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https://www.pupia.tv - Giorgia Meloni all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (26.09.25)

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Trascrizione
00:00Grazie a tutti.
00:30Viviamo una fase storica accelerata, complessa, ricca di opportunità, ma anche e forse soprattutto densa di pericoli, sospesi tra guerra e pace.
00:47Secondo il Global Peace Index 2024, nel mondo sono in corso 56 conflitti armati, il numero più elevato dalla Seconda Guerra Mondiale.
00:57Viviamo, cioè, in un mondo profondamente diverso da quello in cui sono nate le Nazioni Unite,
01:04quando nel 1945 51 nazioni, che oggi sono diventate la quasi totalità,
01:11decisero di unirsi per fondare un'organizzazione internazionale che avesse come scopo principale quello di evitare la guerra.
01:19La domanda che dobbiamo farci 80 anni dopo e guardandoci attorno è
01:28«Ci siamo riusciti?».
01:31La risposta la conoscete tutti perché è nella cronaca ed è impietosa.
01:37Pace, dialogo, diplomazia sembrano non riuscire più a convincere e a vincere.
01:46L'uso della forza prevale in troppe occasioni e lo scenario che ci troviamo di fronte è quello che Papa Francesco
01:53descrisse con rara efficacia, una terza guerra mondiale combattuta a pezzi.
02:00Ovviamente tra i principali conflitti in corso c'è la guerra d'aggressione su larga scala della Federazione Russa contro l'Ucraina.
02:10Tre anni e mezzo fa, il 24 febbraio del 2022, Mosca ha deciso di attaccare Kiev.
02:16E io penso che non si sia riflettuto abbastanza sulle conseguenze di quella scelta e su un punto che considero fondamentale.
02:25La Federazione Russa, membro permanente del Consiglio di Sicurezza,
02:30ha deliberatamente calpestato l'articolo 2 dello Statuto dell'ONU,
02:34violando l'integrità e l'indipendenza politica di un altro Stato sovrano
02:39con la volontà di annetterne il territorio.
02:41E ancora oggi non si mostra disponibile ad accogliere seriamente alcun invito a sedersi al tavolo della pace.
02:50Questa ferita profonda, inferta al diritto internazionale, come era prevedibile,
02:56ha scatenato effetti destabilizzanti molto oltre i confini nei quali si consuma quella guerra.
03:03Il conflitto in Ucraina ha riacceso e fatto detonare diversi altri focolai di crisi,
03:10mentre le Nazioni Unite si sono ulteriormente disunite.
03:14Non è un caso che Hamas abbia approfittato dell'indebolirsi di questa architettura
03:20per sferrare il 7 ottobre del 2023 il suo attacco contro Israele.
03:25La ferocia e la brutalità di quell'attacco, la caccia, ai civili inermi hanno spinto Israele a una reazione
03:34in principio legittima, perché ogni Stato e ogni popolo ha il diritto di difendersi,
03:40ma la reazione a una aggressione deve sempre rispettare il principio di proporzionalità.
03:46Vale per gli individui, vale a maggior ragione per gli Stati.
03:48E Israele ha superato quel limite, con una guerra su larga scala che sta coinvolgendo
03:54oltre misura la popolazione civile palestinese, ed è su questo limite che lo Stato ebraico
04:01ha finito per infrangere le norme umanitarie, causando una strage tra i civili.
04:07Una scelta che l'Italia ha più volte definito inaccettabile, che porterà al nostro voto favorevole
04:12su alcune delle sanzioni proposte dalla Commissione europea verso Israele.
04:16Però non ci accodiamo a chi scarica su Israele tutta la responsabilità di quello che accade
04:21a Gaza, perché è Hamas ad aver scatenato la guerra. È Hamas che potrebbe far cessare
04:28le sofferenze dei palestinesi, liberando subito tutti gli ostaggi. È Hamas che sembra
04:34voler prosperare sulla sofferenza del popolo che dice di rappresentare. Israele deve uscire
04:40dalla trappola di questa guerra, lo deve fare per la storia del popolo ebraico, per la sua
04:45democrazia, per gli innocenti, per i valori universali del mondo libero di cui fa parte.
