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  • 2 giorni fa
Se n'è andata una delle ultime vere "madri della Repubblica", anche se madre biologica non lo è mai diventata per scelta. Con la scomparsa di Emma Bonino l’Italia perde una donna che ha insegnato il significato profondo della disobbedienza civile: non un atto di anarchia, ma il rispetto supremo delle regole fino al punto di violarle, pagando di persona, pur di cambiarle se ingiuste. Radicale, europeista, gandhiana nei metodi e d'acciaio nella volontà, la Bonino ha segnato mezzo secolo di storia con una convinzione incrollabile: «La libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando inizia a mancare».

[idgallery id="881195" title="Emma Bonino: la vita, le battaglie, la politica"]
Le battaglie di Emma Bonino: il diritto all'aborto
La sua prima, grande rivoluzione inizia nel 1975 ed è fisica, dolorosa, necessaria. A 27 anni fonda il CISA (Centro d'Informazione sulla Sterilizzazione e sull'Aborto). In un'Italia dove l'aborto è un reato oscuro, lei pratica interruzioni di gravidanza alla luce del sole usando pompe di bicicletta modificate (metodo Karman). Si autodenuncia e finisce in carcere per tre settimane, non per sfida fine a se stessa, ma per costringere la politica a guardare l'orrore degli aborti clandestini. Quell'ostinazione porterà alla vittoria del referendum del 1981 e alla salvezza della Legge 194, pilastro dell'autodeterminazione femminile.

[caption id="attachment_2683388" align="aligncenter" width="1024"] Emma Bonino fuori da una stazione dei carabinieri (Photo by Micheline Pelletier/Sygma via Getty Images)[/caption]

[idarticle id="2440381,876773" title="Emma Bonino e la visita del Papa: «Ha detto che sono un esempio di libertà e resistenza»,Emma Bonino: «Non ho figli perché non so dire per sempre»"]
Dalla fame nel mondo all'arresto a New York
Negli anni '80, il suo orizzonte si allarga. Con Marco Pannella lancia la campagna Sterminio per fame, usando l'arma nonviolenta dei lunghi scioperi della fame e della sete. Una battaglia morale così potente da portarla, nel 1986, a un incontro storico con Papa Giovanni Paolo II in Vaticano e alla mobilitazione di oltre cento Premi Nobel. Ma Bonino non si ferma ai confini nazionali. Combatte il proibizionismo sulle droghe con la stessa logica sanitaria usata per l'aborto. Nel 1996 l'immagine che fa il giro del mondo: Emma Bonino viene arrestata a New York per aver distribuito siringhe sterili ai tossicodipendenti, un gesto di civiltà per frenare l'epidemia di AIDS.

[idgallery id="846241" title="Così è nata la legge 194 sull'aborto: fotostoria delle lotte femministe"]
Al fianco delle donne nel mondo
Gli anni '90 la consacrano statista globale. Alla Conferenza del Cairo del 1994 è decisiva per il riconoscimento dei diritti riproduttivi delle donne come diritti umani inalienabili. Da Commissario Europeo, nel 1997 compie il gesto più coraggioso: vola a Kabul sotto il regime dei Talebani. Viene trattenuta dalla milizia armata per aver filmato le condizioni disumane dell'ospedale femminile, lanciando poi la campagna Un fiore per le donne di Kabul. E se oggi i dittatori possono essere processati, lo si deve anche a lei: con la campagna Non c'è pace senza giustizia, è stata l'architetto politico che ha portato all'istituzione della Corte Penale Internazionale dell'Aia per i crimini di guerra.

[caption id="attachment_2683391" align="aligncenter" width="1024"] Emma Bonino durante un intervento a favore delle donne afghane nel 1998 (MONTINGELLI / ANSA / PAL)[/caption]

[idarticle id="735815,1982536" title="Da Emma Bonino a Patty Jenkins: Cinque donne faranno la differenza,Kasia Smutniak si schiera con Emma Bonino: «Diritti in pericolo. Assistere senza prendere posizione non è più possibile»"]
«Non sono il mio tumore»: l'ultima lezione di Emma Bonino
Fino alla fine, ha usato la sua vita pubblica per rompere tabù. Quando nel 2015 annuncia in diretta radiofonica di avere un cancro al polmone, pronuncia una frase che diventa un mantra di dignità per migliaia di malati: «Io non sono il mio tumore, e neppure voi siete la vostra malattia». Con la sciarpa o il turbante in testa, ha continuato a lavorare in Senato per lo Ius Scholae e il fine vita, coerente fino all'ultimo respiro con quella missione iniziata cinquant'anni fa: garantire a chiunque il diritto di scegliere chi essere.

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