Una riabilitatrice psichiatrica, un’architetta e una stilista. Vite e professioni complesse che si incrociano e decidono di guardare oltre, unire i propri talenti e sfidare ogni forma di convenzione. Una scommessa che diventa Edamame Tattoo Studio, in via Val Padana a Roma (quartiere Monte Sacro), che in poco più di un anno si è trasformato un punto di riferimento per superare l’idea del tatuaggio come semplice elemento decorativo abbracciando invece un concetto profondo di “cura”. In pochissimi mesi, Edamame è diventato un fenomeno social, un luogo di incontro, scambio, condivisione e un punto di riferimento culturale anche grazie l’organizzazione di presentazioni di libri e la creazione di una biblioteca condivisa. «Nella mia vita precedente ero una riabilitatrice psichiatrica - racconta la co-fondatrice Mercurio Cromo -, mi sono sempre presa cura delle persone, ora è soltanto cambiato il modo in cui lo faccio». L’altra co-fondatrice Martina Rifici era un’architetta e ha cercato di tradurre con l’inchiostro il suo percorso professionale precedente: «Spesso disegno sul corpo l’immagine di case, perché per me non sono soltanto luoghi, ma rappresentano la nostra interiorità». Frin, la tatuatrice resident di Edamame, invece era una stilista a Milano. Il Covid l’ha portata a cambiare il suo percorso e dedicarsi al tatuaggio: «Mi sono ritrovata a fare solo la mamma, ma volevo anche continuare con un percorso professionale che mi soddisfaceva. Il mio amore per il disegno mi ha portata a reinventarmi e diventare tatuatrice». In questo modo Edamame è diventato per chiunque varchi la porta un abbraccio caldo, un luogo sicuro nel quale raccontare la propria storia, un rifugio ematico per trasformare la propria interiorità in arte su pelle. (testo e video di Giuseppe Cucinotta)