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  • 2 minuti fa
A Palermo il Natale si accende di un’emozione speciale grazie al Presepe vivente del centro AIAS, l’unico in città ad avere come protagonisti giovani e adulti con gravi disabilità. Non una semplice rappresentazione della Natività, ma un evento che diventa racconto collettivo, esperienza condivisa, autentica lezione di umanità.

Nella cornice dello spazio attorno alla piscina del Centro, trasformato per l’occasione in un vero villaggio di Betlemme, prende forma un presepe che parla al cuore prima ancora che agli occhi. Luci soffuse, profumi, suoni antichi e scene di vita quotidiana accompagnano i visitatori lungo un percorso che invita al silenzio, allo stupore, all’ascolto profondo.

Ogni scena è il frutto di un lavoro paziente e corale, iniziato già nel mese di ottobre, che ha visto operatori, famiglie e ragazzi dei centri AIAS impegnati fianco a fianco nella costruzione di abiti, utensili, addobbi e scenografie. Un percorso lungo e intenso, fatto di gesti ripetuti, di attese, di concentrazione, di sorrisi improvvisi e di piccole grandi conquiste quotidiane.

Per i familiari è stato un cammino carico di emozione: vedere i propri figli, fratelli o genitori partecipare attivamente, creare con le proprie mani, sentirsi parte di qualcosa di bello e condiviso ha trasformato la preparazione stessa in un momento di profonda comunione. Durante l’evento, molti sguardi lucidi raccontavano più delle parole: l’orgoglio, la commozione, la consapevolezza di assistere a qualcosa di raro e autentico.

Pastori, fornai, fabbri, osti, tessitori: ogni ruolo non è interpretato, ma vissuto. Qui non si “recita”, si è presenti. Si afferma, con una forza silenziosa ma potentissima, che ogni vita ha valore, che ogni persona può raccontare una storia, donare senso, costruire bellezza. I ragazzi si muovono con concentrazione e fierezza, consapevoli di essere guardati non per ciò che manca, ma per ciò che sono.

A dare voce e volto a questo presepe sono soprattutto loro, gli assistiti, protagonisti autentici di ogni scena. Tra loro c’è Manfredi, 34 anni, impeccabile con il suo cappello da chef, nell’angolo gastronomico che regala al presepe un tocco di modernità e profumi familiari: «Stiamo preparando insieme arancine, calzoni, pizza, panini con panelle. Io sono uno chef».
Poco più in là, con il rossetto rosso che illumina il volto e le mani immerse nel colore, Giada, 29 anni, dipinge con cura e maestria: «Frequento il centro di via Raiti – dice –. Oggi sto dipingendo questo gnometto realizzato con il gesso».
C’è poi Teresa, 57 anni, che mostra con orgoglio i suoi lavori natalizi, ghirlande intrecciate con pazienza e dedizione, e non manca di elogiare chi ogni giorno si prende cura di lei: «Abbiamo fatto le ghirlande e sono un amore. Io qui mi trovo bene, Ina è una semplice sorella, una semplice cugina».

Il Presepe vivente del centro AIAS è una festa della dignità e dell’inclusione, un inno all’invisibile che finalmente si mostra senza timore, con orgoglio e verità. Un Natale che non chiede compassione, ma invita a guardare, riconoscere e lasciarsi toccare. Perché l’emozione che nasce qui non è fragile: è profonda, condivisa, autentica.

L’AIAS a Palermo opera attraverso sette centri, e ognuno di essi ha avuto un ruolo preciso nella realizzazione dell’evento, con una propria “casetta” all’interno del presepe: un mosaico di esperienze, competenze e relazioni che insieme hanno dato vita a un’unica grande comunità.
A sottolineare il valore dell’iniziativa è il presidente dell’AIAS, Salvatore Nicotra: «È una festa di Natale che facciamo insieme ai nostri assistiti, alle loro famiglie e ai nostri dipendenti. È un evento per il quale i nostri ragazzi si preparano per buona parte dell’anno. Credo di poter dire che questo è l’unico presepe vivente al mondo interamente realizzato e impersonato da ragazzi disabili che hanno curato scenografie, costumi e lavoretti».

Il Presepe vivente dell’AIAS si conferma così non solo come una tradizione natalizia, ma come un messaggio potente rivolto alla città: la disabilità non è un limite, ma una diversa forma di espressione della vita, capace di generare emozione, bellezza e legami profondi.

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00:00salutiamo tutti tutti qua che cosa stiamo facendo che cosa stiamo facendo
00:05pancina, cassone, pizza e pane con panelle ok e tu che cosa stai facendo no?
00:15il chef ti piace il presepe vivente? si ok vogliamo salutare? ciao
00:23mi chiamo Giada ho 29 anni e frequento il centro di via Raiti e sto dipingendo dei lavoretti fatti col gessetto e sto dipingendo questo gnometto
00:38ciao con questo abbiamo fatto i porti e le ghillande sono un amore comunque io mi sono trovata bene con Nina
00:59perché Nina è una semplice una semplice sorella una semplice cugina e una semplice spaventella
01:13grazie è stata molto gente
01:16è la nostra festa di Natale è la festa di Natale che facciamo insieme ai nostri assistiti, le loro famiglie, i nostri dipendenti
01:24ed è un evento al quale i nostri ragazzi assistiti si preparano per buona parte dell'anno
01:29perché tutta la scenografia, i costumi, i personaggi che interpretano, i lavoretti che vedrete
01:35sono tutti realizzati dai ragazzi durante l'anno e quindi si preparano a questo evento già messi prima
01:41e quindi non vedono poi l'ora di essere qui in questa circostanza per festeggiare il Natale tutti insieme in questo modo particolare
01:48penso di poter dire che questo forse è l'unico presepe vivente al mondo
01:52interamente realizzato e impersonato da ragazzi disabili
01:57curato scenografie, costumi, lavori, tutto allestito da loro, così come lo vedete
02:04grazie a tutti
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