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  • 3 ore fa
Roma, 13 ott. (askanews) - La seconda edizione "Un altro genere di leadership" - ideato dalla presidente dell'APA - Associazione Produttori Audiovisivi - Chiara Sbarigia e inserito all'interno di Fuori Sala il nuovo concept di "Alice nella Città" - nata con obiettivo di strutturare una serie di incontri per conoscere da vicino la storia di alcune protagoniste della leadership contemporanea nei vari settori si è aperta con un bellissimo Panel sul tema del corpo, moderato all'Hotel Hassler a Roma dalla giornalista Alessia Cruciani, con protagoniste le nuotatrici Simona Quadarella e Silvia di Pietro e l'Attrice, Regista e Sceneggiatrice Michela Cescon. Nel corso dell'incontro, molto partecipato, Silvia Di Pietro ha voluto sottolineare come "Essere sempre in costume è una cosa che in realtà si dà per scontata. Un'adolescente che cresce e ogni giorno, si mostra quasi nuda, devo dire che è un aspetto da non sottovalutare. Ecco, noi abbiamo visto il nostro corpo trasformarsi e cambiare anche sotto gli occhi di tutti, non è facilissimo. Nel mio caso è stato una trasformazione tranquilla, però ci sono magari compagne che hanno avuto disturbi alimentari. Fin da bambine siamo sottoposte a una certa pressione". E ancora la campionessa ha aggiunto riferendosi al fatto che spesso il corpo delle atlete viene paragonato e valutato rispetto a quello dei colleghi uomini: "L'attenzione sul mio corpo all'inizio non mi piaceva. Poi ho capito che il nostro corpo ci permette di fare delle cose eccellenti, di esprimerci, di raggiungere dei risultati e quindi si impara ad apprezzarlo. Probabilmente avere più modelli di donne atlete può cambiare anche la visione del corpo, cioè di non pensare che quello è un corpo da uomo, ma un corpo da donna forte atleta".

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Trascrizione
00:00Il mio primo allenatore diceva sempre che io avevo questa bella acquaticità, no?
00:07Poi secondo me io non ho avuto tanto una predisposizione sul corpo, ma più magari nella dedizione in quello che facevo,
00:16perché fin da piccola ci ha sempre messo tanto impegno, io andavo in piscina e mi divertivo,
00:20adesso non è più purtroppo così ovviamente, però da piccola era così,
00:25quindi avevo questa sorta di predisposizione, no? Magari alla fatica, mi divertivo anche
00:32e poi ovviamente il mio corpo ha cominciato a modellarsi appunto grazie al mio sport
00:39e quindi poi piano piano mi sono specializzata nelle mie distanze, no?
00:46Io sono sempre stata un po' più piccoletta, meno muscolosa, quindi più predisposta appunto a fare le mie distanze,
00:54delle distanze un po' più lunghe che invece le distanze un po' più corte come Silvia,
00:59quindi sì, è stato un percorso dove prima fin da piccolo ho capito questa predisposizione
01:05alla fatica, all'allenamento, alla dedizione, a tutto questo e poi piano piano mi sono ovviamente specializzata
01:14poi a quello che faccio grazie anche al mio fisico.
01:17Quasi capito esattamente però che eri forte, cioè che eri una vincente, questo mi interessava farvi dire,
01:24no? Perché io ricordo un po' che ci incontravamo, tu e me appena eri esplosato, ho appena vinto
01:28così e ho partecipato in Europea, proprio qua, a tre medaglie d'oro in 400-800.500, se ricordo bene.
01:37E in Italia si accorge che c'è Simona Padarella, inameo, tanti italiani, nel senso che poi
01:42gli addetti al settore ovviamente già ben si conoscevano.
01:46Io ricordo che tu mi dicevi che ti sentivi un po' la pecoronina della famiglia, perché tu avevi detto
01:53sono sorella che studiava, laureata, così, quindi c'era ancora questo concetto
01:57delle vie ordinazioni, un percorso canonico, mentre invece io voglio fare lo sport e mi sento...
02:05Invece dopo di te tante ragazze si scrivono, ma c'è l'effetto che fate voi sul pubblico?
02:11Sì, io ho sempre cercato di uscire fuori nel mio mondo che era il nuoto, poi io vedevo
02:19mia sorella come... lei pure nuotava prima di me ed era forte quando era piccola, quindi
02:24io la idolatravo quasi e quindi ho sempre cercato di uscire fuori appunto nel mio mondo,
02:34nel nuoto e sicuramente il momento in cui l'ho capito è stato l'adolescenza, quindi
02:3916-17 anni, quando ho cominciato a fare le prime gare un po' più importanti, dove
02:43poi dovevo conciliare anche la scuola e insomma comunque io non mollavo, volevo fare quello
02:50e quindi quello è stato forse il momento in cui ho capito che potevo fare davvero questo.
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