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Maurilio Assenza
Casa Don Puglisi: Se ognuno di noi fa qualcosa allora insieme si può fare molto
Crescere Informandosi, incontra Maurilio Assenza, un passato di Docente di Storia e Filosofia nel Liceo scientifico "Galileo Galilei" di Modica e di Direttore della Caritas diocesana di Noto, ora presidente dell’associazione e della cooperativa “Casa Don Puglisi”, ai nostri microfoni per parlare della Casa Don Puglisi ma non solo.
Il 15 settembre 1993 moriva, ucciso dalla Mafia, al quartiere Brancaccio di Palermo, Don Pino Puglisi. Un sacerdote che volle strappare moltissimi giovani e giovanissimi dalle mani della Mafia e questo gli costò la vita.
Oggi a Modica al nome di Don Puglisi è dedicata una Casa di Accoglienza per donne sole con bambini. In molte sono riuscite ad essere accolte, formate ed avviate ad un lavoro in regola per potersi permettere una vita in piena autonomia.
Svariate le attività svolte, da una bottega in pieno centro cittadino con vendita di prodotti sia dolci che salati fatti da loro stesse ad una Casa Vacanze ed altro. Attività svariate che permettono loro di intraprendere un’attività e percorrere un nuovo percorso di vita.
La Casa Don Puglisi si fonda sulla cosiddetta altra economia in grado di ascoltare il grido della terra e dei poveri del mondo.
Chi era Padre Puglisi? Da Palermo a Modica, come e perché nasce la Casa Don Puglisi? Quali sono i valori ed i principi di Don Puglisi che caratterizzano la vostra associazione e la vostra cooperativa? In cosa consiste il vostro sostegno alle mamme con bambini soli? Quali sono le vostre attività? I guadagni che ottenete dalle vostre attività, come vengono impiegati? Quali pericoli dal territorio in cui operate?
Queste e molte altre le domande e gli aspetti affrontati nel corso di questa intervista.
Casa Don Puglisi: Se ognuno di noi fa qualcosa allora insieme si può fare molto
Crescere Informandosi, incontra Maurilio Assenza, un passato di Docente di Storia e Filosofia nel Liceo scientifico "Galileo Galilei" di Modica e di Direttore della Caritas diocesana di Noto, ora presidente dell’associazione e della cooperativa “Casa Don Puglisi”, ai nostri microfoni per parlare della Casa Don Puglisi ma non solo.
Il 15 settembre 1993 moriva, ucciso dalla Mafia, al quartiere Brancaccio di Palermo, Don Pino Puglisi. Un sacerdote che volle strappare moltissimi giovani e giovanissimi dalle mani della Mafia e questo gli costò la vita.
Oggi a Modica al nome di Don Puglisi è dedicata una Casa di Accoglienza per donne sole con bambini. In molte sono riuscite ad essere accolte, formate ed avviate ad un lavoro in regola per potersi permettere una vita in piena autonomia.
Svariate le attività svolte, da una bottega in pieno centro cittadino con vendita di prodotti sia dolci che salati fatti da loro stesse ad una Casa Vacanze ed altro. Attività svariate che permettono loro di intraprendere un’attività e percorrere un nuovo percorso di vita.
La Casa Don Puglisi si fonda sulla cosiddetta altra economia in grado di ascoltare il grido della terra e dei poveri del mondo.
Chi era Padre Puglisi? Da Palermo a Modica, come e perché nasce la Casa Don Puglisi? Quali sono i valori ed i principi di Don Puglisi che caratterizzano la vostra associazione e la vostra cooperativa? In cosa consiste il vostro sostegno alle mamme con bambini soli? Quali sono le vostre attività? I guadagni che ottenete dalle vostre attività, come vengono impiegati? Quali pericoli dal territorio in cui operate?
Queste e molte altre le domande e gli aspetti affrontati nel corso di questa intervista.
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NovitàTrascrizione
00:00La vita non è fatta semplicemente di violenza, di degrado, ma ci sono valori come pace, fraternità
00:23e collaborazione.
00:53Non tutti quelli che ci ascoltano erano nati in quella data. Chi era padre Puglisi?
01:03Era un uomo, un prete che credeva nella dignità dell'uomo, un educatore, un amante della legalità
01:15e era quella pienezza di uomo che poi è capace di contagiare anche altri.
