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  • 2 mesi fa
Milano, 10 ott. (askanews) - Nan Goldin è un'artista che ha in sé la forza, spesso complessa e dolorosa, di essere un simbolo di ciò che definisce il contemporaneo, di che cosa significa vivere ogni aspetto del proprio lavoro con intensità totalizzante. La sua ricerca ha segnato il modo in cui pensiamo oggi l'arte, ma anche le relazioni umane più profonde. Pirelli Hangar Bicocca le dedica a Milano una mostra che per la prima volta indaga tutta la sua produzione di video e slideshow."Da sempre - ha detto a askanews Lucia Aspesi, che ha curato la mostra insieme a Roberta Tenconi - la vita è l'essenza principale che ispira Nan e che si ritrova in tutte le sue immagini è stata diciamo il thread che l'ha guidata e l'ha fondamentalmente anche fatta crescere come artista, come filmmaker. Lo Slideshow non è nient'altro che un'immagine in movimento e il cinema è questo che ci racconta".Un movimento che è anche interiore, che tocca corde profonde della vita dell'artista ovviamente, ma anche dello spettatore, che viene chiamato dall'allestimento composto da una serie di casette, a entrare fisicamente nello spazio che poi si rivela soprattutto artistico e simbolico del cinema di Nan Goldin, e viene invitato a farlo, in un certo senso, abbandonandosi alle opere, senza difese. "Nan Goldin ha una poetica magistrale - ha aggiunto Lucia Aspesi - per raccontarci quella che è proprio l'essenza primaria della vita, dove amore e perdita si coniugano e le sa far risuonare quello che è il sentire di ognuno di noi nel cammino della nostra esistenza".E poi c'è lei, Nan Goldin, con la sua presenza, le sue istanze politiche, la sua energia magnetica e complicata che è alla base di lavori diventati un simbolo come "The Ballad of Sexual Dependency" oppure la straordinaria e devastante opera che chiude la mostra nello spazio del Cubo di HangarBicocca, "Sister, Saints, Sibyls", installazione dedicata alla sorella maggiore ricoverata in un ospedale psichiatrico da adolescente e poi suicidatasi a 18 anni. Ed è una storia che riguarda anche noi, nelle nostre più profonde relazioni."Le mie due opere preferite - ha detto Nan Goldin presentando la mostra - sono 'Memory Lost', che riguarda la vita vissuta attraverso la dipendenza dalle droghe e ci parla di quandoi il mondo assomiglia a un punto oscuro, e poi c'è un nuovo lavoro sugli animali. In fondo è un'opera che parla di un mondo senza le persone, un modo preso solo dalle altre specie. Che poi è quello che desidero per il futuro".La sensazione è che la mostra, in qualche modo, non ci lasci scampo, ci costringa a fare i conti con le storie, ma soprattutto ci metta di fronte al fatto che anche un'esposizione sostanzialmente di opere video può avere una fortissima componente di presenza fisica, una corporeità che ci coinvolge e riguarda nel profondo. E ci lascia, nella molteplicità delle reazioni possibili, con la certezza che Nan Goldin, in ogni caso, sia un'artista imprescindibile.La mostra "This will not end well" è organizzata dal museo di Pirelli con il Moderna Museet di Stoccolma, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Neue Nationalgalerie di Berlino e il Gran Palais di Parigi.

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00:00Nan Goldin
00:16Nan Goldin è un'artista che ha in sé la forza, spesso complessa e dolorosa,
00:20di essere un simbolo di ciò che definisce il contemporaneo,
00:23di che cosa significa vivere ogni aspetto del proprio lavoro con intensità totalizzante.
00:27La sua ricerca ha segnato il modo in cui pensiamo oggi l'arte,
00:30ma anche le relazioni umane più profonde.
00:42Pirelli Angarbi Cocca le dedica a Milano una mostra
00:44che per la prima volta indaga tutta la sua produzione di video e slideshow.
00:48Da sempre la vita, che è l'essenza principale che ispira Nan
00:52e che si ritrova in tutte le sue immagini,
00:55è stato il thread che lo ha guidata
00:58e l'ha fondamentalmente anche fatta crescere come artista, come filmmaker.
01:04Lo slideshow non è nient'altro che un'immagine in movimento
01:07e il cinema è questo che ci racconta.
01:10Un movimento che è anche interiore,
01:26che tocca cose profonde della vita dell'artista ovviamente,
01:29ma anche dello spettatore, che viene chiamato dall'allestimento,
01:32composto da una serie di casette,
01:34a entrare fisicamente nello spazio,
01:36che poi si rivela soprattutto artistico e simbolico,
01:38del cinema di Nan Goldin
01:40e viene invitato a farlo, in un certo senso,
01:42abbandonandosi ogni volta alle opere, senza difese.
01:46Nan Goldin ha una poetica magistrale
01:48per raccontarci quella che è proprio l'essenza primaria della vita,
01:52dove amore e perdita si coniugano
01:55e fa risuonare quello che è il sentire di ognuno di noi
01:59nel cammino della nostra esistenza.
02:01E poi c'è lei, Nan Goldin,
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02:16Sister Saints Sibbles,
02:18installazione dedicata alla sorella maggiore,
02:20ricoverata in un ospedale psichiatrico da adolescente,
02:23e poi suicidata sia a 18 anni,
02:25ed è una storia che riguarda anche noi,
02:27nelle nostre più profonde relazioni.
02:29Le mie due opere preferite,
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02:36sono Memory Lost,
02:37che riguarda la vita vissuta attraverso la dipendenza delle droghe,
02:40e ci parla di quando il mondo assomiglia a un punto oscuro,
02:43e poi c'è un nuovo lavoro sugli animali.
02:45In fondo è un'opera che parla di un mondo senza le persone,
02:49un mondo preso solo dalle altre specie,
02:51che poi è quello che desidero per il futuro.
02:53La sensazione è che la mostra, in qualche modo,
02:56non ci lasci scampo,
02:58ci costringa a fare i conti con le storie,
03:00ma soprattutto ci metta di fronte al fatto
03:02che anche un'esposizione sostanzialmente di opere video
03:04può avere una fortissima componente di presenza fisica,
03:07una corporeità che ci coinvolge e riguarda nel profondo,
03:11e ci lascia nella molteplicità delle reazioni possibili,
03:14con la certezza che Nan Goldin, in ogni caso,
03:16sia un artista imprescindibile.
03:18La mostra This Will Not End Well
03:26è organizzata dal Museo di Piorelli
03:28con il Moderna Musette di Stoccolma,
03:30lo Stadelic Museum di Amsterdam,
03:32la Noire Nazionale Galleria di Biorellino
03:34e il Grand Palais di Parigi.
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