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  • 3 mesi fa
Bilbao, 13 mar. (askanews) - Una sala enorme, apparentemente vuota, a parte un piccolissimo schermo, e intorno, fortissimi, gli effetti sonori di uno stadio e del suo pubblico. In pochi istanti ci si rende conto che c'è un cortocircuito percettivo e si prova una strana sensazione di non sapere esattamente dove e dentro cosa ci si trova. In realtà siamo dentro il museo Guggenheim di Bilbao, che ospita una mostra di Paul Pfeiffer, artista americano che da decenni lavora sulle immagini e la loro manipolazione, andando a indagare i meccanismi di costruzione delle stesse e il modo in cui noi, il pubblico, le fruiamo. Nella grande sala bianca sentiamo un evento sportivo senza vederlo, così come vediamo lo spazio museale senza sentirlo, tutto è incerto e già da questo si percepisce che l'opera, intitolata "The Saints" e che ha altri molti elementi e livelli narrativi, sta funzionando.

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Ma l'esperienza più forte e magnetica si prova entrando nella sala del Guggenheim dedicata ai film, dove è proiettato il video di Pfeiffer "Red Green Blue", dedicato alla vita dello stadio durante una partita di football universitario. L'opera si concentra in particolare sulla banda e sulla generazione dei suoni che accompagnano il rito sportivo, ma l'occhio dell'artista è totale, così come il suo montaggio. Per questo la sensazione, fortissima è quella di trovarsi di fronte al corrispettivo visuale dei testi sullo sport, e quindi sulla società e quindi sul potere, di uno scrittore come David Foster Wallace. Sono immagini piene di intelligenza e di consapevolezza, come le frasi dell'autore, ma sono anche frammenti impazziti del sistema dello spettacolo globale, proprio nel senso di Debord, che compongono un'analisi colta, ma non giudicante, dei fenomeni mainstream e di cultura popolare. Con il risultato di non riuscire a staccare gli occhi dallo schermo, che ci offre un'esperienza che, parafrasando ancora Wallace, potremmo definire "una cosa divertente che vorrei continuare a fare".

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00:00una sala enorme apparentemente vuota a parte un piccolissimo schermo e intorno fortissimi
00:12gli effetti sonori di uno stadio del suo pubblico in pochi istanti ci si rende conto
00:16che c'è un corto circuito percettivo e si prova una strana sensazione di non sapere
00:20esattamente dove e dentro cosa ci si trova in realtà siamo dentro il museo guggenheim di
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00:30immagini e la loro manipolazione andando a indagare i meccanismi di costruzione delle stesse e il modo
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00:41vederlo così come vediamo lo spazio museale senza sentirlo tutto incerto e già da questo si percepisce
00:47che l'opera intitolata the saints e che ha molti altri elementi e livelli narrativi sta funzionando
00:56ma l'esperienza più forte e magnetica si prova entrando nella sala di guggenheim dedicata ai film
01:05dove è proiettato il video di pfeiffer red green blue dedicato alla vita dello stadio durante una
01:10partita di football universitaria l'opera si concentra in particolare sulla banda e sulla
01:15generazione dei suoni che accompagna nel rito sportivo ma l'occhio dell'artista è totale così
01:20come il suo montaggio per questo la sensazione fortissima è quella di trovarsi di fronte al
01:25corrispettivo visuale dei testi sullo sport e quindi sulla società e quindi sul potere di
01:30uno scrittore come david foster wallace sono immagini piene di intelligenza di consapevolezza
01:35come le frasi dell'autore ma sono anche frammenti impazziti del sistema dello spettacolo globale
01:40proprio nel senso di debore che compongono un'analisi colta ma non giudicante dei fenomeni
01:45mainstream e di cultura popolare con il risultato di non riuscire a staccare gli occhi dallo schermo
01:50che ci offre un'esperienza che parafrasando ancora wallace potremmo definire una cosa divertente
01:55che vorrei continuare a fare
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