(mattia aimola) «Tra qualche anno qui nasceranno il Pinot nero e quello bianco». La battuta del professor Paolo Sabbatini, docente di tecniche viticole al dipartimento di Agraria dell’Università di Torino, suona come una promessa e un auspicio per il futuro di Campus Grapes, la prima vigna urbana hi-tech al mondo inaugurata oggi al Politecnico di Torino. Un laboratorio a cielo aperto che unisce sostenibilità, ricerca e innovazione.Nell’area di 1000 metri quadri, circa 700 viti in vaso trasformano lo spazio universitario in un esperimento unico: osservare come le piante si comportano in un contesto estremo, quello urbano, fatto di cemento e asfalto. Tra le innovazioni già operative spiccano i sensori “indossabili”, che permettono di monitorare in tempo reale la salute delle piante e di regolare automaticamente l’irrigazione. Accanto a questi, vengono testati composti a base di biochar per stimolare la crescita delle viti e un sistema di monitoraggio ambientale capace di rilevare la qualità dell’aria, con particolare attenzione ai livelli di CO2. «Non utilizziamo fitofarmaci perché siamo in un campus – spiega Sabbatini –. È un ottimo luogo per studiare la vite sottoposta a stress. Abbiamo scelto varietà come Pinot bianco e Pinot nero: già dal prossimo anno le piantine avranno i primi grappoli, e tra tre o quattro anni potremo produrre il vino».
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