01:23Per cui Puglisi per molto tempo fu uno che aiutò a scoprire vocazioni chiamate nella vita,
01:29ma lui stesso ebbe un invito a tornare al suo quartiere di origine, Brancaccio, un quartiere
01:35difficile dove nessuno voleva andare in mano alla mafia e lui ci andò con la forza disarmata
01:41del Vangelo, scoprendo che i bambini diventavano a manovalanza della mafia e questo non è possibile,
01:48per cui al padrino contrappose il padre nostro, creò un centro e il fatto che toglieva i bambini
01:56alla mafia per la loro manovalanza, fece capire alla mafia che era un effettivo pericolo,
02:02non è un pericolo per la mafia chi parla, è un pericolo per la mafia chi concretamente
02:06agisce alla radice, perché lui i suoi giovani li voleva far crescere a testa alta e quindi
02:13nel giorno del suo compleanno la mafia lo uccise, lui quando gli spararono si girò, disse
02:21me l'aspettavo, sorrise e quindi uno che resta vivo con questa sua pienezza di dedizione
02:30e l'amore che va fino in fondo, ma la mafia non è riuscita a riuscirlo perché quel sorriso
02:35non è un sorriso ingenuo, è il volto, il sorriso, il me l'aspettavo di chi donando la vita
02:41diventa un seme che porta frutto, è uno di questi frutti, ma proprio qualche anno dopo
02:47il martirio e l'aver dato il suo nome alla casa di accoglienza che a Modica si era aperta
02:53nel 90 e nel 97 prende il nome di Don Puglisi, forse una delle prime memorie di questa vita
02:59donata che permette e semina bene.
03:03La casa Don Puglisi vorrebbe essere questa capacità della città di abbracciare tutti,
03:09in modo particolare i più piccoli, i più deboli e avere l'avviato quel castello indica
03:15che la vera nobiltà è quella del cuore, il cuore di una città che questa casa l'ha
03:20sostenuto, la sostiene e diventa il segno anche di bellezza, dell'essere Modica, patrimonio
03:26di umanità, non solo per i suoi monumenti, ma per la bellezza della sua gente.
03:31Ecco, l'ho accennato adesso lei, ma come e perché nasce la casa Don Puglisi?
03:37Ma c'è un fatto un po' simpatico direi, Don Puglisi pondo il centro padre nostro nel
03:461990, la casa Don Puglisi, che non si chiamava così, si chiamava semplicemente casa di accoglienza,
03:52nasce a Modica nel 1990 dalla Caritas, che è l'antenna, l'occhio, l'orecchio della chiesa
04:02che cerca di scorgere dove sono i bisogni, e attenti, la Caritas non risponde direttamente,
04:08coinvolge, e quindi quando si scoprì un bisogno a Modica di donne con figli in situazioni
04:16difficili, complesse, che non avendo risposte sul territorio venivano a spedire come se fossero
04:23pacchi postali, la Caritas chiese al comune di Modica di avviare qualcosa nella forma di
04:30una casa, perché si capiva che in situazioni così ci vuole un accompagnamento che abbia
04:34la forma di una casa, in nome del Vangelo e quindi del Padre Nostro, perché i cristiani
04:40dicendo Padre Nostro affermano una fraternità di fondo nella vita degli uomini, che viene
04:47esplicitata poi nella fede, ma vale per tutti, e in nome della Costituzione, che l'articolo
04:523 dice di rimuovere le disuguaglianze.
04:56Allora, la casa nacque nel 90, quando collocando la prima esperienza, adesso siamo in un'altra
05:06sede, il locale di un exorfanatrofio vicino a quello che è detto il Castello di Modica,
05:11un orologio, una roccaforte, si ebbe paura, il comune si tirò indietro, il vescovo disse
05:16no, noi come chiesa non ci tiravamo indietro e quindi nel 90 la casa nacque affilata alla
05:20provvidenza, all'offerta della gente, fin quando quest'opera via non fu poi chiusa nel
05:2796, ci trovammo per strada e allora il rettore e vice-rettore del seminario di allora, Don Rosario
05:35Gisana e Don Corrado Orevice, adesso vescovi di Piazza Albarina e di Palermo, ci dissero
05:40dei locali li abbiamo, perché la chiesa di Noto allora diceva, già nel 96 non c'era
05:46Papa Francesco, che i locali chiusi dalla chiesa andavano per i poveri, perché nel suo sinodo
05:51la chiesa di Noto diceva che era necessaria essere chiesa povera dei poveri, quindi c'erano
05:56questi locali che erano anch'essi da ristrutturare, per cui ci siamo trasferiti nel 96 in questi
06:03locali, nel 97, all'inizio del 97, il 21 marzo del 97, d'accordo col vescovo si disse
06:10Don Puglisi ha dato la vita a Palermo, ha mostrato il volto bello della Sicilia, noi
06:15lo onoriamo, lo chiamiamo onorevole, onorevole chi onora una terra, quindi aggiustiamo un po',
06:21io ho insegnato storia e filosofia anche per aggiustare i termini, diciamo, cittadini
06:25siamo noi, gli altri sono governanti, a cui la città è prestata, diceva Santa Caterina
06:30da Siena e Sant'Agostino diceva che se non governano secondo giustizia non chiamiamoli
06:36governanti ma bandali ladroni, quindi aggiustiamo un po' i termini, quindi onorevole,
06:40uno che ha onorato questa terra, lo onoriamo dedicandogli una casa del seminario perché
06:48i seminaristi sappiano che questo è il modello di prete e questa casa diventi viva attraverso
06:53l'accoglienza di quei bambini che Don Puglisi amava tanto e li toglieva la mafia, a Modica
06:58questi bambini, queste mamme vengono tolte al buio di una vita senza speranza perché la casa
07:05vuole non assistere ma far ripartire nella vita, tant'è che il luogo della casa è una
07:11casa da cui nascono altre case e certo perché nascono altre case è necessario che queste
07:16mamme la ricostruiscono innanzitutto dentro per cui c'è un rigoroso percorso educativo
07:20che a mano nel tempo è maturato, si è perfezionato ed è quell'educare che risolleva il mondo.
