«Mia sorella mi sta osservando e sono sicura che vorrebbe vedermi impegnata affinché la parola femminicidio un giorno possa appartenere solo ai libri di storia, sarebbe il più bel sogno». Sono le parole commosse di Elisabetta Guidi, sorella di Eleonora Guidi, la 34enne vittima di femminicidio lo scorso febbraio a Rufina, uccisa dal compagno di fronte al figlio di un anno con 24 coltellate. Parole pronunciate in occasione del premio a lei intitolato all’Università di Firenze, un riconoscimento per la migliore tesi di laurea dal 2021 ad oggi sul tema della violenza di genere. «Oggi, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne - ha detto Elisabetta - questo riconoscimento porta con sé un impegno, una responsabilità e un richiamo a non distogliere lo sguardo da una realtà che continua ogni giorno a segnare la vita di troppe persone: di chi muore, dei genitori, dei fratelli e dei familiari che restano, e a volte anche dei figli che vedono e sopportano tutto questo nella vita reale. Parlo anche come sorella di Eleonora, una splendida donna che, come tante, troppe, non è potuta sfuggire alla violenza». «Non voglio che questo momento sia centrato sulla mia storia personale – ha aggiunto Elisabetta dal palco - Vorrei che fosse un invito a riflettere su tutte le storie che non arrivano ai giornali, su tutte le donne che non hanno voce e non riescono a chiedere aiuto. La violenza si manifesta in molte forme, spesso invisibili. Le donne non denunciano perché la paura paralizza, perché temono il giudizio degli altri o perché, purtroppo, non trovano istituzioni pronte e capaci di proteggerle. Per tutto questo è fondamentale studiare, analizzare, formare professionisti preparati nei campi legali, psicologici e sociali. Ogni ricerca, ogni tesi, ogni progetto, ogni podcast può contribuire a creare consapevolezza e a cambiare la cultura». Ed ecco perché, ha aggiunto «questo premio è importante: l’Università afferma che la violenza sulle donne è una questione che riguarda tutti, non solo chi la subisce, e che solo formando persone competenti possiamo davvero combatterla». Il riconoscimento è andato a Matilde Mortelli, laureata in giurisprudenza italiana e francese con una tesi dal titolo “Le fonti internazionali di contrasto alla violenza contro le donne e alla violenza domestica e a loro attuazione in Italia e in Francia”. La rettrice Alessandra Petrucci ha detto che «la violenza sulle donne non è solo quella cruenta della cronaca che invece è soltanto l’ultimo anello di una catena di soprusi che vanno segnalati e combattuti in tempo puntando sulla prevenzione. La violenza sulle donne sembra essere un fenomeno strutturale più che emergenziale ed è necessario agire sulla cultura delle relazioni».
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