«Veniamo da alcune ore di massima allerta: ci sono state bloccate le comunicazioni, internet, le telecamere e alcuni sistemi di controllo delle navi e siamo stati costretti ad adottare i protocolli di emergenza». Parla in inglese per rivolgersi a più persone possibili l’attivista veronese Simone Zambrin, che si trova a bordo dell’Alma, la nave ammiraglia della Global Sumud Flotilla. Il 25enne ha condiviso sui social un videomessaggio in cui ha descritto quello che è avvenuto all’alba di questa mattina, 1 ottobre: «Tutto è iniziato con un’imbarcazione non identificata e poi, verso le 5.30 ora locale, è arrivata una nave militare di medie dimensioni che si è avvicinata all’Alma e ad altre imbarcazioni». La flottiglia si trova a meno di 150 miglia nautiche dalle coste di Gaza e quello descritto da Zambrin è uno dei primi contatti diretti con i battelli israeliani. Nonostante le difficoltà gli attivisti però non si fermano: «Sapevamo che avremmo dovuto affrontare simili minacce e, proseguendo la nostra rotta verso Gaza, siamo consapevoli che ve ne saranno altre, sempre più frequenti. Siamo qui per affrontare anche le possibili intercettazioni in acque internazionali, per sfidare attacchi che violano la legislazione internazionale». L’obiettivo dell’'iniziativa umanitaria non viene scalfito dalle intimidazioni dell’esercito israeliano, come racconta ancora l’attivista veronese: «Siamo qui per continuare a costruire un corridoio, rompere l’assedio e dare solidarietà al popolo palestinese. Quello che stiamo vivendo noi, per quanto pericoloso e intenso, non è nulla rispetto a ciò che le persone palestinesi affrontano ogni giorno». A chiudere il messaggio una promessa: «Ora si va avanti. Palestina libera».
Commenta prima di tutti