07:50In termini pratici in cosa consiste il vostro sostegno alle mamme con questi con questi bambini?
08:12Allora c'è sempre una segnalazione che passa per i servizi sociali perché è giusto
08:19che sia l'istituzione, che sia la Repubblica Italiana prendersi carico delle persone più
08:26fragili, noi offriamo loro la disponibilità a percorsi da concordare insieme, ci teniamo
08:34molte, non accettiamo facili deleghe e quando arriva la segnalazione noi come prima cosa vogliamo
08:44capire se questa donna con i suoi figli vuole effettivamente fare un cammino, quindi la casa
08:50non fa una pronta accoglienza generica ma c'è una prima tappa che è la tappa d'ingresso,
08:55è molto importante perché bisogna capire se dietro il bisogno che opprime c'è la possibilità
09:05di mettere un trattino, di scrivere B-sogno, cioè se quella mamma, se quella donna insieme
09:12al bisogno immediato ha un sogno, molte volte il sogno è quello di far crescere i propri figli
09:16perché solo così si può iniziare un cammino educativo che dopo alcuni mesi incomincia ad
09:21essere legato a delle regole di vita anzitutto perché molte volte queste mamme arrivano così
09:29nel disordine proprio mentale, pratico, incapace anche di dire dei noi propri figli, coinvolte
09:41in tante storie complesse e difficili, quindi nella seconda tappa si inizia un cammino e nel
09:46cammino ci sono delle regole di vita, bisogna ordinare la propria vita per ordinare quella
09:53dei figli, bisogna raccordarla alla vita di comunità, ci sono quindi anche delle regole
09:58comuni ma soprattutto incominciamo a intravedere quali sostegni sono necessari perché in base
10:04ai bisogni ci può essere la logopedica per il bambino, ci può essere per la mamma il sostegno
10:10alle sue capacità genitoriali che anzitutto vengono verificate e poi dobbiamo capire se ci sono
10:15e come sopportarle, si lavora molto con i bambini per quanto riguarda la scuola, lo studio
10:22perché è un fattore di dignità, per le mamme il lavoro che viene offerto anche come palestra
10:30educativa attraverso i nostri laboratori dolciari che in fondo poi sono andati per questo, la
10:35casa nasce nel 1990, la cooperativa nel 2005 e quindi la seconda tappa permette progressivamente
10:44di capire se la ripartenza può avvenire e a questo punto noi li possiamo far passare
10:52dalla casa centrale che è più protetta a degli appartamentini in cui c'è pure la cucina
10:58per cui possono incominciare ad auto organizzarsi, diamo i buoni spesa in modo che loro sappiano
11:04come scegliere anche ciò che serve per cucinare, risparmiare, essere attenti all'alimentazione
11:12e poi l'ultima tappa è l'uscita dalla casa che non è mai una tappa immediata perché
11:18va preparata in due modi, da una parte bisogna che l'autonomia incomincia a verificarsi bene,
11:26pagano le bollette, pagano un ipotetico affitto che in realtà loro non lo sanno, noi conserviamo
11:34e diventerà un tesoretto, non ce lo prendiamo noi e tutto concordato sempre con i servizi
11:40sociali e soprattutto cerchiamo di intensificare la rete di sostegno, di supporto perché entrano
11:48nella vita con una rete che poi continua ad essere la casa nella città, peraltro la casa
11:54Don Puglisi fin dall'inizio ha avuto questa consapevolezza, Don Puglisi diceva il mondo
12:02non lo possiamo cambiare ma i segni li possiamo porre, aprendo una casa nella città che accoglie
12:07i suoi figli più fragili, questo vale per tutte le città del mondo, il segno è che la città
12:13prenda la forma di casa, d'altronde Papa Francesco chiedeva che anche il mondo avesse la forma
12:19di casa, la casa comune da rispettare già nel creato e poi dal punto di vista dell'equità,
12:25della giustizia.
