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  • 2 giorni fa
Napoli perde una delle sue voci più autentiche. James Senese, sassofonista e fondatore dei Napoli Centrale, è morto a 80 anni per una polmonite che ha aggravato condizioni già fragili. Per chi l’ha ascoltato almeno una volta, quel suono ruvido e appassionato è la colonna sonora della città. Era un artista che non imitava Napoli: la incarnava. «Fatto di tufo, lava, mare», dicevano di lui. E in effetti, come la sua città, era viscerale, contraddittorio, inafferrabile.

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James Senese, le radici di un figlio di Napoli e della guerra
Nato Gaetano Senese nel 1945 a Miano, da madre napoletana e padre afroamericano del North Carolina, ha portato nell’anima il peso e l’orgoglio di due mondi. «So’ figlio d’a guerra», diceva con fierezza. Cresciuto tra povertà e sogni, fece mille lavori prima di trovare nel sax la sua voce. L’illuminazione arrivò ascoltando John Coltrane: «La prima volta che l’ascoltai avevo 12 anni, ma lo buttai via. Poi mi sono risvegliato e ho capito che c’era qualcosa di tremendo in quella musica». Da quel momento, la sua vita cambiò direzione per sempre.

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Dagli Showmen ai Napoli Centrale: la rivoluzione musicale
Con gli Showmen, insieme all’amico Mario Musella, portò in Italia il soul e l’R&B, ma fu con i Napoli Centrale che Senese creò qualcosa di unico. Accanto a Franco Del Prete, diede vita a una fusione di jazz, funk e lingua napoletana che trasformò la scena musicale. «Abbiamo dato voce a chi non l’aveva», ricordava. Brani come Campagna, Simme iute e simme venute e ‘Ngazzate nire raccontavano con forza il mondo dei lavoratori, delle campagne, delle periferie. Era musica civile e popolare insieme, fatta per la gente, non per le classifiche.

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Jamese Senese, l'incontro con Pino Daniele
Fu proprio Senese a offrire a Pino Daniele la sua prima grande occasione: «Non aveva i soldi per comprarsi il basso, glielo comprai io». Da quel gesto nacque una fratellanza musicale e umana che avrebbe segnato un’epoca. Insieme a Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, Joe Amoruso ed Ernesto Vitolo, crearono il suono inconfondibile del Neapolitan Power, la rivoluzione che diede nuova dignità alla lingua e all’identità napoletana attraverso jazz e funk.



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Un’eredità di coerenza e libertà
«Non mi sono mai svenduto. Ho sempre cercato un mio linguaggio. Il mio sax porta le cicatrici della gioia e del dolore». Così si definiva James Senese. Ha suonato con Ornette Coleman, Gil Evans e James Brown, ma è rimasto sempre fedele alla sua città e alle sue radici. Oggi Napoli gli rende omaggio: non solo a un grande musicista, ma a una coscienza collettiva, capace di unire orgoglio, rabbia e poesia. «Io so’ nato a Miano, ma suono a metà strada tra Napoli e il Bronx». E lì, tra quelle due anime, il suo sax continuerà a vibrare.

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