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Piacere della Lettura: l'intervista ad Anna Vera Viva
Quotidiano Nazionale
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1 anno fa
l'intervista di Giulia Carla de Carlo ad Anna Vera Viva per Il piacere della Lettura
Categoria
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Apprendimento
Trascrizione
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Benvenuti a Il piacere della lettura, il podcast di quotidiano nazionale dedicato ai libri,
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agli scrittori, alle scrittrici e alle storie. Oggi abbiamo con noi nei nostri studi la scrittrice
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Anna Vera Viva. Benvenuta Anna Vera. Bentrovati. Il libro di cui parleremo oggi è Malamore,
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edito da Garzanti. Partiamo subito dal titolo, davvero intrigante, che cos'è il malamore?
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L'amore è l'amore che divora, l'amore che distrugge, l'amore che devia verso qualcosa
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di negativo, delle passioni che comunque hanno poi un esito tragico in qualche modo,
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perché la potenza di questo amore, che poi l'amore vero non è, perché noi sappiamo che
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l'amore vero è sempre benefico, quindi è una forma più di ossessione, è proprio un'ossessione.
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Malamore è il terzo romanzo di una saga noir ambientata a Napoli, più precisamente nel
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rione Sanità, definito un'isola. Ci puoi raccontare di questo quartiere e di come
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Napoli sia ideale per un noir? Allora, il quartiere è sicuramente uno dei
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quartieri più antichi della città, ricchissimo di storia, ricchissimo anche di leggende e un
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quartiere pieno di passioni, appunto, pieno di passioni, di suggestioni e l'ho trovato
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ideale per colorare le mie storie. Napoli è un set a cielo aperto, avere questo tipo di
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scenografia sicuramente agevola, agevola perché rispetto alle altre ambientazioni è come avere
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un personaggio in più. Napoli, la Sanità diventano i protagonisti nei romanzi.
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I personaggi che ritroviamo in Malamore e che abbiamo seguito anche negli altri romanzi sono
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padre Raffaele e Don Peppino, prete e boss, due fratelli. Ci puoi raccontare in sintesi la storia
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di questi due fratelli? Sono due fratelli che nascono appunto nel rione Sanità, sono figli di
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un piccolo delinquente, una persona che si assenta moltissimo perché è quasi sempre in mano alle
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forze dell'ordine e di una mamma invece molto affettuosa, molto amorevole. Però la mamma
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si ammala, muore e Raffaele a sei anni, piccolino, deve essere dato in adozione, quindi viene adottato
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da una famiglia romana, una famiglia colta, una famiglia benestante che gli garantisce insomma
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un ottimo futuro. Peppino resta nella Sanità, sceglie di seguire le orme del padre, ma rispetto
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al padre è molto più ambizioso ed è anche molto più intelligente, quindi inizia già da giovanissimo
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una scalata ai vertici della criminalità. Raffaele cresce a Roma e la prima cosa che fa
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una volta diventato adulto, perché cresce attendendo sempre l'arrivo di questo fratello che non avverrà
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mai, quindi la prima cosa che fa una volta adulto è proprio chiedere notizie, una volta sapute quelle
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che sono le scelte del fratello, insomma non pensa sia possibile avere più dei rapporti con lui. Però
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passeranno 40 anni, il caso ci metterà lo zampino e padre Raffaele, chiamiamolo un imprevisto insomma
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che poi il lettore andrà a leggere, si ritrova ricapultato nel rione Sanità. A quel punto i
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rapporti col fratello saranno inevitabili, fratello che nel frattempo è diventato addirittura il boss
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del quartiere e il legame che loro scopriranno, essere ancora forte, essere ancora vivo, sarà un
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problema per entrambi, perché padre Raffaele si renderà conto che ruoli e posizioni e scelte non
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hanno alcun potere di fronte a questo sentimento fortissimo di amore che rinisce. Protagonista di
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mal amore è Brunella al secolo Antonio Capasso, puoi parlarci di questa chimera? Brunella è una
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semidivinità, uno di quegli esseri che spregionano una seduzione potente e che sono anche abilissimi
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a usare questa seduzione come arma, quindi Brunella è ambita, desiderata, bramata,
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ma Brunella è anche un essere molto pericoloso. Io credo che la cosa migliore sia scoprirla nel
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romanzo, perché qualunque parola potrebbe rovinare l'effetto sorpresa di una personalità così complessa
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la cui natura alla fine è anche funzionale però all'evolversi della storia. Il tema del doppio
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è ricorrente nelle tue storie e in questo romanzo ancora di più, mi è sembrato che il tema proprio
