La lettera di una Brava Signora È notte. La luna piena illumina il buio, il vento freddo del nord rovista tra le foglie, le coperte scaldano il mio corpo. Ti cerco, allungo le mie mani e ti trovo: sei qui vicino a me , pronto per iniziare il gioco. Mi avvinghio a te, ti bacio, mi baci, eccitato cerchi il mio fiore, ne senti il tepore, lo baci, lo premi e aspetti il rumore della mia voce, lo strillo finale che ti dona energia. Adesso il tuo pene esagera e chiede, ma non si accontenta di baci, carezze, della lingua tagliente: questa sera si trasforma e ti trasforma. Improvvisamente ti volti e mi afferri per i fianchi, mi fai roteare ed io capisco. Fuori il vento e la luna, dentro i sospiri. Adesso sei in ginocchio sul letto, mi tiri a te e porti le mie natiche contro il tuo sesso caldo, irrorato di sangue e duro. Con una mano mi accarezzi la schiena, scendi più giù e tocchi i miei fianchi, mentre con l'altra esplori il mio sesso peloso e bagnato dall'orgasmo. Ti fai strada ed entri in me carezzandomi nel punto dove si incontrano le natiche, vicino alla fessura che conduce giù passando dall'ano per giungere alla vagina. Inizi la danza. Accompagno e assecondo i tuoi movimenti, ti seguo, ti sento: entrare e uscire. Cerco un cuscino, ci appoggio la testa, voglio un appiglio, mi appoggio sui gomiti. I colpi del tuo membro rimbombano nel mio cervello, il mio trascorso orgasmo mi illude di godere nel sentire la tua carne strisciare dentro me. Apro e chiudo gli occhi, la mia taglia 48 sbattuta dal tuo corpo: le cosce, i tuoi testicoli incontrano la pelle dei miei 51 anni. Ti sento rantolare. Alzo lo sguardo, lo punto alla finestra, sento il sibilo del vento vedo il buio rischiarato dalla luna. Cade la scenografia del mio tempo. Scompare l'armadio e il comodino, cade il telefono, si spengono le luci, la lavatrice si blocca e non centrifuga più, le auto volano via dai parcheggi, crollano i palazzi , svaniscono i colori, si ferma l'orologio che non ticchetta più. Non sento più il cuscino sotto la mia testa, ho i capelli bagnati, le ginocchia e le mani toccano l'erba mentre tu stai sempre dietro di me: il corpo peloso la barba sul volto. In un minuto siamo balzati fuori dal nostro tempo e ripercorso le nostre vite passate, a ritroso, senza muoverci di un passo, restando lí dove c'era la nostra casa. Eppure siamo noi milioni di anni fa quando ignari del futuro tu mi braccavi attratto dal mio odore, da ciò che avrebbero chiamato estro. Poi mi afferravi gettandomi a terra: io preda tu cacciatore. Ci guidava l'istinto della procreazione, ancora non avevamo la ragione; non sapevi baciare, carezzare, sussurrare insomma, ancora non sapevi amare. I colpi più intensi e profondi aumentano la tua eccitazione: avanti!! Ci sei!! Sento il tuo urlo, la tua destinazione. Il seme caldo irrora il mio ventre. Cado a terra. Stremata. Rotolo sull'erba, intravedo uno spiraglio nella radura. La luna mi guarda, il vento mi accarezza e tu fuggi via. Sento di nuovo il mio tempo. Il cuscino e il letto sono tornati, l'odore di sperma le cosce sudate, il tuo respiro affannato. Io preda, tu cacciatore. Io terra tu seme, adesso come allora. Crolli, crolliamo. Ti stendi al mio fianco, tiri su le coperte, a malapena mi guardi. La vagina mi brucia, brucia il tuo sperma. Mi sembri un gorilla, quasi una bestia. Ora spossata, nel caldo del letto, ti guardo dormire mentre tendo l'orecchio e ascolto il mio tempo che adesso è tornato: l'orologio ha ripreso a ticchettare scandendo i secondi che formano i giorni: i tuoi di uomo e i miei di donna.
E Book FROM MATRIARCHY TO PATRIARCHY link https://itunes.apple.com/it/book/from-matriarchy-to-patriarchy/id914289349?mt=11
Commenta prima di tutti