12:28Quali sono i valori ed i principi di Don Puglisi che caratterizzano la vostra associazione e la
12:34cooperativa? Quelli prevalenti, facciamo una piccola spiegazione sommariamente nei limiti
12:45in cui è possibile ovvio.
12:48Allora ci sono rispetti complementari, Don Puglisi era uno che ascoltava moltissimo,
12:56che faceva scoprire il senso della vita e che lui per resumeva in un'espressione evangelica,
13:04sì ma verso dove era la vita per gli amici, lì c'è la pianezza e direi che in questo
13:09e lo faceva attraverso cammini educativi in cui studiava molto, i magistrati rimasero
13:19colpiti dal fatto che nella casa di Don Puglisi c'era molta povertà, dopo che morì trovarono
13:24una sedia rotta, una lattina di tonno, mangiavo velocemente, però c'erano 5.000 libri e tra
13:33questi libri molti libri erano di psicologia, di pedagogia e lui metteva insieme vari metodi
13:39privilegiando quello rogersiano, quindi la relazione, in questo c'è una sintonia perché
13:43la casa, i percorsi di accoglienza, di studia, abbiamo da questo punto di vista una doppia
13:51supervisione psicologica per il nostro gruppo educativo ma anche una supervisione educativa
13:58per trovare e riprovare la nostra postura educativa e il metodo rogersiano scelto come
14:05prevalente Don Puglisi è lo stesso in fondo della casa che mette al centro la relazione
14:11e quindi questa è una prima sintonia, educare nella relazione, educare con la relazione che
14:16è il cuore comunque di ogni impegno educativo, gli ho fatto l'insegnante, l'insegnante storia
14:22e la filosofia doveva dare un senso ai ragazzi perché leggessero con la storia la complessione
14:27della realtà e con la filosofia leggersi dentro e però ecco per avere un orientamento, per
14:34avere ecco, era necessario che tutto avvenisse nella relazione, nel volto che si incontra,
14:42nel nome che si riscopre. L'altro elemento è Don Puglisi veniva detto, scherzando un po'
14:53col suo nome, è tre P, padre Pino Puglisi, le tre P, ma quali erano queste tre P? Erano
15:00la parola i poveri e il pane, quindi dal punto di vista evangelico della fede cristiana la
15:07parola è ascoltare nella Bibbia che cosa? Non il Dio che ci costruiamo noi, ma il Dio
15:14che si rivela come sorprendente dal punto di vista umano perché è un padre che abbraccia,
15:21è l'umanità del figlio ed è la forza dello spirito che anche fuori dai recinti ecclesiastici
15:26continua ad operare, quindi è la prima P della parola e per questo nella casa ci sono anche
15:31momenti, si dice, di lezione divina, di ascolto del Vangelo, per esempio negli ultimi anni abbiamo
15:36ascoltato, meditato il quarto Vangelo sulla maturità, come si diventa grandi, sul serio,
15:44è la prima P, la parola, la parola di Dio, o Dio che si comunica agli uomini e quindi un
15:49Dio alternativo a quello che gli uomini si costruiscono a partire dalla propria proiezione.
15:53La seconda P è i poveri, Don Puglisi amava a dire che quando scoprì la Bibbia Gesù non
15:59era più un estraneo confidente, ma poi incontrando i poveri, i poveri lo salvarono, perché i poveri
16:05non sono quelli da aiutare, i poveri ci salvano dalle nostre ipocrisie, dall'egoismo che chiudendoci
16:12noi stessi non ci fa maturare una vita vera e quindi la relazione con i poveri, quindi non
16:17i poveri intesi come assistenza, la seconda P e la terza P il pane, l'eucaristia, diciamo
16:25ecco, che è la pienezza del dono che i cristiani ogni domenica, poi anche ogni giorno, celebrano
16:36per ripartire nella vita sempre dal lasciarsi trasformare da un Dio che si dona per intero.
