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  • 2 giorni fa
Alla fine del 1984, di fronte alle immagini devastanti della carestia, un'iniziativa straordinaria ha preso vita.
Don Guido racconta come, con l'aiuto del Vescovo di Verona e la risposta commovente del pubblico, è stato possibile realizzare l'ospedale Giovanni Paolo II a Macallè, in Etiopia,. Un gesto di solidarietà che ha toccato il cuore del Papa, il quale ha offerto una speciale icona per l'ospedale.
Ancora oggi, l'ospedale continua a curare e assistere chi ne ha bisogno, portando avanti la missione iniziata tanti anni fa.

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Trascrizione
00:00Musica
00:30La miseria colpisce sempre e quando ci sono zone di miseria, quando ci sono anche appelli perché c'è la miseria,
00:49Telepace, lo posso dire, credo che devo dirlo, Telepace ha sempre aperto non soltanto le mani,
00:58ma anche le porte, le porte di casa.
01:03Eravamo alla fine del 1984.
01:08Le notizie che arrivavano dalla televisione italiana erano quelle che provenivano dall'Etiopia, da Asmara,
01:20in modo particolare da Macallè.
01:24Erano notizie desolanti.
01:30E allora persone, ascoltatori, ascoltatrici, telefonavano chiedendo ma perché Telepace non fa niente?
01:39Perché?
01:42Io ho colto l'occasione di una lettera che ho ricevuto da una nostra ascoltatrice,
01:48che scandalizzata, meravigliata, si domandava anche lei perché Don Guido non domandasse aiuti per questi fratelli e sorelle,
01:59che erano disperati.
02:00Dopo aver fatto una parola con il Vescovo, era allora Vescovo di Verona, Monsignor Giuseppe Amari,
02:08pensammo di lanciare un'idea,
02:13cioè la costruzione di un ospedale da campo a Macallè, dove operavano i salesiani.
02:22E allora abbiamo interpellato alcune ditte, abbiamo sentito anzitutto i salesiani del luogo
02:31e eravamo venuti a conoscenza che un ospedale da campo per tot posti, non ricordo,
02:43in questo momento poteva costare sui 150 milioni.
02:48E allora abbiamo gettato il sasso.
02:52E dalle 5 mila lire, alle 50 mila, ai 100 mila, al mezzo milione, al milione, ai 3 milioni, ai 2 milioni,
03:02siamo arrivati a oltre 100 milioni.
03:07A questo punto abbiamo detto ci siamo quasi, non possiamo fermarci.
03:14Come si fa?
03:15Intanto quella ditta che era stata incaricata, non soltanto per l'ordinazione,
03:24ma anche per la costruzione di questo ospedale da campo, stava lavorando.
03:31Erano stati interpellati anche il Ministero degli Estri e il Ministero dell'Interno,
03:37perché poi bisognava mandarlo in Etiopia, mandarlo a Macallè.
03:43Noi non avremmo avuto le possibilità.
03:47Il fatto sta che ai primi di gennaio dell'85 l'ospedale era pronto.
03:53Allora abbiamo pensato, dovremmo anche dare un nome a questo ospedale.
04:01Siccome durante gli Angelus di quelle domeniche,
04:07Papa Giovanni Paolo II più volte era intervenuto durante la preghiera dell'Angelus
04:14a chiedere preghiera e sostegno, noi abbiamo detto vogliamo rispondere a quello che è il desiderio del Papa.
04:25Lo chiameremo ospedale Giovanni Paolo II.
04:30Però bisognava informare il Papa.
04:33Il Papa sarebbe stato contento.
04:35Io ero più che sicuro che il Papa sarebbe stato contento.
04:39Infatti, chiamo per telefono il segretario Monsignor Stanisau,
04:46gli racconto la storia di questa iniziativa,
04:53mi dice bene, bene, bene,
04:56mi dice addirittura che il Papa era contento che si chiamasse Giovanni Paolo II.
05:07Io azzardo una richiesta.
05:11Potrebbe il Santo Padre offrire lui una icona, un crocefisso,
05:19che potesse essere collocato all'interno di quell'ospedale come dono particolare del Papa.
05:27È un ospedale dedicato al suo nome.
05:29E allora il segretario, dopo un attimo di silenzio, mi dice,
05:36era domenica, mi dice,
05:39puoi venire martedì mattina?
05:41E io a richiesta, aggiungo richiesta,
05:49potrei concelebrare l'Eucaristia nella cappella privata del Papa col Santo Padre.
05:57Certo, dice, ti aspetto.
06:01E di fatti il martedì parto contento, felice,
06:06perché? Perché il Papa ha preparato il suo dono, la sua icona.
06:14C'è la concelebrazione alle sette del mattino.
06:18Terminata la concelebrazione,
06:20il Papa saluta tutti quelli che hanno partecipato alla Messa.
06:29Il segretario mi aveva collocato per ultimo.
06:36Allora, incomincia dal primo, eravamo una ventina.
06:40E a mano che li saluta, il segretario li accompagna alla porta.
06:46Rimango io solo.
06:47Il Papa arriva con l'icona e mi dice,
06:53questa, dice, è l'icona per l'ospedale di Macallè,
06:58che io benedico.
07:01Godo che si chiami ospedale Giovanni Paolo II.
07:05Noi abbiamo ancora a casa gioiosa,
07:09prima della cappella,
07:11il modellino.
07:13Tantissima gente quando viene lo guarda.
07:15ma dice, ci vediamo dopo.
07:19E mi mette nelle mani l'icona.
07:24Io non ero mai stato chiamato
07:27a colazione col Papa,
07:30non ero abituato,
07:31figuratevi.
07:33E lì rimango solo.
07:36Il Santo Padre intanto si era ritirato
07:39dal suo studio,
07:40arriva il segretario e mi dice,
07:42se vieni con me.
07:43E l'ospedale?
07:46Cari amici,
07:48quell'ospedale ha ospitato tanti malati.
07:53In quell'ospedale sono stati rifocillati
07:57tanti bambini che erano pelle e ossa.
08:00Sono stati curati e guariti
08:04tanti feriti per la guerra.
08:06ancora oggi
08:08quell'ospedale
08:10è attivo.
08:13È l'ospedale
08:14Giovanni Paolo II.
08:17È l'ospedale
08:18che ha avuto la benedizione
08:20del Papa
08:21con il regalo del Papa,
08:25l'icona
08:25di una
08:27Madonna africana.
08:29Io colgo
08:30ancora una volta
08:31l'occasione
08:32per dire un grazie
08:33a tutti quelli
08:35che hanno collaborato
08:37per la costruzione
08:38di quell'ospedale
08:40da campo
08:41che ancora oggi
08:43si chiama
08:43Giovanni Paolo II.
08:45mondo.
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