04:50E per chiudere una guerra servono soluzioni concrete. Perché la pace non si costruisce
04:55solo con gli appelli o con i proclami ideologici accolti da chi la pace non la vuole. La pace
05:02si costruisce con pazienza, con coraggio, con ragionevolezza. I bambini di Gaza, come quelli
05:08che l'Italia sta orgogliosamente accogliendo e curando nei propri ospedali, chiedono risposte
05:14che possano migliorare la loro condizione e su quello siamo impegnati. L'Italia c'è e ci sarà
05:20per chiunque sia disposto a lavorare a un piano serio per il rilascio degli ostaggi, un cessato
05:28del fuoco permanente, l'esclusione di Hamas da ogni dinamica di governo in Palestina, il
05:34graduale ritiro di Israele da Gaza, l'impegno della comunità internazionale nella gestione
05:38della fase successiva al cessato del fuoco, fino alla realizzazione della prospettiva dei
05:43due Stati. Consideriamo in questo senso molto interessanti le proposte che il Presidente degli
05:50Stati Uniti ha discusso in queste ore con i Paesi arabi e siamo pronti ovviamente a dare
05:56una mano. Riteniamo che Israele non abbia il diritto di impedire che domani nasca uno
06:01Stato palestinese né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo. Per questo
06:06abbiamo sottoscritto la dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati e la storica
06:12posizione dell'Italia sulla questione palestinese, una posizione che non è mai cambiata. Riteniamo
06:17allo stesso tempo che il riconoscimento della Palestina debba avere due precondizioni irrinunciabili,
06:24il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e la rinuncia da parte di Hamas ad avere qualsiasi
06:31ruolo nel governo della Palestina, perché chi ha scatenato il conflitto non può essere premiato.
06:36E torniamo così al punto di partenza. Le regole, la forza del diritto, in Ucraina e in Medio Oriente,
06:44in ogni scenario nel quale la guerra domina e la ragione sembra persa. Non si scappa, colleghi,
06:51dalla domanda più importante, che è la ragione per la quale siamo tutti qui insieme oggi. L'architettura
06:58delle Nazioni Unite che abbiamo costruito 80 anni fa è all'altezza delle sfide che la nostra epoca ci
07:03impone oggi. Non lo è. E il multilateralismo, dialogo, la diplomazia, senza istituzioni che
07:11funzionano come dovrebbero, sono parole vuote. Dobbiamo riconoscere i nostri limiti, dobbiamo
07:18riconoscere che è necessaria e urgente una riforma profonda delle Nazioni Unite, una riforma non
07:24ideologica ma pragmatica e realista, che rispetti la sovranità delle Nazioni, che apra soluzioni
07:29condivise. Abbiamo bisogno di un'istituzione agile, efficiente, in grado di rispondere velocemente
07:34alle crisi, trasparente nella missione, trasparente nei costi, capace di ridurre al minimo la burocrazia,
07:40gli sprechi, le duplicazioni. Il palazzo di vetro deve essere anche una casa di vetro. La
07:47riforma che ha in mente l'Italia, a partire dal Consiglio di Sicurezza, deve rispettare i principi
07:52di uguaglianza, democraticità, rappresentatività, responsabilità. Non servono nuove gerarchie,
07:58non servono nuovi seggi permanenti, semplicemente perché non risolverebbero la paralisi decisionale
08:04che ha minato la credibilità di questa istituzione. Siamo aperti a discutere la riforma senza alcun
08:10pregiudizio anche in forza delle proposte che sono state avanzate dal gruppo Uniting
08:15for Consensus, ma vogliamo una riforma che serva a rappresentare meglio tutti, non a rappresentare
08:21di più alcuni. E per essere efficaci non sono solo le istituzioni che dobbiamo riformare,
08:28perché siamo di fronte a un cambio d'epoca e questo impone una revisione profonda di tutti
08:33gli strumenti che abbiamo per regolare i rapporti tra le nazioni e difendere i diritti delle persone,
08:39comprese le convenzioni internazionali. Penso ad esempio alle convenzioni che regolano la
08:45migrazione e l'asilo. Sono regole sancite in un'epoca nella quale non esistevano le migrazioni
08:51irregolari di massa e non esistevano i trafficanti di esseri umani. Convenzioni quindi non più attuali
08:58in questo contesto che, quando vengono interpretate in modo ideologico e unidirezionali da magistratura
09:04politicizzate, finiscono per calpestare il diritto invece che affermarlo. Con altri Stati