16:45quindi la valenza educativa, Don Puglisi, le sorgenti essenziali della fede, quindi non
16:53quelle sacrali e poi non dobbiamo dimenticare che c'è l'aspetto della legalità, Don Puglisi
16:58anche una raccolta di beneficenza la faceva registrare all'agenzia delle entrate, cioè
17:05nel senso che la preoccupazione e l'attenzione, in terra di Sicilia questo poi è molto importante,
17:10che poi legalità significa anche libertà da tutte le forme di potere che ti possono
17:15condizionare, dalle reti clientelari o da un atteggiamento passivo di rassegnazione e
17:23Don Puglisi questo ministro era molto lucido, lo struzzo mette la testa sotto la sabbia e
17:30diceva noi dobbiamo testimoniare la speranza, addirittura diceva se uno è testimone e ha qualcosa
17:36da testimoniare automaticamente diventa testimone di speranza perché la speranza è la capacità
17:45al di là dell'ottimismo o del pessimismo di lottare e di farlo per amore, cioè chi ama
17:53spera, chi spera ama e quindi uno che ha amato tanto come Don Puglisi o nella casa volendo
17:58bene alle persone la speranza diventa necessaria e testimonia la forza dell'amore.
18:04Avete una bottega nel centro storico di Modica, una casa a vacanze ma non solo, quali sono
18:12le vostre attività?
18:15Allora, finora ho parlato della casa che è prevalentemente un luogo educativo e ci raccordiamo
18:24poi dal punto di vista educativo anche con le scuole per cui da dieci anni contribuiamo
18:30a percorsi di formazione per gli insegnanti che vogliono una scuola umanistica e abbiamo
18:36creato una comunità di buone pratiche educative con i ragazzi delle scuole.
18:40Però poi ecco, dicevo, ci siamo accorti che il lavoro è importante per la dignità delle
18:46mamme e quindi dal 2005 insieme all'associazione che gestisce la casa abbiamo la cooperativa
18:52Don Puglisi che ha attivato dei laboratori dolciari avendo incontrato una maestra pasticcera
18:58della signora Lina Iemmolo molto brava che ci ha lasciato l'anno scorso avviato il laboratorio
19:07a partire dalle tradizionali ricette di dolci modicani, biscotti di mandorle per esempio
19:13ma anche impanatigli che sono quei ravioli caratteristici che si chiamava il biscotto da viaggio
19:18perché sono fatte con un tirato di manzo che non si avverte più perché è arricchito
19:24di cioccolata, di mandorle e quindi abbiamo avviato questi laboratori dolciari che hanno
19:33una qualità unica, penso che siano tra i migliori biscotti della città proprio perché
19:38conservando la ricetta tradizionale ci sono tutti i gusti ma poi c'è il cioccolato che
19:43identifica questo territorio, un marchio IGP, il cioccolato di Modica che è una metafora
19:49della vita perché è massa di cacao che si mescola con lo zucchero, la mare è il dolce
19:54della vita e in un impasto a temperatura media per cui resta granuloso ed è un ottimo fondente
20:04che ha un'altra caratteristica da qualche mese, già da tempo era comunque una produzione
20:14certificata fair trade ma comunque solo con il certificato ma abbiamo scelto con il nostro
20:21cioccolato di avere un rapporto diretto con chi producendo il cioccolato ci testimonia il
20:27resto del mondo e quindi la nostra massa di cacao viene dal Ghana, da cooperativa del Ghana
20:32che sono dentro un progetto sostenibile sia socialmente sia dal punto di vista ambientale
20:38per cui anche essa ha un'ottima qualità, non c'è alcuna acidità perché non si usano
20:43pesticidi e sono cooperative del Ghana che noi sosteniamo perché anticipiamo le somme che
20:49servono man mano in modo tale che si possa sostenere anche questo progetto Free Mountains
20:57scocoa per cui abbiamo dei prodotti che raccontano la solidarietà a 360 gradi, la solidarietà che
21:06fa ripartire nella vita e che aiuta il mondo a costruire percorsi di economia senza sfruttamento
21:13né dei lavoratori né della terra, un'economia eva. Tutte queste cose vengono presentate alla città e ai visitatori
21:20in due porte. La bottega è la porta nel centro storico e Villa Polara è la porta per i visitatori
21:28all'incrocio tra Modica, il mare e il Val di Noto. Quindi ci siamo ritrovati queste due porte che sono
21:36significative perché la bottega è un ampio locale dopo il Duomo di San Pietro dove insieme ai biscotti e al cioccolato
21:45abbiamo il nostro pasticcere che produce pasticcerie e gelati anch'essi artigianali e tipici, la granita si
21:54fa con la massa di cacao oppure quella di mandorle al 70% di mandorle sa proprio di mandorle e poi ci sono
22:01anche le scacce modicane ma al centro della bottega c'è la libreria perché uno dei cibi della vita sono i libri
22:09essendoci attorno alle scuole è bello vedere la bottega durante l'anno frequentata dai ragazzi delle
22:16scuole anche per studiare e abbiamo dato come nome solidarietà che nutre. Villa Polara invece è una
22:21villa delle benedettine che si stava perdendo, l'abbiamo ristrutturata e nella guida della campagna
22:29modicana sono 20 posti poi abbiamo due casette che abbiamo chiamato mediterranei e il progetto
22:36l'abbiamo chiamato ospitalità e pensieri mediterranei perché noi siamo nella terra di
22:41Lapira, da Villa Polara si vede il mare mediterraneo che è il luogo dove muoiono i migranti che deve
22:47diventare un mare di pace e la villa è dedicata a Tesfonte Sfalidet, un giovane eritreo che morì all'ospedale
22:54di Modica per le torture subite in Libia nelle cui tasche vennero trovate due poesie tradotte dal
23:00giornalista Alessandro Puglia, la prima diceva se siamo fratelli perché non chiedi notizie di me,
23:06l'altra la storia archiva di ingiustizia ma con Dio vinceremo, quindi abbiamo due porte
23:12nella città per dare a chi abita il territorio, a chi visita questo territorio due coordinate
23:19della vita, la vera solidarietà è nutre e il vero nutrimento è una tavola che fa amici
23:25o finestre che aprono al mondo come libri e una villa per riposarsi permette di conoscere
23:34360 gradi le bellezze di questo territorio e il Val di Noto ricostruito per il terremoto,
23:41c'è il mare ma c'è anche la solidarietà e quindi chi va a Villa Polara quasi automaticamente
23:45va alla bottega e quindi chi viaggia si arricchisce di ciò che veramente nutre nella vita.
