IL TITOLO ORIGINALE, Sterben (morire), è decisamente più evocativo. Anche se in effetti Lo spartito della vita, come è stato tradotto l’ultimo film del regista e sceneggiatore tedesco Matthias Glasner, è più una riflessione sul vivere. In modo disfunzionale, sofferto ed emotivamente scorretto, certo, ma con quell’istinto animale che spinge a guardare sempre avanti, a continuare a sperare nel superamento del malessere esistenziale del presente. Persino quando ti ritrovi seduto al tavolo con tua madre e ti senti dire di non essere un figlio voluto, come succede a Tom, direttore d’orchestra, riflesso cinematografico del regista stesso, il quale, con quest’opera che mescola «vita vissuta e libera immaginazione», osa scardinare il tabù più inviolabile: quello dell’affetto che per convenzione si attribuisce ai legami familiari. Perché la malattia degli anziani genitori Lissy e Bernard Lunies potrebbe essere occasione catartica di riavvicinamento per Tom, che a sua volta sta provando per la prima volta a fare il padre (della figlia avuta dalla sua ex con un altro), e per sua sorella Ellen, alcolista alla deriva (l'attrice Lilith Stangenberg, che sentiamo cantare in questa clip in esclusiva per Style), e invece la loro condizione di sofferenza rende la relazione familiare ancora più dolorosa. L’affresco generazionale, ma anche geografico e sociale che Glasner porta sullo schermo nasce da una sorta di autoanalisi: «Questo film è un esperimento in cui mi sono chiesto se, parlando dei miei genitori, ponendomi da un punto di vista non personale ma privato, potessi raggiungere qualcosa di universale». L’ha fatto attraverso un mix di dramma e commedia, di grottesco e sublime, come in una grande sinfonia: «Quando scrivo e giro penso in termini musicali molto più che teatrali o persino psicologici». Ed è infatti proprio la musica (registrata live sul set) a legare le storie dei vari personaggi, toccando il culmine del pathos nella scena del concerto che Tom dirige alla Filarmonica di Berlino. Perché «la speranza sta nel fatto che stiamo suonando».
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