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  • 4 settimane fa
«Io ritengo che la Corte di fatto abbia riconosciuto il cosiddetto movente di genere: questi uomini spesso uccidono perché vogliono punire `l'insubordinazione´ della donna che non risponde più alle loro aspettative». Lo ha detto l'avvocato Nicodemo Gentile, legale di parte civile per Elena Cecchettin, sorella di Giulia, prima dell'udienza di appello sull'omicidio di Giulia Cecchettin nell'aula bunker di Mestre (Venezia) che ha reso definitivo l'ergastolo a Filippo Turetta. Con la rinuncia all'appello su crudeltà e stalking anche da parte della Procura generale «l'esatta qualificazione del fatto purtroppo è sfuggita, però ci sono delle ragioni anche `metagiuridiche´, per quanto riguarda anche la famiglia Cecchettin, che sono state abbondantemente esternate e che ci dicono che comunque ormai le polveri del contraddittorio, dell'agone tecnico sono bagnate e quindi è meglio fermarsi qui», ha spiegato Gentile. Questo «non significa non ricordare più Giulia: si ricorderà fuori dalle aule, così come sta facendo il papà Gino e tutta la famiglia e si continuerà in questa battaglia. Avete visto in questi giorni anche la grande battaglia sulla educazione affettiva e sessuale nelle ore di scuola». Insomma «la memoria di Giulia viene così onorata con un impegno diverso». Parti civili e Procura ritenevano «che l'esatta qualificazione dei fatti non c'era stata, mancavano ancora dei pezzi, però dobbiamo anche dare atto che la sentenza di primo grado è una sentenza che comunque dà degli spunti importanti: riconosce un'aggravante come quella della premeditazione, che è una delle più gravi che sono previste dal nostro ordinamento, e soprattutto di fatto riconosce i motivi abietti, motivi arcaici,dice la Corte, che hanno portato a sopprimere Giulia - ha concluso - e tutte le sue spinte, anche quelle più semplici di autodeterminazione».

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00:00Fermarsi qui non significa non ricordare più Giulia, si ricorderà fuori dalle aule, così come sta facendo il papagino e tutta la famiglia.
00:09Avete visto in questi giorni anche la grande battaglia sulla educazione affettiva e sessuale nelle ore di scuola.
00:19Da un punto di vista processuale noi pensavamo e lo pensava la stessa procura della Repubblica che l'esatta qualificazione dei fatti non c'era stata, mancavano ancora dei pezzi, però dobbiamo anche dare atto che la sentenza di primo grado comunque riconosce un aggravante come quella della premeditazione e soprattutto di fatto riconosce motivi abbietti, motivi arcaici, dice la Corte,
00:48che hanno portato a sopprimere Giulia tutte le sue spinte, anche quelle più semplici di autodeterminazione. Io ritengo che la Corte di fatto ha riconosciuto il cosiddetto movente di genere.
01:02Questa storia doveva avere una svolta anche dal punto di vista di Gino Cecchettini che mi ha assistito.
01:11Lui è nella fase 2, come dico spesso, quindi nella fase in cui lui si sta impegnando adesso per portare il messaggio che dal primo giorno di questa terribile vicenda sta portando avanti.
01:23Si conclude oggi il viaggio in questa vicenda straordinariamente orribile che tutti noi abbiamo vissuto con la pena giusta, la pena dell'ergastolo.
01:35Il resto dipenderà da Turetta. Noi adesso questa cosa non pensiamo più. Adesso valuteremo naturalmente l'iniziativa di natura civilistica che la sentenza definitiva ci consente di portare ad esecuzione.
01:52Credo che dal punto di vista anche umano non ci fosse nemmeno bisogno di avere una pronuncia tecnica sugli atti persecutori e sulla crudeltà.
02:02Credo che tutti noi abbiamo potuto capire che questo delitto è stato molto crudele e connotato da questi atti persecutori che a questo punto, anche se non determinati giudizialmente, cambiano poco l'oggetto del fatto.
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