23:53Cos'è Crisciranni?
23:55Che è un'altra vostra attività?
23:59Sì, è accaduto che l'ex foro boario nella periferia del centro storico era diventato
24:12uno sterrato dove c'era di tutto, poiché c'è una strada che va in alto e buttava uno
24:18spazzatura, un grande spazio che veniva usato per buttare la spazzatura, c'era forse
24:25tossicodipendenza, prostituzione, c'era di tutto e nel 2010 arrivava dalla parrocchia
24:33di quel quartiere l'esigenza di fare qualcosa chiedendolo alla Caritas, ma la Casa Don Pulise
24:41è uno dei segni della Caritas di Noto, della Diocese di Noto e della Chiesa di Noto e allora
24:48la cosa ci interpellava e arrivò un contributo straordinario dell'otto per mille alla Casa
24:56Don Puglisi ma c'era quella richiesta sul territorio e allora riflettendoci nel nome
25:02di Don Puglisi quel contributo passato al territorio e aveva già un nome il progetto
25:07educativo, Crisci Ran che è il rito pasquale con cui al suono delle campane di Pasqua si
25:14lanciavano in alto i bambini gridando devi crescere grande, in siciliano Crisci Ran e
25:23che era scomparso, per cui nel 2010 passando questo finanziamento, questo sostegno dell'otto
25:32per mille, dalla Casa al quartiere periferico nel nome di Don Puglisi che è uno che va
25:39su strada, nacque in quel posto un cantiere educativo, c'è un luogo dove si aiutavano
25:47i ragazzi che avevano difficoltà a scuola perché è un quartiere anche abitato da migranti
25:53e quindi anche difficoltà linguistiche a fare i compiti ma anche poi non solo i compiti a
26:00socializzare perché c'è un campetto di calcio, man mano poi quest'area è stata ristrutturata
26:04dal comune con un finanziamento regionale, è diventato una sorta di parco, per cui man mano
26:09si è creato questo cantiere educativo, lo chiamiamo questo luogo educativo, su strada
26:13e fin dal 2011 abbiamo ripristinato la festa Crisci Ran con trepidazione, poi è riuscita
26:21molto bene attraverso cammini fatti con le scuole, quindi ogni anno si sceglie un tema, quest'anno
26:26era la bellezza, il tema si sviluppa in tutte le scuole, le scuole delle infanze primarie
26:34attraverso fiabbe, quest'anno la regina delle api che racconta del cuore che si scioglie
26:43a partire dal grullo, da chi sembra stupido ma in realtà è un resto umano e quindi a partire
26:49da questa fiabba i ragazzi, i bambini delle scuole hanno lavorato sul tema del cuore che
26:55si scioglie e diventa bello, mentre i ragazzi delle scuole medie e superiori hanno lavorato
27:02su come possiamo ripensare la città, le cose che sono belle e le cose che non sono belle,
27:08prima tappa, seconda tappa la città del futuro costruita con i leggo, la terza tappa cosa
27:13possiamo fare noi, hanno fatto Crisci Ran i giovani, cercando la bellezza nascosta nelle
27:18piccole cose, quindi ogni anno da circa 15 anni i giovani fanno il loro Crisci Ran che
27:27si fa saltando un po' in alto, quindi lo fanno con un incontro, quest'anno una passeggiata
27:33a scoprire la bellezza nascosta nella città, un dialogo con padre Giovanni Salone che è
27:38un psicoterapeuta della Gestalt su come la bellezza nutre le relazioni e poi la grande
27:44festa Crisci Ran, quest'anno il 31 maggio perché ci sono tanti ponti nel mezzo tra Pasqua
27:48e il sabato successivo quando normalmente invece si fa, il 31 maggio una grande festa
27:54al parco urbano Padre Basile, così si chiama questo parco ristrutturato, per lanciare in
27:58altri bambini, 1500 genitori che lanciano in altri bambini una giornata intera di festa
28:03ricordando anche i bambini di Gaza, ricordando anche il mondo e abituandosi a riscoprire la città
28:12come luogo di una bellezza che salva perché si innerva nelle relazioni ordinarie della vita.
