La caduta dei capelli da stress è un fenomeno che molte donne conoscono bene: basta un periodo emotivamente intenso e, dopo qualche settimana, sembra che la chioma perda volume all’improvviso. Ma ciò che percepiamo come un semplice effetto passeggero ha in realtà radici biologiche molto più profonde. Una nuova ricerca dell’Università di Harvard, pubblicata su Cell, rivela che anche un solo episodio stressante può modificare il comportamento dei follicoli piliferi, rendendoli non solo più fragili nell’immediato ma anche più vulnerabili a future ricadute.
[idgallery id="2673457" title="Caduta dei capelli stagionale, quando il problema è l'alimentazione"] Il primo meccanismo: la caduta dei capelli da stress acuto Secondo la professoressa Ya-chieh Hsu, esperta di biologia delle cellule staminali, tutto parte dalla risposta fisiologica al pericolo. Il corpo entra nella modalità fight or flight, rilasciando norepinefrina, una sostanza che stimola il sistema nervoso simpatico e prepara l’organismo all’allerta. Livelli troppo alti, però, hanno un effetto collaterale inatteso: danneggiano rapidamente le cellule che sostengono la crescita del capello.
Come spiega la ricercatrice, «lo stress ha un impatto immediato sul follicolo attraverso l’attivazione del sistema nervoso simpatico», e quando la norepinefrina aumenta troppo «uccide le cellule più attive del follicolo pilifero». La caduta che ne deriva è spesso temporanea, perché le cellule staminali – più resistenti – sopravvivono e permettono la rigenerazione del capello una volta che il periodo di stress si attenua.
[idarticle id="2232062,1759470" title="Caduta dei capelli: i rimedi naturali fai da te (anche a tavola),Caduta dei capelli, tutti i perché (non solo stagionali) e i rimedi"] Il secondo meccanismo: una risposta autoimmune che può tornare nel tempo Il risultato più sorprendente della ricerca emerge osservando i follicoli al microscopio elettronico. Secondo la ricercatrice Emily Scott-Solomon, che ha guidato parte del lavoro, «i follicoli distrutti dallo stress apparivano come corrosi», un’immagine che ha spinto il team a indagare oltre. Questo tipo di danno, detto necrosi, viene infatti interpretato dal sistema immunitario come un segnale d’allarme.
A quel punto il corpo attiva una cascata di risposte immunitarie che coinvolgono i linfociti T CD8+ autoreattivi, cellule che normalmente proteggono l’organismo ma che, dopo un forte stress, possono iniziare a riconoscere i follicoli come “estranei”. Questo innesca una forma di attacco autoimmune che può riattivarsi con futuri episodi di stress, rendendo la caduta un fenomeno ricorrente. Si tratta di un modello che ricorda da vicino l’alopecia areata, una condizione nota per la sua forte componente autoimmune e per il suo legame con gli stress emotivi.
[idgallery id="2218531" title="Alopecia areata: cosa è importante sapere"] Una scoperta che cambia il modo di guardare alla salute dei capelli I ricercatori suggeriscono che questo doppio meccanismo potrebbe aiutare a comprendere meglio anche altre malattie autoimmuni complesse, dove un “innesco esterno” gioca un ruolo tanto importante quanto la genetica. Ma il messaggio più importante riguarda l’impatto che le esperienze quotidiane possono avere sul nostro corpo. Come sottolinea Hsu, «il modo in cui viviamo la nostra vita può influenzare i nostri tessuti tanto quanto i geni che ereditiamo».
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Per molte donne – spesso più esposte a carichi emotivi intensi, cicli di stress e condizioni autoimmuni – questa ricerca rappresenta un invito a guardare allo stress non solo come a un fattore psicologico, ma come a un elemento che plasma concretamente la salute dei capelli. Capire questi meccanismi, e riconoscere quanto lo stress possa incidere sul nostro organismo, significa dare nuovo valore alla cura di sé, alla qualità del riposo, ai ritmi che ci concediamo e alla gentilezza con cui sappiamo ascoltare il nostro corpo.
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