09:10europei abbiamo sollevato questo tema, intendiamo portarlo avanti non ovviamente per abbassare il
09:15livello delle garanzie o dei diritti, ma per costruire un sistema che sia al passo con i
09:19tempi e che sia capace di tutelare i diritti umani fondamentali, insieme però alla sacrosanta
09:25prerogativa di ogni nazione di proteggere i propri cittadini e i propri confini, esercitare la
09:30propria sovranità, governare il tema della migrazione che impatta sulle persone e particolarmente
09:35su quelle più fragili. La comunità internazionale deve unirsi nel contrastare il fenomeno del traffico
09:42di esseri umani. Le Nazioni Unite, al pari di altre istituzioni internazionali come l'Unione
09:47europea, non possono voltarsi dall'altra parte o finire per tutelare i criminali nel nome di
09:56presunti diritti civili. Allo stesso modo, le Nazioni Unite non possono ipocritamente
10:01considerare alcuni diritti umani meno meritevoli di essere tutelati rispetto ad altri. Penso fra
10:08tutti al valore negato della libertà religiosa e alle decine di milioni di persone in tutto il
10:14mondo, in larga parte cristiane, perseguitate e massacrate in nome della loro fede. Serve anche
10:21un nuovo modello di cooperazione tra le Nazioni, ma costruirlo richiede umiltà, consapevolezza,
10:27fiducia nell'interlocutore che si ha di fronte. L'Italia sta cercando di fare la sua parte anche
10:32in questo, su tutto con il suo piano Mattei per l'Africa. Negli ultimi tre anni abbiamo lanciato
10:38il nostro piano di cooperazione con l'Africa, abbiamo esteso il suo raggio d'azione a 14 nazioni,
10:44abbiamo costruito collaborazioni con le Nazioni Unite, con l'Unione europea e il suo Global Gateway,
10:49con il G7, l'Unione africana, la Banca africana di sviluppo, le istituzioni finanziarie internazionali,
10:56molti partner bilaterali. Penso agli Emirati Arabi Uniti che ci tengo a ringraziare. Questa
11:01complementarietà ci ha consegnato l'onore lo scorso luglio di coorganizzare con l'Etiopia il
11:09terzo vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, la responsabilità di essere parte
11:14attiva dell'imponente progetto infrastrutturale del corridoio di Lobito tra Angola e Zambia,
11:19la possibilità di costruire partenariati pubblico-privati che attraggono investimenti
11:24e assicurano risultati concreti. Come sta accadendo in Algeria, dove recupereremo oltre 36.000
11:31ettari di deserto per metterli a cultura, generando benefici per oltre 600.000 persone. Come sta accadendo
11:37con l'apertura dell'AI Hub for Sustainable Development, che coinvolgerà centinaia di
11:43start-up africane nello sviluppo dell'intelligenza artificiale? E come sta accadendo con l'estensione
11:49all'Africa orientale del Blue Raman Cable per collegare l'India all'economia europea e passando
11:55per il Medio Oriente e per il Mediterraneo? Noi, a differenza di altri attori, non abbiamo
12:01secondi fini in Africa. Non ci interessa sfruttare il continente africano per le ricchissime
12:07materie prime che possiede. Ci interessa invece che l'Africa prosperi processando le
12:14sue risorse, dando un lavoro, una prospettiva alle sue energie migliori, potendo contare
12:19su governi stabili, su società dinamiche e sicure. Ma è un cammino che non può prescindere
12:25dalla necessità di affrontare una questione non più rinviabile, che è il debito delle
12:29nazioni africane. L'Italia prevede di convertire nei prossimi dieci anni l'intero ammontare del
12:35debito per le nazioni economicamente meno sviluppate, secondo i criteri della Banca
12:40Mondiale, e di abbattere del 50% quello delle nazioni a reddito medio-basso. L'intera operazione
12:47nei dieci anni ci permetterà di convertire in progetti di sviluppo da attuare in loco
12:52oltre 235 milioni di euro di debito. È un'iniziativa alla quale il Governo italiano,
12:58nell'anno del giubileo, tiene particolarmente. E che ci auguriamo possa essere da esempio anche
13:04per altre nazioni, perché è una questione non solo economica, ma di giustizia, di dignità,
13:09di futuro. Cari colleghi, 30 anni di globalizzazione
13:14fideistica sono finiti, ne sono stati sottovalutati i controlli colpi e oggi siamo davanti a conseguenze
13:22inattese, che inattese non erano, di grave portata per i cittadini, per le famiglie e per le imprese.
