I biocarburanti possono essere una soluzione per rendere a impatto zero il trasporto su auto in Europa? Su questa tesi il governo italiano sta giocando un braccio di ferro a Bruxelles, con lo scopo di cambiare entro la fine dell’anno la normativa che prescrive l’addio ai veicoli con motore a combustione interna entro il 2035. «Il fatto di aver previsto dal 2035 il divieto ai motori endotermici è stata e si sta dimostrando giorno per giorno sempre più una scelta che non ha logica, un’idiozia», ha detto Gilberto Pichetto Fratin, Ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica del governo Italiano, intervenendo nei giorni scorsi a un evento a sostegno ai biocarburanti nella sede Eni di Roma. «Il fronte dei biocarburanti, che è un interesse nazionale, è invece un fronte che può dare una risposta importante», ha detto il ministro, secondo cui «il governo italiano su questo ha intenzione di andare avanti».L’evento era una tappa del Tour d’Europe, un’iniziativa itinerante promossa da aziende dei settori carburanti e automotive, per dimostrare che i biocarburanti possono essere una tecnologia “a emissioni zero” al pari dell’elettrico. Il tour si concluderà il 24 giugno a Bruxelles, con lo scopo di spingere la commissione Europea a una revisione della normativa entro fine anno.«Abbiamo due grandi industrie manifatturiere, veicoli e produttori di fuel, che si sono messi insieme», ha detto al Corriere Emanuela Sardellitti, Advocacy strategy senior executive dell’associazione di categoria FuelsEurope, a margine dell’evento. Lo scopo è sostenere il principio della “neutralità tecnologica”: «Anche un veicolo a combustione interna, che è bandito dalla legislazione "CO2 auto", quindi da una norma europea, a partire dal 2035, è in realtà un veicolo che può essere qualificato come veicolo a zero emissioni, tramite l’utilizzo dei fuel rinnovabili» ha detto Sardellitti.Questione di policyPer contrastare il riscaldamento globale l’Europa si è impegnata a ridurre del 90% entro il 2050 le emissioni di gas serra legate del proprio settore dei trasporti, che rappresenta un quarto delle emissioni comunitarie, in particolare il trasporto su gomma (71%), aereo (14,4%) e marittimo (13,5%). La strategia UE prevede che entro il 2035 tutte le nuove autovetture dovranno essere a emissioni zero, mentre il 70% dei carburanti usati negli aerei dovranno essere “sostenibili”. Questa prescrizione si traduce in un addio ai motori endotermici o “a combustione interna”, ovvero diesel, benzina, metano o gpl, a favore prevalentemente di motori elettrici, utilizzando altre fonti come idrogeno e biocombustibili per settori come il trasporto aereo, marittimo o il trasporto pesante, più difficilmente elettrificabili.Il tentativo della coalizione FuelsEurope e dell’Italia è di far includere nella categoria «emissioni zero» anche i veicoli alimentati a biocarburanti, secondo la tesi che il carbonio rilasciato in atmosfera dai tubi di scappamento è lo stesso catturato «all’origine», in fase di coltivazione delle materie prime su terreni agricoli (secondo il cosiddetto carbon farming).«Fino a 3 anni fa, quando l’attuale Presidente del consiglio andava in Europa a parlare di "neutralità tecnologica" veniva dipinta come l’inquinatrice, come la conservatrice che voleva distruggere l’ambiente», ha detto Salvatore Deidda, parlamentare di Fratelli d’Italia e presidente Commissione trasporti del Parlamento. «Meno male che c’è stata finalmente una presa di coscienza», ha detto Deidda.Nell’ultimo decennio l’Europa è stata protagonista dello sviluppo dei biocarburanti, che nel 2022 sono arrivati a coprire il 7,2% della produzione Ue di diesel e il 4,7% della domanda di benzina (con bioetanolo - dati IEA). Nello stesso anno il settore ha subito un forte rallentamento dovuto agli effetti della revisione della Direttiva per le Energie Rinnovabili (RED II), che ha messo un freno ai biocarburanti “di prima generazione”, basati sull’utilizzo di oli vegetali, in particolare l’olio di palma, una delle principali coltivazioni responsabili di deforestazione tropicale - a sua volta causa del riscaldamento globale.«A livello globale vediamo ancora una crescita sostenuta nella produzione e nel consumo dei biocombustibili, ma è in larga parte da attribuire a Paesi a medio reddito», Edith Laget, analista di politiche agricole per l’Ocse, ha detto al Corriere. Secondo Laget «nel mondo sviluppato, in Canada, Stati Uniti, Europa, la crescita continua a rallentare» in particolare a causa di normative che disincentivano l’uso di oli vegetali provenienti da colture dedicate, a favore di «biocombustibili avanzati», che utilizzano invece materie prime di scarto o che non producono consumo di suolo e insicurezza alimentare.«I Paesi più sviluppati sono più attenti a questo aspetto», h...
Commenta prima di tutti