28:21I guadagni che voi ottenete dalle vostre attività come vengono impiegati? Sempre all'interno
28:28della vostra associazione e della vostra cooperativa?
28:32Voi ovviamente avete delle spese fisse che dovete sostenere, questo è implicito, che
28:46ovviamente sostenete almeno in parte con le entrate che voi avete, ma qualora abbiate
28:54un maggiore, abbiate delle maggiori entrate, queste entrate come vengono diciamo poi gestite?
29:02Perché voi non siete una società per azioni e non vivete per fare guadagno, giusto no?
29:10Sì, allora...
29:12Voi dovete pagare tutti i vari stipendi, dovete corrispondere tutte le varie spese che avete,
29:17degli affitti, le cose, quindi ecco, vediamo un attimino.
29:21Sì, noi ecco, per quanto riguarda la casa ci sono i rapporti con i comuni che molte volte
29:26pagano il ritardo e quindi la casa ha bisogno, ci sono le spese educative, le spese di questa
29:35struttura che è abbastanza ampia, ci sono i vari appartamenti e ci sono anche le spese
29:42ordinarie, ci sono tre tipi di spese, manutenzione, spese ordinarie, spese educative nella casa
29:46che non sempre o non subito vengono coperte perché i contributi vengono dati in ritardo
29:53quelli che spettano.
29:55La cooperativa, qualsiasi attivo abbia, lo destina alla casa o per esempio piccoli contributi
30:05li abbiamo dati anche al centro padrenostro di Palermo, ma soprattutto il contributo principale
30:11è che noi su 30 lavoratori un terzo sono o mamme della casa o persone che vengono da
30:20storie di migrazione, di migranti e il sostegno è proprio qual è?
30:26Che in fondo poi le mamme della casa non subito hanno l'efficienza del lavoratore e quindi
30:32però hanno uno stipendio regolare, quindi in qualche modo, come dire, noi abbiamo il primo
30:38aiuto è dato attraverso questa palestra educativa che permette di avere uno stipendio
30:45ma dobbiamo accompagnare queste mamme e quindi come dire, questo è il primo elemento, il secondo
30:52elemento dicevo la massa di cacao è onerosa come costo perché dentro l'idea del commercio
31:02solidale è pagata col giusto prezzo che rispetta i lavoratori nel sud del mondo, quindi prima ancora
31:10che l'attivo che va in solidarietà rigorosamente e con apertura a tutte le esigenze e necessità
31:18che ci sono e quindi con un'attenzione anche di volta in volta ai bisogni che arrivano anche in maniera
31:27più larga rispetto alla stessa casa, il primo contributo che noi diamo è nella nostra struttura
31:34lavorativa e nella nostra struttura produttiva, cioè noi abbiamo oneri maggiori nel momento in cui
31:40inseriamo nel lavoro persone con fragilità che vanno accompagnate e quindi c'è un peso anche da questo
31:47punto di vista, ci sono operatori che devono accompagnare comunque, una parte del tempo lo devono impiegare
31:52per questo e poi ecco usando materie prime nel commercio che è solidale noi paghiamo il giusto prezzo
31:59che è più oneroso rispetto a un prezzo più basso che ci sarebbe quando i prodotti vengono chissà da dove
32:06diciamo e quindi ecco diciamo che il primo attivo che noi testimoniamo è quello della giustizia,
32:19è quello del lavoro dignitoso, del permettere il lavoro dignitoso e rapporti giusti col sud del mondo
32:25quando i loro prodotti da noi vengono acquistati con il giusto prezzo.
32:30Diciamo che il vostro fondamento è quello che si basa sulla cosiddetta altra economia e cioè quella
32:39in grado di ascoltare il grido della terra e dei poveri del mondo, è corretto?
