Regista tunisina tra le più apprezzate della scena internazionale, Kaouther Ben Hania porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025 The Voice of Hind Rajab, un film intenso e doloroso che restituisce la testimonianza di una bambina palestinese rimasta intrappolata dentro un'auto colpita dai carri armati dell'esercito israeliano.Il suo film è un pugno allo stomaco che dura un'ora e mezza. Ha avuto qualche remora per farlo o è partita decisa col progetto?«Entrambe le cose, perché ho sempre dubbi. Ho sempre remore relativamente a quelle che sono le scelte che faccio. Con questo film è stato così, ma c’è stato anche questo incredibile desiderio di raccontare questa storia, la rabbia, il senso del dovere. Dovevo raccontarla e portarla avanti, pur ponendomi continuamente delle domande, perché la cosa fondamentale era rispettare la memoria di questa bimba. La voce di Hind è la voce di tutta Gaza».Cosa spera di ottenere col suo film? Spera che cambi qualcosa, che arrivi l'empatia per un popolo che soffre?«Assolutamente sì. Ed è il motivo per cui ho chiamato il film La voce di Hind Rajab: perché è la voce di Gaza, del popolo che vogliamo sia ascoltato. Spero che il film riesca a far nascere empatia nei confronti dei palestinesi, un popolo che troppo spesso viene narrato come fatto solo da terroristi o barbari senza diritto alla vita. Invece non è così. Attraverso la registrazione di quella voce si percepisce esattamente il contrario. L’obiettivo è mostrare che gli operatori della Mezzaluna Rossa sono persone come noi, con difetti e qualità, che cercano disperatamente di salvare una bambina. Sì, il cinema ha questo scopo: creare empatia».
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