TRE LETTERE CHE SONO IN REALTÀ UN ACRONIMO: VAS. È il titolo del nuovo film di Gianmaria Fiorillo (prodotto da Al One in co-produzione con Meleagris Film, esce il 20 novembre distribuito da Piano B Distribuzioni). VAS come Visual Analogue Scale, che in medicina è la scala del dolore (avete presente quando la pronto soccorso vi chiedono "Quanto le fa male da uno a dieci?"). Quello di Camilla (Demetra Bellina) e Matteo (Eduardo Scarpetta) è però un disagio difficile da quantificare. Qualcuno li definirebbe hikikomori, il termine giapponese nato per indicare quei giovani che si isolano volontariamente dal mondo, chiudendo la porta della propria stanza e restandovi dentro per giorni, settimane, mesi, senza alcun contatto con l'esterno se non quello mediato da uno schermo. Ma dentro di loro c'è una complessità che non può essere riassunta in una sola parola: va sviscerata, analizzata, vissuta sia pure attraverso la mediazione del cinema, che in questo caso riesce a portarci nelle profondità della loro disperazione più di qualsiasi saggio sociologico o psicologico sul tema. Attraverso la relazione insolita e inaspettata tra Camilla e Matteo, nel suo VAS - Il film Fiorillo pone a loro, e di rimando agli spettatori, domande esistenziali - "Quanto sono disposti a soffrire l’uno per l’altro?" - inscenando un gioco al rialzo, sempre più estremo con il proprio corpo e le proprie emozioni, che li metterà a dura prova. Per mostrarci che c’è un dolore più grande che si nasconde dietro le chiacchiere apparentemente leggere, più profondo delle loro paure. Ce la faranno i due giovani a correre il rischio di affrontare il mondo là fuori, con il suo carico di dolore sì, ma anche di momenti di non trascurabile felicità?
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