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  • 2 giorni fa
Bolzano, 28 mar. (askanews) - È possibile vivere una mostra come se si fosse all'interno di un romanzo come "Underworld" di Don Delillo? È possibile sentire fisicamente la presenza della New York degli Anni Ottanta, con la sua energia e le sue contraddizioni, mentre si è in un elegante spazio espositivo in Alto Adige?

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"Graffiti", al Museion di Bolzano
La risposta a entrambe queste domande è sì: può succedere visitando l'esposizione "Graffiti" al Museion di Bolzano, che si conferma uno dei luoghi di cultura più originali d'Italia, con una fortissima e vivace vocazione internazionale. «Ci sono già state molte mostre sui graffiti - ha detto ad askanews la curatrice Leonie Radine - ma questa è davvero un'altra angolazione, un'altra prospettiva, un altro discorso sui graffiti, che si riflette più come un modo di guardare alle realtà urbane e ai paesaggi urbani che come un movimento che viene storicizzato in una mostra istituzionale».

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70 anni di opere di pittura spray
Il progetto raccoglie opere che attraversano sette decenni e raccontano un movimento urbano nato per essere effimero, a partire dagli interventi dei writer sui treni della metropolitana, per definizione mai fermi, che poi è entrato nelle gallerie e nel sistema dell'arte.

«Credo che i pezzi in questa mostra - ha aggiunto l'artista newyorchese Ned Vena, chiamato a co-curare l'esposizione - riflettano una forma molto più ampia di guardare all'arte, che è in un certo senso determinata dai graffiti, che vengono usati in qualche modo come meccanismo di visualizzazione. Quindi con Leonie, siamo stati in grado di isolare queste strane sovrapposizioni e questi strani punti di contatto e interfaccia che sono più un tipo di arte contemporanea tipica, e non intendo chiamarla tipica come una specie di termine diminutivo, intendo dire solo un tipo di cosa vedresti in una galleria, e le esperienze che ho avuto con i graffiti, dall'interno e dall'esterno di questo mondo».

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Da Keith Haring a Lady Pink
E se ci sono opere assolutamente potenti come un enorme Keith Haring, o un quadro firmato da Lady Pink con Jenny Holzer, o ancora un Christopher Wool importante, è ancora più stupefacente rendersi conto, vedendolo nei lavori, di quanto l'estetica dei graffiti abbia poi influenzato tutta l'arte venuta dopo di essa.

«Dopo che i graffiti hanno usato la vernice spray come strumento principale - ha aggiunto Leonie Radine - ogni semplice linea di spray è sempre stata associata ai graffiti e alla ribellione della cultura giovanile urbana. Ci sono così tante cose che emergono se vedi una semplice linea nera di vernice spray su un pezzo di tela».
Lo spazio urbano dell'arte come strumento di lotta
E quello che emerge, a livello di emozione dello spettatore, è proprio il senso di essere dentro uno spazio che è quello urbano dell'arte come strumento di lotta, dell'affermazione di quello che prima stava addirittura al di fuori dello sguardo.

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È questa la forza del Museion e della visione felicemente rivoluzionaria del suo direttore Bart von der Heide. Una forza che diventa desiderio, così coinvolgente che, guardando certi graffiti, si ha la fortissima sensazione che, per tornare alla metafora del romanzo di Delillo, a un certo punto possa apparire un miracolo, come quello del volto della bambina Esmeralda su un cartellone pubblicitario, quando le luci di un treno della metropolitana lo illuminavano in "Underworld".

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Trascrizione
00:00È possibile vivere una mostra come se si fosse all'interno di un romanzo come Underworld di Don De Lillo?
00:06È possibile sentire fisicamente la presenza della New York degli anni Ottanta,
00:10con la sua energia e le sue contraddizioni, mentre si è in un elegante spazio espositivo in Alto Adige?
00:15La risposta a intambi a queste domande è sì.
00:18Può succedere visitando l'esposizione Graffiti al Museo di Bolzano,
00:22che si conferma uno dei luoghi di cultura più originali d'Italia,
00:25con una fortissima e vivace vocazione internazionale.
00:30Ci sono già state molte mostre sui graffiti, ha detto ad Ascan News la curatrice Lernia Radin,
00:38ma questa è davvero un'altra angolazione, un'altra prospettiva, un altro discorso sui graffiti,
00:43che si riflette più come un modo di guardare la realtà urbana e i paesaggi urbani,
00:47che come un movimento che viene storicizzato in una mostra istituzionale.
00:52Il progetto raccoglie opera che attraversano sette decenni e raccontano un movimento urbano
00:56nato per essere effimero, a partire dagli interventi dei writer sui treni della metropolitana,
01:01per definizione mai fermi, che poi è entrato nelle gallerie e nel sistema dell'arte.
01:06Credo che i pezzi esposti in questa mostra, ha aggiunto l'artista new yorkese Ned Vina,
01:12chiamato a co-curare l'esposizione,
01:14riflettano una forma molto più ampia di guardare all'arte,
01:17che è in un certo senso determinata dai graffiti,
01:19che vengono usati in qualche modo come meccanismo di visualizzazione.
01:23Quindi, con Leonie, siamo stati in grado di isolare queste strane sovrapposizioni
01:27e questi strani punti di contatto e interfaccia,
01:29che sono più un tipo di arte contemporanea tipica,
01:32e non intendo chiamare la tipica come una specie di termine diminutivo,
01:35intendo solo dire un tipo di cosa che vedresti in una galleria
01:38e le esperienze che io ho avuto con i graffiti dall'interno e dall'esterno di questo mondo.
01:46E se ci sono opere assolutamente potenti,
01:48come un enorme kit hearing,
01:50o un quadro firmato da Lady Pink con Jenny Holzer,
01:52o ancora un Christopher Hull importante,
01:55è ancora più stupefacente rendersi conto,
01:57vedendolo nei lavori,
01:58di quanto l'estetica dei graffiti abbia poi influenzato tutta l'arte venuta dopo di essa.
02:09Dopo che i graffiti hanno usato la vernice spray come strumento principale,
02:12ha aggiunto Leonie Radin,
02:14ogni semplice linea di spray è stata sempre associata ai graffiti,
02:17alla ribellione e alla cultura giovane d'urbana.
02:20Ci sono così tante cose che emergono,
02:22si vede una semplice linea nera di vernice spray,
02:24su un pezzo di tela.
02:25E quello che emerge a livello di emozione dello spettatore
02:29è proprio il senso di essere dentro uno spazio
02:31che è quello urbano dell'arte,
02:33come strumento di lotta
02:34dell'affermazione di quello che prima
02:36stava addirittura al di fuori dello sguardo.
02:38È questa la forza del museo
02:40ed è la visione felicemente rivoluzionare
02:42del suo direttore,
02:43Bart van der Heide,
02:44una forza che diventa desiderio,
02:46così coinvolgente che,
02:48guardando certi graffiti,
02:49si ha la fortissima sensazione che,
02:51per tornare alla metafora del romanzo di De Lillo,
02:54a un certo punto possa apparire un miracolo
02:56come quello del volto della bambina Esmeralda
02:59su un cartellone pubblicitario
03:00quando le luci di un treno della metropolitana
03:02lo illuminavano in Underworld.

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