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Riflettendo con Andrea Romeo su The Zone of Interest e sul valore della Memoria
Ilcinematografo
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08/03/2024
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Trascrizione
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00:00
Sono ben quattro, come sono quattro le figlie che ci aspetteranno poi successivamente al Biograph Film a inizio giugno.
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Due film nella sezione documentario distribuiti da Wonder Pictures e il pezzo da 90 che tutti stanno accorrendo in sala a vedere,
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The Zone of Interest di Jonathan Glaser e il film d'animazione Il Mio Amico Robò.
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Sarà una notte emozionante per tutti voi Wonder Pictures, immagino.
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Non posso non dirti che sulla categoria miglior film non in lingua inglese avremo un'anima divisa in due,
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perché da una parte c'è il nostro Jonathan Glaser con The Zone of Interest e dall'altra c'è Matteo Garrone con Il Capitano
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e vedere Matteo agli Oscar è talmente emozionante, proprio con un film così importante, che veramente insomma vinca il migliore.
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Ma se vincesse Matteo, ammetto che veramente non piangeremmo.
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Perché te che ero, Giovanni?
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E tanti.
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L'elemento della memoria sarà uno degli elementi forse portanti,
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oltre che ai film che voi distribuite in Italia, ma forse anche proprio per la notte degli Oscar,
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avere memoria in questo momento storico.
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È un tema che chiaramente, nascendo dall'esperienza del biografia film,
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come Wonder Pictures e un po' il Biography in Collection sentiamo come un tema importante,
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un tema guida della nostra linea editoriale,
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e che quest'anno sia con i documentari, in particolar modo Eternal Memory,
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che è un'opera magnifica di Maite Alberti,
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e poi che è già uscito in Italia e che esce proprio questo weekend sulla piattaforma IWonderful,
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e poi con Four Daughters, che arriva invece in anteprima a giugno al Biography in Collection
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ed esce poi sempre per IWonder Pictures e Art House, se non vado errato,
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sempre nel prossimo giugno. Però chiaramente zona di interesse.
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Si fa addirittura memoria della Shoah, sostituisce i luoghi
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e si propone come grande, diciamo, memoria di quello che è stato.
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È un film colossale, è un film che l'Italia ha accolto come un film importante.
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Questo ci ha molto colpito e ci ha fatto molto piacere,
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che in Italia, dalla festa di Roma, ha una grandissima attenzione da parte della critica,
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il film è stato riconosciuto come il film della critica,
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e poi l'accoglienza delle sale cinematografiche,
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tutti i circuiti hanno voluto portare il film al loro pubblico,
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dal sud al nord, dalle piccole città alle grandi città come Milano e Roma,
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dove c'erano tantissime sale, ci sono ancora tantissime sale.
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In questo momento, alla terza settimana, le sale sono cresciute da poco più di 300,
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siamo passati a 444 sale alla terza settimana.
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Oltre alla critica ai media, alle sale cinematografiche,
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si è aggiunto un calore del pubblico, un'attenzione del pubblico,
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per un film che probabilmente l'Italia legge e capisce ancora di più di tanti altri paesi,
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per il doloroso legame che sente con la memoria del Novecento,
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in particolar modo con la memoria della Shoah.
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Abbiamo anche degli ortaggi, qualche erba aromatica, rosmarino per babietola,
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queste finocchi, girasoli, sono stupendi.
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È un film con cui ho sentito da subito una sintonia particolare,
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perché questo parlare della mostruosità dell'essere umano
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e di quello che l'essere umano può fare o a cui può essere indifferente,
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che poi anche, se vogliamo, il testamento di Primo Levi, della poesia sequestronuomo,
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che addirittura ci maledice se proveremo a dimenticare questa storia.
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Quella maledizione, probabilmente per noi italiani,
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è un memento che non ci consente di girarci dall'altra parte,
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non ci consente di dimenticare, non ci legittima a dimenticare.
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C'è un tema fortissimo, che è quello della prima generazione,
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che è quello dei nostri figli, che non ha, per ovvie ragioni,
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salvo, appunto, sporadiche occasioni, la possibilità familiare
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di una testimonianza diretta della Shoah e della mostruosità e dell'atrocità
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della Seconda Guerra Mondiale, del nazismo e del fascismo.
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E quindi è chiaro che questa memoria è una memoria a cui si sta cercando
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di trovare una soluzione, perché manca, o mancheranno,
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i tanti che andavano nelle scuole, che raccontavano cosa avevano visto,
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vissuto, subito. I luoghi che conserviamo, e chi ha visto il film sa
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a cosa faccio riferimento. Non sono abbastanza, probabilmente,
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per spiegare questa memoria. Il film si fa memoria e diventa
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esso stesso un elemento della memoria. Chiaramente è un'operazione
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fortissima, elegantissima, molto riuscita. Siamo onoratissimi di aver potuto
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portare un'opera così, un film così, a centinaia di migliaia di italiani
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e che centinaia di migliaia di italiani, nonostante noi non si sia fatto mistero,
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che si trattava di un'esperienza scioccante, importante, impegnativa.
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Il fatto che nei primi 12 giorni di programmazione del film
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in 300.000 siano andati in sala a vedere questo film
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è un segnale veramente fortissimo.
Consigliato
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