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Enrico Borello racconta La citt? proibita di Mainetti
Ilcinematografo
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8 mesi fa
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Il discorso sui padri e sulle loro scelte secondo me è un tema centrale innanzitutto
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per la storia, per come viene raccontata, ma credo che sia comunque un tema che riguardi
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proprio la storia dell'essere umano. Cito la tragedia greca, il tema delle colpe dei
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padri che ricadranno sui figli e in questo caso nella città proibita c'è questa scelta,
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una scelta tra l'altro di ribellione a certi schemi da parte di mio padre, che viene punita
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molto severamente perché si vuole conservare un certo tipo di mentalità, perché la scelta
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è una scelta di amore, è una scelta di apertura, mentre c'è un dettame della società rappresentata
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proprio anche dal punto di vista di altri personaggi che cercano di lottare insistentemente
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per mantenere quello che è lo status quo delle cose.
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Scappa con la cinese, spaccia la famiglia.
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È tua sorella. Io con lei sono nato. Tua sorella si è presa da mio padre.
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La cosa che secondo me è ancora più potente nella narrazione di questo film è la scelta
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di portare un vento di freschezza e di ribellione e di emancipazione da parte di una ragazza
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che viene dall'altra parte del mondo in una realtà come quella di Roma, che è stagnante,
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che è rigida, per rivelare agli occhi di quello che può essere uno spettatore assolutamente
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inconsapevole che invece è il mio personaggio, di come effettivamente questa società è
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costruita e attraverso anche la vendetta si passa per aprire gli occhi, per guardare.
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E in questo Marcello fa un'ulteriore scelta di guardare alla possibilità non soltanto
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attraverso la violenza ma anche attraverso di nuovo una scelta d'amore.
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Quindi forse prova a ripercorrere le orme del padre provando a tirare fuori la verità,
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a portarla alla luce.
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Tua sorella si è persa dal mio padre, è colpa sua.
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Dall'ennesima scelta dei padri, quindi riprendiamo anche il tema quello appunto da cui siamo partiti
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di famiglia, in cui c'è la battuta sti padri più forti di loro te devono rovinare la vita.
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Gabriele in questo c'è una grandissima sensibilità come anche costabile e credo
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che in qualche modo comunque sappiano vedere i temi che ci circondano e questo è un tema
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insomma non ci dobbiamo nascondere, è un tema molto molto delicato che in questi tempi
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si sta affrontando in maniera secondo me molto molto forte che è proprio appunto la scelta
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del padre, del padre familias che poi ricade e allora lo sguardo che è sempre questo sguardo
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del padre invece è bello come soprattutto nella città proibita questo sguardo che venga a suoni
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di schiaffi pugni e calci un po' un po' ribaltato.
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Però a me mi imbarazza sta cosa che ne so lui, mi sento in colpa.
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Mamma mia, senti, pure papà te lo vorrebbe vedere felice, ti so sicuro, mamma mia, la vita è bella nonostante tutto.
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E ci sorprende sempre.
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Secondo me il discorso sulla protezione, sul proteggere, sentirsi protetti è anche molto
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centrale per Marcello e in questo forse si riprende un po' un tema che per me è molto
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italiano o comunque l'ho sempre riconosciuto nei film italiani o anche nella mia esperienza
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di vita con la mia famiglia, cercare sempre di affrontare le difficoltà con un sorriso
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cercando di, ma non in un modo bonario, si ride e si canta anche se tutto sta crollando,
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ma perché poi quel sorriso tante volte e quella leggerezza è un po' l'arma più forte
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contro le forze che ci schiacciano, che possono essere dettate un po' dagli eventi,
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un po' dai pensieri che questi eventi fanno nascere.
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Il dolore è qualcosa che fatica a uscire fuori, quando cerca di uscire fuori è confuso,
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è arraffazzonato, è impacciato, invece c'è una strada dove Marcello si esprime e secondo
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me si sente libero di esprimersi che è il linguaggio dell'amore e infatti quando si
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trova con con me e capisce e si accende qualcosa tra di loro in quel momento inizia anche la
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libertà di poter di poter farsi uscire qualcosa che sennò non esce, che è sempre un po' trattenuta,
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un po' contenuta per incapacità e anche per mancanza di educazione all'averlo fatto.
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La narrazione rispetto alla forza c'è e poi secondo me a varie forme si può esprimere in
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tanti modi, in questo caso si esprime proprio attraverso la forza proprio nel vero senso della
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parola, attraverso l'arte marziale che allo stesso tempo non è neanche una forza bruta,
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rimane comunque una forza elegante, c'è una fluidità nell'essere forti e infatti poi anche
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i riferimenti a un certo tipo di Kung Fu, a un richiamo a Bruce Lee e alla famosa frase di Bruce
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Lee che è Be Water, cioè si acqua, quindi quella fluidità che secondo me nell'esprimere questa
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forza di Mei è assolutamente calzante, non solo da un punto di vista poi tecnico ma anche da un
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punto di vista emotivo, da un punto di vista espressivo, la potenza di Mei è quella di
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riuscire proprio a infilarsi da tutte le parti e come l'acqua fa trovare le crepe e attraverso
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queste crepe rompere questi argini, li vedi questi personaggi che fanno fatica a muoversi,
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a misurarsi e tutti vogliono questa donna, la devono acciuffare, la devono acchiappare e quello
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che forse la vuole di meno e alla fine si ritrova a dovercisi misurare e a scoprire un aspetto di
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questa forza che è appunto quella dell'acqua, perché poi quando arriva il momento di lasciarsi
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andare questa forza si trasforma, non è più dirompente in un senso violento ma diventa,
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invece accompagna e apre gli occhi e fa crollare queste crepe, questi argini fasugli.
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Cello che a me piace tantissimo della chitarra proibita è che non c'è mai un momento di buonaria,
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consolazione o di catarsi in cui finalmente tutta questa carica emotiva vive un momento
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catartico, attraverso quello spettatore si può buttare per terra insieme ai personaggi,
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non c'è questa cosa, anzi i momenti di difficoltà, i dolori si accumulano e ad un
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certo punto si dimenticano e lì arriva la felicità, come diceva Totò che è fatta
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dei piccoli momenti di dimenticanza in cui ci si dimentica delle cose brutte,
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secondo me questo film lo acchiappa tantissimo questo tema, se io dovessi perderti perderei il
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mondo intero, dice Mina e Gabriele Metti dice sì però poi te lo dimentichi perché scopri
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qualcosa altro di nuovo, tu non ti ricordi come non mi ricordavo io, che vuol dire essere innamorati?
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C'è mai pensato se magari io e te lo stiamo da divestimento? Anniscia sai provare? No,
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no, peccato. Questa storia viene raccontata in una Roma che è favolistica e che potrebbe essere
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anche la Parigi dell'Ottocento o Londra, cioè ha un aspetto anche teatrale, cioè molto amleto
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dentro questa storia, Gabriele ha questa capacità di raccogliere tutti i materiali sensibili e farne
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un'ottima sintesi, secondo me, e questo è il motivo per cui la città prebita stessa è una
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radice cinese antica, ci sono tanti elementi che concorrono e che Gabriele secondo me vuole
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custodire e cerca persone che hanno questo stesso obiettivo, più o meno consapevolmente.
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Quando me la fai conoscere? Te la faccio conoscere? Vabbè, ma di dove? Di Roma? Di Roma Est?
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