Mangiare cheeseburger, patatine e gelati non mette a rischio solo la linea. Secondo una nuova ricerca della UNC School of Medicine, consumare cibi ricchi di grassi e ultra-processati anche solo per pochi giorni può influenzare la memoria. La causa? Un gruppo particolare di cellule cerebrali (CCK interneurons dell’ippocampo) entra in uno stato di iperattività e compromette la capacità del cervello di fissare i ricordi. [idgallery id="2144437" title="Alimentazione: 7 bufale sul cibo tra le più diffuse"]
Cibi che sarebbe meglio limitare o evitare Quando si parla di salute della memoria, il ruolo dell’alimentazione è fondamentale. Gli studi più recenti dimostrano che una dieta ricca di cibi ultraprocessati – come hamburger, patatine, pizze surgelate, snack confezionati, dolci industriali e bevande zuccherate – può avere un impatto negativo già dopo pochi giorni. Questi alimenti, caratterizzati da un eccesso di zuccheri semplici, grassi saturi e additivi, alterano il metabolismo del cervello e riducono la sua capacità di elaborare e immagazzinare nuove informazioni. [idarticle id="2635763,2444897" title="Italia sempre più verde con il cibo plant-based: lo scelgono 15 milioni di famiglie,Pelle e alimentazione: davvero ciò che mangiamo ci si ''legge'' in viso?"]
Cosa accade nel cervello? Il cervello ha bisogno di un flusso costante di nutrienti, antiossidanti e grassi buoni per funzionare correttamente. Una dieta ricca di pesce, frutta, verdura, cereali integrali e semi è la base per proteggere memoria e funzioni cognitive. Al contrario, un’alimentazione basata su junk food ostacola il metabolismo degli zuccheri nel cervello e altera il comportamento delle cellule nervose. In altre parole, consumare regolarmente cibi spazzatura significa mettere sotto stress i neuroni e compromettere, anche senza accorgersene, concentrazione e lucidità mentale. [idgallery id="2440413" title="Alimentazione: 7 cibi che sembrano light (o salutari) ma non lo sono"]
Effetti immediati secondo lo studio Gli studiosi hanno condotto l’esperimento su topi nutriti con una dieta simile a quella occidentale. Nel giro di soli quattro giorni hanno osservato un’anomala iperattività delle cellule cerebrali coinvolte nella memoria. «Ci ha sorpreso la rapidità con cui queste cellule hanno modificato la loro attività in risposta alla ridotta disponibilità di glucosio – ha spiegato Juan Song, autore principale dello studio – e quanto bastasse questo cambiamento per compromettere la memoria». Il team di ricerca ha pubblicato i risultati su Neuron e intende approfondire il legame tra alimentazione ricca di grassi e sviluppo di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, la forma più comune di demenza. L’obiettivo è capire se diete che favoriscono la regolazione del glucosio nel cervello possano avere effetti protettivi a lungo termine. [idarticle id="2552426,2535999" title="L'Agorà di Selene Calloni Williams: «Il digiuno non riguarda le calorie, ma la pulizia della mente»,Digiuno intermittente, prolungato o mimato: cosa dice la scienza della longevità"]
Una soluzione: il digiuno intermittente La buona notizia è che esistono strategie per invertire il processo. Il digiuno intermittente, per esempio, si è dimostrato in grado di “calmare” l’attività delle cellule e ripristinare le funzioni mnemoniche. Durante il digiuno il corpo smette di usare zuccheri come fonte primaria di energia e comincia a bruciare i grassi, normalizzando l’attività cerebrale.
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