Claudio Ranieri è stato premiato nel corso della 20ª edizione del Premio ASI Sport & Cultura, evento dedicato ai valori educativi e sociali dello sport. L’allenatore ha raccontato il proprio percorso umano e professionale, il legame con la Roma e con lo stadio Olimpico, sottolineando il ruolo dello sport come motore di sogni, sacrificio e crescita, dentro e fuori dal campo.
00:30No, lasciamo stare la Roma, qui siamo in un altro ambito, non mi piace parlare di sport, oggi c'è una partita molto importante e basta così.
00:39Cosa rappresenta per l'Italia?
00:42Ancora di più un motivo di orgoglio, pensare a me proprio mi fa molto piacere, poi erano tempi che magari non c'erano tutti questi social media, per cui essere ricordato mi fa molto piacere.
00:58Mister, quando ero giovane pensavati sarebbe diventato poi più avanti una figura unificatrice a livello nazionale, capace di mettere d'accordo tanti nel mondo del calcio, dove è più complicato rispetto a in altri mondi mettere d'accordo?
01:11No, io sono sincero, mi batteva il cuore solo quando venivo all'Olimpico a vedere la Roma e pensavo chissà se un giorno riuscirò da tifoso a giocare all'Olimpico, per cui i miei sogni si sono realizzati e sono veramente molto soddisfatto di quello che ho fatto.
01:29C'era ancora un sogno del 2026?
01:32No, i sogni ci sono sempre perché l'uomo che smette di sognare ha chiuso, no no no, io ho sempre tanti sogni da realizzare e bisogna lavorare duramente per raggiungerli.
01:44Lei viene terminato oggi per tutte quante le imprese che ha fatto nel corso della sua carriera, dove colloca quella dell'anno scorso della Roma, quella risalita in classifica?
01:51Ho avuto la fortuna di avere dei ragazzi d'oro e dietro a noi abbiamo avuto minimo 60.000 persone all'Olimpico che ci hanno sempre soffiato dietro, io l'ho detto quando sono arrivato, da solo non ce la faccio, ho bisogno dell'aiuto di tutti e i tifosi ci sono stati dietro, ci hanno spinto, ci hanno sostenuto e ci hanno incoraggiato in ogni partita.
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