se stessa».

A chiudere il concerto, dopo hit incredibili come Ti pretendo e Il battito animale, ci ha pensato Infinito, canzone che è più di una canzone: ormai è un'istituzione. Un brano-manifesto che ha fatto sentire unite più generazioni. Proprio come ha fatto lo stesso Raf. 

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