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  • 2 giorni fa
Alla Festa del Cinema di Roma 2025 è il giorno di un film speciale. Non a caso, viene presentato tra gli "special screening". Stiamo parlando di Il principe della follia, opera seconda di Dario D'Ambrosi  (quello di Io sono un po' matto... e tu?) di cui vi mostriamo in anteprima esclusiva la clip che vedete qui sopra.

Il film racconta il coraggio, la sofferenza e la dignità di chi vive ogni giorno con la malattia e l’esclusione sociale. Non vuole essere una denuncia, ma un viaggio, un atto d’amore verso la diversità. Perché, come dice D'Ambrosi, «racconta la malattia senza pietismo, mostrando il potere della memoria come terapia del ricordo, il valore della famiglia, della creatività e dell’immaginazione come strumenti autentici di resistenza, cura e rinascita». Non solo. «Il film si fa strumento di trasformazione sociale e culturale, veicolando un messaggio chiaro: il disabile non è un limite, ma una risorsa emotiva e umana per la collettività. Il Principe della Follia è molto più di un film: è una testimonianza artistica necessaria, un’opera che tocca l’anima e invita a guardare oltre i pregiudizi. È un invito aperto a tutti, spettatori, istituzioni, educatori e giovani a compiere un viaggio "dentro l’altro". E, quindi, dentro sé stessi».
La trama del film Il principe della follia
Una corsa notturna in taxi per le strade di Jesi. La solita routine monotona per Francesco (Andrea Roncato), tassista solitario e taciturno. Ma durante una pausa al bar sullo schermo televisivo irrompe una televendita inquietante: non si vendono oggetti, ma esseri umani. Un presentatore paralitico, Luca (Stefano Zazzera) cerca di "piazzare" due anziani artisti: una ex ballerina del Teatro dell’Opera di Roma (Carla Chiarelli) e un clown anziano, buffo e malinconico (Alessandro Haber). Luca li deride, li punisce con parole e sguardi per la loro impossibilità di rivivere il passato glorioso.

Francesco, travolto dalla curiosità e dallo sgomento, scopre che il pezzo forte della trasmissione è Vanessa, un travestito affascinante (Mauro Cardinali) che si esibisce in uno spogliarello sensuale e provocante. La sua presenza conferma a Francesco che tutto ciò sta accadendo nel palazzo in cui aveva lasciato il travestito poco prima.

Perché Luca sta facendo tutto questo? Alla sua famiglia, poi: perché quelli sono suo padre e sua madre...
Il cast del film Il principe della follia
Per dare volto e voce al protagonista, D’Ambrosi ha scelto Stefano Zazzera, un uomo che, colpito dal morbo di Parkinson a soli 40 anni, incarna con delicatezza le fragilità del personaggio, un "Joker" italiano. L’incontro tra il regista e l’attore non professionista ha generato una complicità umana profonda, racconta D'Ambrosi. Rendendo possibile la narrazione di una storia che scuote, commuove e invita a riflettere.

Un’interpretazione non costruita a tavolino che, spiega il regista, nasce dal suo dolore, dalle sue debolezze e dalla sua forza. Zazzera riesce a trasmettere la sofferenza senza mai cadere nel pietismo. Zazzera veste i panni di un "Joker" di cui però non viene celebrata la follia: perché qui la sofferenza è reale, autentica, vissuta sulla pelle.

Ma il cast del film è composto anche da alcuni volti noti. Alessandro Haber è il clown triste Benito, mentre Andrea Roncato dà volto al tassista attraverso il quale scopriamo la storia. Ci sono poi Carla Chiarelli nei panni della ballerina Maria e Mauro Cardinali in quelli di Roberto/Vanessa.
La vera storia dietro Il principe della follia
La vicenda trae origine da un incontro realmente avvenuto nel 1979, durante il ricovero dell’autore presso il manicomio Paolo Pini di Milano. Dove D’Ambrosi conobbe un giovane uomo affetto da gravi disabilità psichiche e fisiche. Segnato da una profonda sofferenza interiore, ma capace di trasmettere una forza struggente.

A distanza di decenni, racconta il regista, quella testimonianza ha preso corpo in un film. Che non vuole solo raccontare la condizione di un singolo individuo, ma la tragedia dell’intera famiglia che vive accanto a un figlio con disabilità fisica e psichica. Un aspetto che spesso viene dimenticato o messo da parte, ma che invece è parte integrante e dolorosa della realtà. Infatti, la malattia non riguarda mai una sola persona, ma coinvolge chi condivide la casa, la vita e il peso quotidiano delle fragilità.

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