32:46Sì, l'economia civile che si sta ristudiando da vent'anni in Italia e che sta ritornando attuale
32:58perché la crisi climatica sta spiegando a tutti che l'economia capitalistica e il modello classico di economia
33:05basato solo sul mercato in cui una mano invisibile dovrebbe gestire le cose non funziona
33:10e lo stiamo vedendo tutti sotto gli occhi di tutti cosa sta diventando nel mondo
33:15e come le principali attività poi sono le mafie, le guerre, le armi quindi c'è perché non dobbiamo nasconderci
33:21che ecco se uno va al pronto soccorso deve aspettare 5 giorni e perché comunque man mano
33:26il 5% del bilancio deve andare per le armi ma questo è il frutto di un'economia disumana
33:32in mano ai mercanti di morte mentre il modello di economia che noi seguiamo è quello solare
33:38napoletano del 700 di Genovesi che dice ognuno di noi ha bisogno dell'altro e l'economia nasce
33:45da questo aiutarsi a rispondere ai bisogni per la felicità comune perché ecco è questa
33:51un'economia che dietro ha un modo di intendere l'uomo, l'economia capitalistica in fondo sposa
33:58il modello dell'uomo homini lupus, è un'economia fatta di diffidenza, di individualismo, l'economia
34:05civile è un'economia che con Genovesi dice omo natura amicus est, l'uomo per natura è amico
34:12e quindi è un'economia delle relazioni, della concorrenza e non della competizione
34:18c'è del concorrente insieme e poi si sceglie la filiera corta, si sceglie, noi non abbiamo
34:27prodotti delle multinazionali per scelta ma da noi c'è la gazacola che è una produzione
34:33di palestinesi in Europa che aiuta a Gaza ed è la gazacola oppure le bibite delle filiere
34:43locali quindi c'è anche noi votiamo con lo portafoglio cioè noi quando compriamo qualcosa
34:50scegliamo che tipo di uomo e di mondo vogliamo, se scelgo la multinazionale vabbè voglio un
34:57mondo stritolato, se scelgo il prodotto locale, se scelgo un prodotto eticamente sostenibile
35:04voglio un mondo più giusto.
35:07Rapidamente perché purtroppo ho pochissimi minuti, quali pericoli dal territorio in cui
35:14operate? Avete mai avuto paura? Perché voi ci mettete in faccia, voi ci mettete in faccia.
35:20Il nostro territorio ha una storia bella perché spezzandosi là di fondo nel 600 in
35:29quanti conti si indebitarono è un territorio un po' particolare e con le sue campagne abitate
35:36con i muri a secco e quindi c'è una sorta di presidio che ha permesso di non avere le
35:43mafie che uccidono attraverso i gabbellotti, i gabbellotti, perché c'è la piccola proprietà
35:48contadina, c'è un tessuto sociale culturalmente ricco, una bella storia, però certo anche
35:59nel nostro territorio ci sono reti clientelari, anche nel nostro territorio i pericoli sono
36:04due, i grossi potentati che comunque ci sono anche in questo territorio. Un alunno mi diceva
36:12ma è possibile che tutto diventi privato, che si cominci a percepire questo e però direi
36:21l'altro pericolo è la rassegnazione e l'indifferenza che può prendere un po' un territorio e io
36:29lo vedo come un grande pericolo perché noi abbiamo una storia bella, Modica e la vecchia
36:37contea di Modica così bella, tante potenzialità, però abbiamo un abbassamento della vivacità
36:43solidale, culturale, religiosa, intesa in maniera genuina e quindi io vedo due pericoli, tutti
36:54i poteri che cercano di condizionare la libertà di un territorio ma anche l'indifferenza e l'incapacità
37:00di agire, di mettersi insieme per costruire dal basso quelle reti civiche che sole permettono
37:07alla speranza di concretizzarsi e di diventare il futuro di un territorio. Continuo a dire
37:13in ogni incontro, in ogni occasione che questo lo dovremmo fare per i nostri figli, cioè
37:19io mi appello sempre sia che, dico se qualcuno, perché poi dietro i portentali ci sono anche
37:26uomini e donne, dietro l'indifferenza ci sono uomini e donne e come gli onorevoli sono quelli
37:34che onorano la terra, le vere autorità sono quelli che generano figli e quindi l'autoritas
37:41dei genitori dovrebbe essere la salvaguarda di un territorio, la capacità per i propri figli
37:47di volere un territorio più giusto, peraltro ecco noi abbiamo due immigrazioni, i migranti
37:51che arrivano e i ragazzi che vanno fuori per lavorare, per studiare, quindi questo crea
37:55una grande tristezza e dovremmo come dire sempre ricordarci che un grande criterio etico
38:03è quale futuro stiamo lasciando alle nuove generazioni, lo diceva Bonheffer, che ne facciamo
38:09delle nuove generazioni, cosa stiamo lasciando loro, questo dovrebbe farci sussultare dentro e farci
38:15riscoprire la grande responsabilità educativa che tutti abbiamo.
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