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del doppio e della maschera ti siano molto cari, perché? Ma perché io credo che sia un tema molto
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umano, molto umano, tutti cerchiamo uno schermo dietro al quale nasconderci, con il quale
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proteggerci o con il quale aggredire, tutti noi interpretiamo ruoli diversi a secondo dei vari
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momenti della vita, delle varie circostanze, quindi il tema del doppio ma anche del triplo,
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del quadruplo, io credo che siano effettivamente umani. Un personaggio molto caro, molto amato e
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ricorrente è Assuntina, ci puoi parlare di Assuntina? Assuntina rappresenta l'amore disinteressato,
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l'accoglienza, il sentirsi l'essere genitrice pur senza esserlo, quindi questo amore profuso verso
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tutti, poi l'elemento del suo carattere che più intriga chiaramente è quello del suo essere così
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impicciona, così pettegola, ma lei in effetti è solo veramente interessata dalle vite degli altri,
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in qualche modo vorrebbe fare parte delle vite di tutti. I tuoi libri si possono definire romanzi
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con un'indagine, perché la storia al centro di tutto, oltre ovviamente all'indagine, come mai
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hai deciso di utilizzare proprio il noir per raccontare le tue storie? Perché a me interessa
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osservare l'essere umano in prossimità di un crimine, in prossimità di un evento che lo
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destabilizza, che distrugge il suo quotidiano, la sua ordinarietà, le abitudini, la zona di
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comfort, quindi in quel momento l'essere umano deve venire fuori e viene fuori più vero con
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tutta la sua potenza, con tutte le sue passioni, non potendo più vivere di automatismi è costretto
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a far leva su tutte le proprie risorse, quindi io trovo che sia molto interessante osservare gli
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esseri umani appunto in prossimità di una deflagrazione, che può essere un crimine,
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che può essere un evento tragico, che può essere una catastrofe, una guerra, insomma qualcosa che
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li destabilizzi, che li tiri fuori, che li obblighi a vivere davvero. Secondo te è possibile assuefarsi
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alla violenza e alla bruttura? Sì, purtroppo sì, l'uomo ha questo tratto che è sacrifico da un
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lato ma lo condanna dall'altro, ci si abitua a tutto, è una fallace, l'abitudine è qualcosa di
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terribile perché diventa assuefazione, ci fa perdere lo sguardo oggettivo su quello che abbiamo
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intorno, a volte anche su quella che è la nostra stessa vita, quindi sì l'abitudine è pericolosissima
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e purtroppo l'abitudine contempla pure l'abituarsi ad essere circondati dalla violenza, delle
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ingiustizie, della mancanza di rispetto verso i diritti fondamentali dell'uomo. Nei tuoi romanzi
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per conoscere il presente si attinge al passato, quanto è importante il passato collettivo e
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personale per sapere chi siamo oggi e per sapere anche come saremo in futuro? Importantissima,
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noi siamo frutto, la somma delle nostre azioni, di tutto il nostro passato e anche la collettività,
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tutte le civiltà si differenziano proprio in quello, non sono tutte uguali perché hanno
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passati diverse storie diverse a cui hanno attinto chiaramente elementi completamente
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differenti, è importantissimo il passato come è importantissimo il presente perché noi oggi
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gettiamo i semi di quello che sarà il futuro della nostra civiltà. In mal amore ha inserito
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anche la lirica, la lirica che è quasi un'allegoria delle vicende, che cos'è per te la lirica,
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quanto è importante? Allora per me la lirica rappresenta le passioni umane che si vede
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esagerate e l'ho sempre trovata molto seducente. Oggi al piacere della lettura abbiamo parlato
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di Mal amore, edito da Garzanti e tu Anna Vera che libro consiglieresti per il piacere della
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lettura? Delitto e castigo. Perché? Perché la giustizia a tanti volti, a tanti volti anche
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quello del senso di colpa, io lo trovo un romanzo che racchiude veramente, voglio specificare che
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è stato difficilissimo scegliere uno solo, potrei dire il conte di Montecristo, ne potrei nominare
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veramente centinaia, non esiste il libro perfetto, il romanzo perfetto, però delitto e castigo penso
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che induce indaghi su quelle che sono proprio le domande più pericolose che un essere umano si fa,
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forse pericolose quanto le risposte che poi si deve dare se è disposto a darsene.
11:40
Grazie mille.
11:41
Grazie a voi.
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