13:28Non è andato tutto bene, come pure veniva promesso. E vi do un'altra notizia. Le cose
13:35potranno andare molto peggio se non fermeremo la creazione a tavolino di modelli di produzione
13:41insostenibili, come i piani verdi che in Europa, nell'intero Occidente, stanno portando alla
13:46deindustrializzazione molto prima che alla decarbonizzazione. La riconversione di interi
13:52settori produttivi sulla base di teorie che non tengono conto dei bisogni e delle disponibilità
13:57economiche delle persone è stato un errore, che provoca sofferenze nei centri sociali
14:02più deboli, fa scivolare la classe media verso il basso, imponendo scelte di consumo
14:06non razionali. L'ecologismo insostenibile ha quasi distrutto il settore dell'automobile
14:12in Europa, ha creato problemi negli Stati Uniti, ha causato perdite di posti di lavoro,
14:17ha appesantito la capacità di competere, depauperato la conoscenza e ciò che è più
14:22paradossale non ha migliorato lo stato di salute complessivo del nostro pianeta.
14:26Non si tratta ovviamente di negare il cambiamento climatico, si tratta di affermare la ragione
14:33che significa soprattutto neutralità tecnologica e gradualismo delle riforme in luogo dell'estremismo
14:40ideologico, rispettare l'ambiente mantenendo l'uomo al centro. Perché ci sono voluti secoli
14:46per costruire i nostri sistemi, ma bastano pochi decenni per ritrovarsi nel deserto industriale,
14:53solo che, come ho detto molte volte, in un deserto non c'è nulla di verde.
14:57Colleghi delegati, signore e signori, quest'anno noi non celebriamo solo 80 anni della nascita
15:02di questo consesso, ma anche i 70 anni dell'adesione dell'Italia alle Nazioni Unite, un doppio
15:07anniversario che ci carica ancora di più della responsabilità di tenere fede ai principi e
15:13valori istitutivi di questa organizzazione, nella consapevolezza che per farlo dobbiamo
15:18saper rendere efficaci gli strumenti per difendere quei principi e quei valori nel nostro tempo,
15:24perché la nostra azione possa essere più incisiva e davvero aderente alle necessità
15:29delle nostre società. La scelta che abbiamo nelle nostre mani è semplice, lasciare tutto così com'è,
15:36rifugiarci in ciò che è semplice o dimostrare ai nostri cittadini che non sprecheremo l'occasione
15:42storica che questo tempo con le sue molteplici sfide ci ha consegnato di costruire un mondo più
15:49giusto e più sicuro. Perché come ha detto San Francesco, il più italiano dei Santi, che ha dato
15:58il nome alla città dove questa organizzazione è nata, i combattimenti difficili vengono riservati
16:03solo a chi ha un coraggio esemplare. Credo sia arrivato il tempo di dimostrare quel coraggio. Vi ringrazio.
16:12Grazie.
16:15On behalf of the Assembly, I wish to thank you.
16:18Grazie.
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