00:00Io non è che faccio il regista teatralo, sai la gente che aveva lo spettacolo, eh però certo sto spettacolo, non lo sanno che io fino a due secondi prima ho portato al bagno delle persone, metto le sedie, pingo le carrozzine, eh.
00:12Non è che sto lì sulla mia poltrona di regista a dire...
00:16Ciac.
00:17Esatto.
00:18Ciac no perché è teatro però...
00:20Vabbè.
00:20Il film si intitola Indietro Così innanzitutto perché il progetto teatrale che Stefano porta avanti da diversi anni ormai è quello del teatro e dell'indietro.
00:41Dove si fa vedere quanto non sia importante come obiettivo un'unica direzione monotona nell'andare avanti in modo preordinato, quasi inevitabile.
00:59Quanto invece sia importante un percorso anche non lineare come spesso ci si aspetta di fare.
01:11Pensi che gli anni non hanno da finire, è breve il gioire, i sani gli infermi, i bravi gli inerni, è un sogno la vita che parsi gradita.
01:25Conosco da molto tempo Stefano, c'è molta sintonia, lo seguo nel lavoro ormai da tanto tempo anche perché avevo già fatto un altro lavoro documentario con lui,
01:37che è Cosè un Manrico, dove lui era l'operatore di questo ragazzo che soffiava di distrofia.
01:45Il lavoro nel tempo di Stefano è cambiato, si è occupato sempre più di teatro con queste persone che hanno diversi tipi di disabilità.
01:55I suoi racconti mi hanno sempre affascinato, soprattutto mi ha affascinato come lui si pone nei loro confronti e quindi ho voluto andare a vedere di persone.
02:06Per fare il documentario io ho impiegato un anno e mezzo su per giù.
02:10A volte avevo la telecamera, a volte no.
02:12Ho cominciato chiaramente a frequentarli senza telecamera, però la grossa forza era appunto che io avevo questo insider,
02:23questa persona che li conosceva molto bene, sapeva come relazionarsi e come se relazionarsi anche con me.
02:28Direi che attraverso la sintonia con Stefano si è potuto arrivare a quella che spero sia una certa intimità anche con loro.
02:36Le riprese sono state fatte in modo molto solitario, non ho voluto né direttore della fotografia né fonico per la gioia del montatore Stefano De Santis e della montatrice del suono Silvia Moraes.
03:03Proprio per essere il più discreto possibile, però la macchina da presa alla fine crea una certa alchimia, come se fosse magnetica, perturba comunque lo spazio intorno.
03:16Quindi è vero, si chiamano documentari d'osservazione in un certo senso perché l'osservazione è fondamentale.
03:21In realtà appena comunque accendi la macchina le cose cambiano e quindi è molto importante capire a che distanza stare,
03:30soprattutto quando avvicinarsi, quando allontanarsi, percepire una frazione di secondo prima qualcosa che sta per avvenire e seguirlo magari.
03:40È stato un po' questo il lavoro.
03:42Cambio.
03:42Il finale, i luoghi desertificati del finale, li ho messi, li ho ripresi, li ho messi perché sono avvenute in quei luoghi talmente tante cose,
04:01sono state raccontate tante cose, sono avvenute tante cose, c'è stata tanta materia umana che è uscita.
04:06E vederli poi svuotati di queste persone, di questa materia, vedere la semplicità di questi luoghi,
04:14mi è sembrata molto potente, perlomeno a me era arrivata qualcosa, come se queste sedie, anche la sedia vuota,
04:22tutta la pratica della sedia vuota che fa Stefano, come queste sedie vuote avessero un po' assorbito nel tempo, negli anni, qualcosa.
04:32E questi luoghi così, appunto, semplici, avessero assorbito qualcosa di tutta questa vita che è passata attraverso questi luoghi.
04:41Lasciando che cosa?
04:42Credo che le cose che abbiano lasciato siano diverse per tutti noi, come se avessero lasciato un alone, un alone di qualcosa sicuramente di positivo,
04:50una cosa che non mi ha messo addosso malinconia o sensazioni comunque, tra virgolette, negative, ecco, lasciando una certa serenità per quanto mi riguarda.
05:00Come facciamo ad andare avanti, dai, per questo spettacolo?
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